Rapporto sulla Sesta Ricognizione UfoCiclista [28/4/2017]

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La Sesta Ricognizione UfoCiclistica si è svolta in un susseguirsi di coincidenze astronomiche (la congiunzione Marte-Luna) e spaziotempo (l’ultimo venerdì del mese giorno della Critical Mass). Tale concomitanza era sfuggita, a quanto pare, a tutti gli ufociclisti; ma non per questo essa ha compromesso la ricognizione.
La decisione è stata quindi quella d’unificare le forze e tentare di rintracciare segnali di vita intelligente provenienti dal cosmo durante una ricognizione di tipo non convenzionale. Per non convenzionale va intesa una ricognizione in cui i partecipanti sono per lo più non dotati di strumenti ottici, di vettovaglie esoplanetarie e di necessaria preparazione in campo psicogeografico e alienologico. Ma ci si diverte lo stesso.
Eluso quindi il banchetto, picnic, finale, la pedalata è terminata nel quartiere di San Lorenzo.
In altri termini si è trattato d’una deriva psicogeografica di tipo ufologico in assenza di ley line di riferimento.

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Ingrandisci la mappa

Dal punto di partenza della metro San Giovanni (appuntamento anticipato di un’ora) la squadra d’UfoCiclisti s’e’ articolata verso il punto di partenza della Critical Mass di Piazza Vittorio (come si può vedere nella mappa).
Nonostante la pioggia avesse, per tutta la giornata, interessato il territorio romano i partecipanti alla CM erano numerosi e molto motivati. Tuttavia da che mondo è mondo pioggia e vento operano da selettori naturali nelle consuete pratiche di propagazione dell’attività ciclistica.
Alle ore 21.00 circa la Critical Mass s’è incamminata sotto un cielo plumbeo ma non piovoso: pessima circostanza meteo per la ricerca di luci nel cielo. Ma questo è quanto e ce lo siamo fatti bastare.

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Critical Mass e ricognizione UfoCiclista

Il tour a circonferenza ha comunque attraversato involontariamente teatri, nel recente passato, di avvistamenti significativi come via Cavour (1984) e via di Villa Giulia (1968 e 1991).
Non sono mancati infatti gli incontri ravvicinati del primo tipo (ir1):
a partire dal fondamentale “disco” di limitazione della velocità a trenta chilometri orari per le automobili nel contesto urbano

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all’apparizione improvvisa di vettori che invitano le automobili terrestri a rispettare la distanza di almeno un metro e mezzo dai dischi volanti (o dalle biciclette che poi in fondo è la stessa cosa) in fase di sorpasso.

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Gli automobilisti, dal canto loro, sembrano aver recepito, come al solito, con sano spirito empatico le indicazioni che dalla massa critica sono emerse.

Proprio in via Cavour invece è avvenuto l’ir3 con i due grigi (uno verde) visibili in foto: uno dei due partigianamente inneggiante le/gli UfoCiclist*.

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L’alieno verde (non rettiliano) al seguito di una UfoCiclista ha mostrato immediatamente problemi di tenuta della sua tuta pressurizzata.
La sua storia è affatto anomala: dopo aver tentato il contatto con un infante della specie terrestre quest’ultimo se ne è sbrigativamente liberato quando la sua tuta ha iniziato a manifestare i primi segni di cedimento. Celermente recuperato da una squadra UfoCiclista oggi ricopre il ruolo d’ambasciatore in occasione delle ricognizioni.
Sul secondo alieno non c’e’ molto da dire. Il sospetto è che dietro vi si cieli in realtà l’idolo robotico della generazione anni Novanta o almeno un suo omologo miniaturizzato.

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L’alieno verde dotato di tip top esoplanetaria

Il fugace passaggio vicino il bioparco è stata l’occasione per un saluto ai poveri detenuti ivi segregati che grazie alla silenziosa tecnologia ciclistica è avvenuto nel rispetto del loro risposo giornaliero (almeno per le specie non notturne).

Giro tutto sommato abbastanza rapido terminato, come detto, intorno alle 23.00 presso San Lorenzo.
Anche questa volta dal cielo nulla ma in effetti non avremmo avuto con noi esocibo per festeggiarli degnamente.

Ci vediamo nel futuro.

UfoCiclismo: virtù infantile del dischismo [aggiornato 2012]

1] E’ vizio dei nostri tempi una certa “volata” del pensiero per esorcizzare la crisi. Per smettere di vedere nero.
Una sorta di pensiero tragicamente sintetico.
Ecco quindi che saltare troppo rapidamente alla conclusione che il dischismo (creare dischi volati e pilotarli) sia il prossimo, futuro, rivoluzionario passo tecnologico, puo’ generare insensati mostri e diafanoidi prospettive politiche.
Ci si penta allora. Ora, se lo si e’ pensato.

Li ha generati (i mostri) a partire dagli anni Novanta nell’estetica delle automobili, ad esempio. Tecnologie “vettoriali” ad improbabile forma di disco volante. Praticamente una contraddizione in termini. Li genera nelle posizioni attendiste di chi vede nei dischi volanti l’unica prospettiva tecnologica rivoluzionaria.

In altre parole, teorici come Alan Watts e Leonard Cramp, i loro studi sulle estetiche e sulle forze motrici dei dischi volanti si trasformano in affievolite futurologie, come limite mai raggiungibile per le tecnologie terrestri o, nell’ottica del M.I.B. Philp Corso, di tecniche letteralmente “precipitate” dal cielo.

A morte l’attendismo: malattia infantile del dischismo!
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2] A ben vedere le ley-line prodotte dalle tecnologie mobili terrestri non hanno nulla in comune con le sky-line anti-vettoriali prodotte dai fenomeni UFO.
I due fenomeni producono effetti del tutto diversi in termini di continuita’ le prime e di discontinuita’ le seconde. Questo dualismo di definizione viene incontro all’esigenza di precisare piu’ puntualmente la distinzione provvisoria fin qui utilizzata di vettoriale vs non vettoriale (che per questa ragione accantonero’ definitivamente).
Quindi, piu’ nel dettaglio; non mi soffermero’ sulla continuita’ e derivabilita’ dei fenomeni terrestri ma sulla discontinuita’ di quelli non identificati:
discontinuita’ di salto:
fenomenologia aliena d’origine umanoide. E’ possibile cogliere una logica a noi prossima con discontinuita’ prodotte da un gap tecnologico a noi contigentemente non comprensibile.
discontinuita’ essenziale:
fenomenologia aliena d’origine non umanoide. La logica che sottosta’ alla manifestazione e’ per noi troppo “aliena” e quindi a noi irriducibile.
discontinuita’ eliminabile:
fenomenologia terrestre scambiata per una manifestazione non terrestre. Evento non adeguatamente documentato o fake (fulmini globulari, cerchi nel grano ad esempio).

3] Cercare di leggere il dischismo come evoluzione delle tecnologie fenomenologicamente continue puo’ solo allontanarci dallo scoprire, gia’ operanti su terra,tecnologie con attitudine esoplanetaria da promuovere e valorizzare.

4] La riflessione prende avvio dalla constatazione dell’esistenza di almeno due modi d’intendere le modalita’ propulsive:
etero propulsione (motore operante in maniera autonoma rispetto all’occupante);

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autopropulsione (motore intimamente connesso all’attivita’ psichica e fisica dell’occupante).
La propulsione UFO sembra porsi come via di mezzo tra le due modalita’: discontinuita’ di salto.
Nelle tecnologie terrestri le due modalita’ appaiono quasi del tutto distinte:
il primo tipo (ferroviario, automobilistico, aerospaziale, eccetera) e’ ampiamente responsabile dell’attuale sistema politico, economico e culturale Capitale-terra, provvedendo a riprodurre lo scenario fordista e postfordista in cui tale modo di produzione si e’ ormai sedimentato.
L’eteropropulsione aliena il corpo in un abitacolo che lo priva dei requisiti cinematici del senso e della direzione riducendo quest’ultimi ad una scelta quasi irreversibile e necessariamente predeterminata. Inoltre la manovrabilita’ del mezzo si riduce ad una interfaccia minimale ad uso prevalentemente delle braccia e parzialmente dei piedi (il volante, la cloche, eccetera). L’autopropulsione appare invece meno connessa alla riproduzione fordista e postfordista del Capitale-terra in termini d’efficienza strumentale.
Essa tende inoltre a valorizzare l’intera forza corporea e il bilanciamento del pilota: il comando passa all’intero corpo evitando l’alienazione del busto e del capo dalle braccia e dei piedi che ad esso restano saldamente connessi.

5] Caratteristiche delle tecnologie terrestri ad autopropulsione sono: efficienza “non euclidea”, basso costo ed emissioni quasi nulle, fungibilita’ (facilita’ nell’organizzare un sistema di sharing in alternativa alla proprieta’ privata), reversibilita’ del mezzo (il pilota puo’ trasportare le tecnologie all’occorrenza, perche’ esse, a differenza dell’eteropropulsione, pesano meno del pilota), reversibilita’ del percorso.

6] Ufociclismo ed efficienzanon euclidea“.
La tecnologia terrestre a discontinuita’ di salto e’ per antonomasia la bicicletta (ci sarebbero anche i pattini ma con molti piu’ problemi di viabilita’) forse l’unico mezzo meccanico ancora svincolato da forme estremamente raffinate di controllo.
Ma e’ l’efficienza non euclidea ad interessarci: la possibilita’ d’aprire varchi spazio-temporali nella citta’ totalmente codificata.
E’ l’intima connessione tra metropoli (spazio) e controllo (tempo) che la bici disvela, violandone le regole sintattiche sostituite da una nuova grammatica:

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contromano, violazione delle zone pedonali, strategie evasive dal dominio cromatico semaforico (daltonismo del contropotere), argomentazioni disarmanti in opposizione alle rigidita’ del pizzardone astratto. In sintesi: ufociclismo.
La bicicletta sostituisce la metropoli bucata alla metropoli codificata. Lo spazio urbano diviene un quadrante tattico da attraversare prioritariamente utilizzando scorciatoie spaziali.
La bicicletta e’ l’antenato del disco volante; men che mai il razzo.
Ufociclismo, virtu’ infantile del dischismo!

7] Appendice
C’e’ un dominio robotico strumentale che sembra esservi sfuggito nella sua pervasivita’ e pericolosita’.
Il navigatore satellitare e’ il primo robot a sostituire completamente la testa degli umani impartendo loro ordini che, fuori e dentro metafora, provengono dall’alto. Nessuna armata robotica asservita al Capitale-terra si era mai spinta cosi’ avanti nel controllo.
Il robot navigatore satellitare utilizza un’interfaccia biologica (voi) per guidare un altro robot (la macchina).
Non vi pare una condizione quantomeno bizzarra?
Il navigatore satellitare vi eterodirige e spesso lo fa anche in maniera poco aggiornata. Il navigatore satellitare e’ un robot cattivo.
Cattivo robot!
Perche’ se e’ vero che il conflitto e’ il motore della storia, il perdersi rimane l’unico modo per scoprire itinerari meno o per niente codificati. Certo a discapito del vostro “prezioso” tempo.
Il perdersi e’ oggi appannaggio della sola bicicletta che conserva intatta la raffinata tecnologia atta a rendere reversibile un tragitto errato: ti fermi, ruoti su te stesso e torni indietro.
“L’ultima volta che mi son perso ho trovato una traiettoria piu’ breve. Adesso giungo prima al lavoro e guadagno molto piu’ denaro di prima. La mia vita e’ migliorata e anche gli amici adesso mi vogliono bene perche’ ho comprato il loro affetto”.
Il navigatore satellitare vi rende poveri e soli!

UfoCiclismo: perché gli alieni non prendono contatto pubblicamente?

E’ forse la questione più spinosa dell’ufologia perché se paragonata al numero dell’evidenze (il numero degli avvistamenti) si presenta in maniera controintuitiva. Se sono qui e ci sorvolano da così tanto tempo perché non si manifestano ufficialmente una volta per tutte?
Eppure basta “mettersi nei loro panni” per iniziare a comprendere che il problema del contatto ufficiale non è di facile risoluzione.
Presentarsi ufficialmente a chi? (nella nostra società strutturata con ruoli di comando); per intraprendere quale tipo di rapporto? Ufficializzare un rapporto con un “capo” significa riconoscere e, in un certo senso avallare, una struttura di potere.
Insomma parrebbe non esistere il terreno adeguato per una tale strategia che evidentemente continua ad essere perseguita per singoli e specifici casi attraverso una miriade di ir1 e ir3.
In questo senso sembrerebbe aver senso l’epilogo del film Contact diretto nel 1997 da Robert Zemeckis e tratto da un romanzo di Carl Sagan laddove lascia intravedere la necessità di un mutamento dei rapporti sul pianeta come presupposto per il contatto:
Alieno: “Questo era un primo passo; col tempo ne farete altri“.
Dr. Ellie Arroway: “ma altre persone devono vedere quel che ho visto io…
Alieno: “si è sempre fatto così per miliardi di anni… piccole mosse Ellie“.

Ma la parola definitiva su questa questione resta quella di Dante Minazzoli quando nell’analizzare il problema del contatto solleva questioni apparentemente molto distanti dalla tradizionale indagine ufologica: “Il messaggio che essi ci vogliono trasmettere non è scientifico ma sociale e politico”.

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Dante Minazzoli

Intervista a Dante Minazzoli parte 1
Intervista a Dante Minazzoli parte 2
Intervista a Dante Minazzoli parte 3
Intervista a Dante Minazzoli parte 4

UfoCiclismo: perché quello esoplanetario è cibo vegetariano o (meglio ancora) vegan?

L’attitudine al contatto è, per definizione, prioritariamente un’attitudine: un modo d’essere. I modi d’essere s’esprimono attraverso le pratiche e quelle “non violente” praticate dal vegetarianesimo e dal veganesimo si armonizzano con l’attitudine al contatto verso qualsiasi essere vivente (ad esclusione forse degli esseri “senzienti” vegetali) non visti come fonte energetica (cibo) ma come interlocutori e se possibile come alleati.
Per questa ragione un ufologo, un UfoCiclista o chiunque aspiri alla trasformazione dei rapporti tra viventi dovrebbe prioritariamente smettere di cibarsi di esseri a lui prossimi.
Qui sul pianeta Terra, ad esempio, il cibarsi di animali resta ancora il presupposto della violenza dell’umano su se stesso e nessun mutamento sostanziale potrà avvenire senza una tale presa di coscienza.
Ma al di la delle scelte praticate in privato dal singolo UfoCiclista, è P. K. Dick a spiegarci perché la ricognizione UfoCiclista, che termina con il “banchetto esoplanetario di benvenuto“, deve avere necessariamente un carattere vegan/vegetariano:
“Mezz’ora più tardi, una moltitudine di organismi senzienti riempiva la sala riunioni. Joe, guardando quell’enorme varietà di forme di vita, si rese conto che sulla Terra si era cibato di alcune di esse.” (Il guaritore galattico).

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P. K. Dick

UfoCiclismo: perché praticarlo in concomitanza con eventi astronomici?

Il fine dell’UfoCiclismo è quello di produrre le condizioni per un incontro-contatto (ir3) con forme di vita aliena.
In mancanza di una comunicazione diretta (mancanza di un linguaggio comune e di un mezzo di comunicazione comune) dobbiamo attingere dalla pragmatica della comunicazione per stabilire il momento che entrambi presupponiamo essere quello giusto per l’incontro.
Sul luogo l’UfoCiclismo risolve ripercorrendo le ley-line tracciate in cielo dalle aeronavi aliene presupponendo che tali tragitti costituiscano dei percorsi “privilegiati”. Sulla scelta del giorno (in questo caso l’evento astronomico) lasciamo la parola a Paul Watzlawick:
Supponiamo che due agenti segreti, impegnati in una missione importantissima, si debbano incontrare, e per qualche ragione conoscano il luogo ma non l’ora dell’incontro. Supponiamo inoltre che sia troppo pericoloso per loro rimanere continuamente nelle vicinanze del luogo per le seguenti ventiquattro ore; come fanno ad incontrarsi? Quale sarà, entrambi dovranno chiedersi, l’ora particolare che l’altro giudicherà che io giudico che lui giudicherà la più ovvia? 

In questo caso la risposta è relativamente semplice. Nel corso della giornata di ventiquattro ore ci sono due ore che si “stagliano” su tutte le altre: mezzo giorno e mezza notte… Se presumiamo inoltre che anche il luogo dell’incontro segreto non sia stato prestabilito il compito degli agenti viene ampliamente più complicato, ma non diventa necessariamente impossibile. Persino in una grande città , e tanto più in una piccola area rurale, ci sono dei punti topografici che letteralmente “vengono alla ribalta” e pertanto si offrono come luoghi d’incontro particolarmente evidenti: un ponte importante, l’edificio più alto, la piazza centrale, sarebbero tutti luoghi probabili.” (La realtà della realtà).

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Paul Watzlawick

Rapporto sulla quinta ricognizione UfoCiclistica [05/04/2017] – passaggio della cometa 41P/T-G-K

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La quinta ricognizione UfoCiclistica è stata ispirata dal passaggio della cometa periodica 41P/Tuttle-Giacobini-Kresák condotta per mano da Giove con cui condivide l’afelio.
Il percorso scelto costeggia, lungo un tortuoso misto ciclabile/strada, la già nota ley-line ricalcata dalla via Cristoforo Colombo.
La ciclabile (tra l’altro molto bella) inizia da Lungotervere Ponte Garibaldi e termina non sappiamo bene dove anche se alcuni ciclisti hanno segnalato il modo di giungere, per questa via, fino a Fiumicino.
La ricognizione UfoCiclista ha intercettato la ciclabile all’altezza di Ponte Marconi riuscendo a percorrerla di notte (nel punto subito dopo il viadotto della Magliana) grazie all’esperienza di due componenti della squadra.
Dal punto di partenza di via Magnagrecia fino a circa il punto di “benvenuto esoplanetario” (dove è stato consumato il banchetto a base di humus di ceci) e di osservazione i ricognitori hanno percorso circa 14 chilometri come è visibile nel tracciato sottostante (qui per la mappa interattiva).

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Il punto d’incontro della metro San Giovanni da tempo piattaforma girevole per l’inizio delle ricognizioni UfoCiclistiche.
Piazzale Appio (visibile alle spalle dell’ufociclista in alta uniforme) è abbastanza ampio da mostrare un’interessante porzione cielo (purtroppo completamente oscurato dalle luminarie in abbondanza) in grado d’ispirare la partenza di percorsi psicogeografici randomici.

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Da tempo segnalata dall’Associazione Psicogeografica Romana la ley-line della Cristoforo Colombo è stata in passato lo scenario di moltissimi avvistamenti UFO (IR1).
Gli ultimi di una certa rilevanza fenomenica risalgono al 2013 e al 2014.
I cannocchiali rivolti verso il cielo hanno quindi tentato di catturare il passaggio tanto della cometa di colore verde in un punto approssimativo tra l’orsa maggiore e quella minore che di possibili aeronavi aliene che però non si sono manifestate.
Lo stesso vale per la cometa che nonostante i tentativi d’intercettazione non si è resa visibile.
Anche nel punto di massima oscurità pervenuto lungo il cammino, l’inquinamento elettromegnatico proveniente dal centro cittadino ha reso difficili i tentativi di skywatching e di rilevamento.

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Nel punto ciclabile subito dopo l’attraversamento del viadotto della Magliana (illustrato in foto) c’e’ una strettissima curva a gomito in discesa rispetto al punto d’accesso. La traiettoria in nero è quella seguita dai ricognitori mentre l’eroica deviazione in rosso (all’altezza dei cantieri navali Barracuda!!!) è quella distrattamente intrapresa da una ufociclista non accortasi della cuspide e capitolata, fortunatamente, sulla terra ferma (poco più avanti, infatti, si dispiega il Tevere in tutta la sua melmosità).
Attenzione quindi.

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Prima di giungere al punto per il banchetto esoplanetario i ricognitori hanno erroneamente incrociato la pericolosissima via Del mare nel punto in cui via del Cappellaccio vi finisce bruscamente e senza preavviso.
In notturna tutta la ciclabile è mal segnalata e le varie diramazioni sono foriere di interpretazioni errate.
Si consiglia in caso d’esplorazione notturna di dotarsi d’illuminazione (oltre quella della mera segnalazione sufficiente nei percorsi cittadini illuminati) e di tracciamento satellitare.
In caso di ampio gruppo ciclistico come sempre (e in questo caso la raccomandazione è ancor più necessaria) si consiglia di procedere con un ciclista di testa e uno di coda in collegamento radio tra loro.

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Il banchetto esoplanetario (in assenza di visitatori alieni) è stato consumato in un punto non meglio precisato della ciclabile uditivamente molto vicino al fiume Tevere.
L’altissima umidità presente è stata combattuta grazie ad un grande telo isolante fornito da un ufociclista.
A farne le spese l’obbiettivo della fatocamera reso momentaneamente opaco.

Piuttosto tardivamente la squadra si è rimessa in moto per raggiungere il punto di partenza presso la metro San Giovanni a cui è giunta con un ritardo di circa trenta minuti rispetto all’orario previsto per il rientro.

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Dal punto di vista alienologico nulla da segnalare se non la presenza percepita di scoiattoli ostili nelle vicinanze ma che la squadra ha prontamente imbonito con l’offerta rituale di pane.

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Dal punto di vista prettamente psicogeografico segnaliamo la possibile esistenza di due leyline aventi origine comune a partire dalla Piramide Cestia.
Le due leyline si sviluppano su Viale Ostiense e su Viale Marco Polo. L’area segnata in verde la possiamo definire come area d’influenza da parte delle due leyline e sarà presto materia d’indagine da parte degli UfoCiclisti.

Per il momento è tutto.
Ci vediamo nel futuro.

Rapporto sulla Quarta Ricognizione UfoCilistica [Roma 20.3.17] – equinozio di primavera.

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Riprende l’attività UfoCiclistica dopo un po’ di anni d’intermittenza e d’assenza dalla scena psicogeografica nazionale.
La prima uscita “di riscaldamento” ci ha condotti lungo un percorso breve ma d’importanza strategica per la storia ufologica romana. Abbiamo infatti ripercorso un famoso avvistamento avvenuto nella capitale durante il flap ufologico del 1977.
In quell’occasione l’aeronave si spostò nel cielo capitolino da una posizione individuata con approssimazione su Porta Maggiore (punto d’entrata) scomparendo dopo pochi secondi all’altezza di una non meglio precisata coordinata su Villa Borghese.
L’avvistamento venne riportato da parecchi testimoni definiti attendibili.
Arbitrariamete abbiamo identificato tale punto d’uscita con il Pincio: mirabile veduta d’insieme sulla città.

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Il compito degli ufociclisti era quello di cercare d’individuare una ley line nascosata nel suddetto tratto di circa 4 chilometri su un totale di 6 percorsi all’andata e poco piu’ al ritorno (guarda il dettaglio).
La ley line ipotizzata è quella descritta dalla linea rossa mentre la linea blu è quella scelta dagli ufociclisti per unire il punto d’entrata con quello d’uscita.
Da questo punto di vista non abbiamo particolari rilevamenti da fare; la ley line (se presente) giace ben nascosta sotto strati di urbanizzazione più o meno razionali.

Unico luogo di rendez vous: Largo Preneste.

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La serata era prevalentemente nuvolosa e questo (oltre all’inquinamento elettromegnetico tipico della città particolarmente pronunciato proprio al Pincio) ha impedito un’agevole osservazione del cielo (skywatching).
Dal punto di vista delle aspettative ufologiche come ben noto si sarebbe potuta prevedere l’apparizione (ir1) di un ricognitore della Alien Nation (fedele alla Prima Direttiva) impegnato in operazioni d’osservazione e d’occultamento.
Tuttavia non segnaliamo nessun tipo d’avvistamento di questo o d’altro tipo.

La ricognizione è servita per fare il punto sulle più recenti prospettive elienologiche e in particolar modo si è proceduto ad una disanima critica sulle teorie di manipolazione genetica ad opera degli Elohim.

L’intervento di una ufociclista ha coagulato la discussione attorno alla possibilita’ pratica di creare generi di consumo per alieni. In particolar modo si è discussa l’eventualita’ di aliementare o di disarcionare il circuito di circolazione delle merci attraverso la produzione di oggetti (in senso lato) rivolti ad un uso alienologico.

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Il Pincio è stato anche il luogo d’attesa del contatto. Quando è apparso ormai chiaro che quest’ultimo non ci sarebbe stato, la squadra ha deciso di consumare convivialmente il cibo esoplanetario apprezzando pizza vegan, humus di ceci e pane casereccio.
Il titolo di “regina” del banchetto di benvenuto esoplanetario è spettato pero’ alla crostata portata da Diego.

Come previsto alle ore 00.00 parte della squadra di ricognizione ufociclistica era gia’ di ritorno al luogo di rendez vous dopo che altri ufociclisti avevano intrapreso gia’ la strada del ritorno diramandosi lungo il percorso di rientro.

Ci vediamo nel futuro.

Rapporto sulla Terza Ricognizione UfoCilistica [Roma 5.5.14]

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Il senso d’una bicicletta a pois sta tutto nel codice che veicola e nella prefigurazione dell’intermittenza come strumento di primo basilare contatto con forme di vita extraterrestre. Mentre la continuita’ ci riconduce alla noia delle pratiche quotidiane normalizzate, i pois, la discontinuita’, in qualunque sua forma, rimanda all’azzardo della decodifica del messaggio e dell’inviduazione d’un nuovo, possibile interlocutore inatteso: non pianificato.
Con questi presupposti s’e’ messa in marcia la Terza Ricognizione UfoCiclistica attivata in occasione dello sciame meteoritico delle Eta Aquaridi lungo un percorso che, dal punto di ritrovo della metro S. Giovanni, s’e’ articolato fino al Tempio Di Esculapio nel Giardino del Lago di Villa Borghese [com’e’ visibile nella mappa sottostante].

Il primo obiettivo della ricognizione e’ stata la ley line che da Viale delle Terme di Caracalla si estende a via Dei Cerchi fino ad intercettare il Foro Romano.
Il Circo Massimo, da sempre luogo d’avvistamenti ufologici di tipo IR1 [e possibile candidato per un cambio di destinazione d’uso in pista d’atterraggio per dischi volanti] costeggia proprio questa antica “linea magica” da sempre nota ad ufologi, rabdomanti e spaziali romani.

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Ma il senso d’una bici a pois sta anche nell’effetto costellazione che produce nell’osservatore evocando immediatamente la distanza che ci resta da percorrere prima di perdersi definitivamente negli spazi siderali ammesso che questi decidano di smettere d’espandersi all’unisono abbondante.

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La partenza privista per le 21.13 ha subito un leggero ritardo dovuto al pronto intervento della squadra di UfoCicloRiparatori sulla mtb d’una ufociclista.
La terza ricognizione e’ infine decollata con le migliori intenzioni e con la prospettiva di riuscire finalmente a stabilire un IR3 [Incontro Ravvicinato del Terzo Tipo] che nella tradizionale classificazione Hynek prevede: osservazione di esseri animati in associazione con un avvistamento di UFO.
Tuttavia l’IR3 fu in seguito concettualmente esteso, dilatando cosi’ le aspettative odierne della squadra ufociclistica. Ad oggi un IR3 puo’ estrinsecarsi nei seguenti modi:
1) un’entità viene osservata unicamente all’interno dell’UFO;
2) un’entità viene osservata all’interno e all’esterno dell’UFO;
3) un’entità viene osservata nei pressi dell’UFO, senza che entri o esca;
4) un’entità viene osservata. Non viene visto alcun UFO dall’osservatore, ma contemporaneamente è stata riferita un’attività di UFO nell’area;
5) un’entità viene osservata. Non viene visto alcun UFO dall’osservatore e non viene riferita un’attività di UFO nell’area nello stesso tempo;
6) non viene osservata alcuna entità o UFO, ma il soggetto sperimenta qualche tipo di “comunicazione intelligente”;
7) rapimento (come nell’incontro del quarto tipo).

Vige cosi’ un certo malcelato estremismo nei cuori degl’ufociclisti che debordando di sovente dal terzo tipo al quarto cercano ardentemente d’essere cooptati da entita’ aliene amiche come compagni di percorso per l’esplorazione d’altri pianeti.

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Prima della partenza un ufologo ciclista c’ha mostrato delle interessanti immagini girate, con una fotocamera digitale, dalla finestra della propria abitazione che affaccia sull’ex aeroporto di Centocelle [obiettivo della seconda ricognizione]. Tra le nuvole s’intravedono nettamente delle luci discoidali muoversi a scatti disegnando, a loro volta, semicerchi. Il ciclista ufologo ha tenuto a precisare che nelle vicinanze della sua abitazione non ci sono fari di richiamo per locali notturni.
A tutt’oggi il caso rimane insoluto e archiviato tra i file a tripla x.

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Gli ufociclisti bici in spalla raggiungono la pista ciclabile che corre lungo la banchina del Tevere. Le piste ciclabili in molti casi rappresentano dei veri e propri ghetti per i ciclisti costretti a far circolare le proprie bici lungo tracciati prestabiliti in opposizone alla vera natura antivettoriale del mezzo. In questo caso pero’ il paesaggio offerto dalla striscia di terra che costeggia il fiume restituisce uno sguardo davvero inedito sulla citta’ al riparo dai motori ad eteropropulsione e dagli inquinanti atmosferici. In quest’occasione il livello dell’acqua che straordinariamente raggiunge le banchine ci ha regalato la sensazione di pedalare direttamente sul fiume trasformandoci temporaneamente in UfoCicloNatanti.

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La ricognizione s’e’ prodigata per circa quindici minuti lungo il Lungo Tevere serpeggiando assieme ad esso. Intorno alle ore 10.24 ancora non erano emersi avvistamenti di particolare interesse ad eccezione delle spiaggette venutesi a creare in prossimita’ delle anse del fiume.
Tuttavia chiacchierando col proprio interscambievole e momentaneo compagno di tragitto nonche’ con tutti i nuovi intervenuti alla ricognizione abbiamo avuto la sensazione d’essere incappati nel punto (6) della classificazione IR1: “non viene osservata alcuna entità o UFO, ma il soggetto sperimenta qualche tipo di comunicazione intelligente”.
Nota: un ufociclista in mtb ha bucato lungo il tragitto acquatico. La bici e’ stata brillantemente rimessa in moto tramite l’utilizzatissima esopratica del “gonfia e riparti… e che gli ufo te la mandino buona”. Spesso funziona… come in questo caso.

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Da programma la ricognizione prevedeva l’inaugurazione della pratica del contattismo morse teorizzata da Giulia C. Nell’immagine precedente si puo’ vedere il piccolo vademecum che aveva circolato nei giorni precedenti.
La pratica del morse interplanetario era stata accompagnata, in quei giorni, da un’invettiva all’indirizzo della AAA Associazione Astronauti Autonomi. L’invettiva a sua volta era stata elaborata in concomitanza con la performance teatrale Be Game di Dynamis liberamente ispirata al libro Anche Tu Astronauta di Riccardo Balli [ex AAA].
Il folkloristico approccio allo spazio da parte della AAA li ha spesso condotti a suggestioni e conclusioni tanto errate quanto imabarazzanti. Il credere che un mezzo come skateboard possa competere sul piano esoplanetario con una bicicletta e’ un’affermazione che non fa eccezione a questa regola.

Il morse spaziale affonda le sue basi metodologiche nella logica posizionale binara e nell’elettromagnetismo ad intermittenza delle lucine ricaricabili tramite porta usb. I basculanti microfari posizionati sulle bici degli ufociclisti vengono rivolti verso il cielo e dopo l’invio d’una serie d’impulsi che ritmicamente disegnano una sequenza di numeri primi [detta di “inizio comunicazione” e di “funzione fàtica”] si da avvio alla sequenza dei numeri naturali cosi’ da gettare un ponte di presupposti lessicali comuni tra terrestri e non.
Un po’ tristemente la logica del primo contatto rimane ancorata all’alfabetizzazione matematica del primo anno di scuola elementare. Ci si e’ a lungo interrogati sul perche’ di un messaggio tanto svilente e semplicistico. Se esseri provenienti da quadranti dello spazio profondo hanno raggiunto il nostro pianeta e’ molto probabile che conoscano la matematica elementare. In attesa quindi di un palinsesto piu’ interessante e variegato, capace di esprimere l’intelligenza della nostra spece in tutte le sue complesse sfacciettature, il gruppo d’ufociclisti ha, alla fine, desistito da questa esopratica di comunicazione primordiale. Ma l’appuntamento e’ solo rimandato: lo strumento c’e’. I contenuti vanno perfezionati. Sara’ il Centro di Sviluppo e Ricerca UfoCiclistica ad occuparsene.

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Piazza del Popolo [nome dal retaggio endoplanetario che per questo motivo e’ stata ribattezzata Piazza dell’Ufo al Popolo] e’ il terminale di un’altra importante ley line ricalcata dalla celeberrima via del Corso: centrale viadotto dello sfarzoso shopping romano altamente danaroso.
La ley line termina dinanzi l’Obelisco Flaminio voluto dai faraoni Ramesse II e Merenptah [XIII secolo a.C] e portato a Roma da Ottaviano Augusto nel 10 a.C. La congiunzione di ley line e obelisco e’ particolarmente interessante in un’ottica d’individuazione di linee energetiche. Per questo motivo la ricognizione s’e’ concessa una breve pausa rigenerativa che e’ stata anche occasione d’incontro con altri ufociclisti provenienti da un percorso [altrimenti detto dimensione] alternativo.

Raggiunta Villa Borghese gli ufociclisti hanno iniziato a scrutare il cielo alla ricerca di segnali alieni. Anche le “timide” Eta Aquarids hanno disertato l’appuntamento. Dopo poco, ovvero quando il gruppo ha compreso che questa volta gli esploratori alieni non si sarebbero manifestati, s’e’ dato inizio al banchetto esoplanetario: un vero e proprio pic nic notturno ad alto potere ristoratore.
Durante il pic nic sono emersi i piu’ disparati argomenti di natura ufologica: le ley line, i luoghi del contatto, la pansperima, le diverse spece aliene; i contattisti.
Si e’ a lungo discusso in merito alla credibilita’ dei contattisti e delle principali differenze tra coloro che guardano agli alieni con gli occhi della fede [alieni = angeli] e coloro che studiano il fenomeno in chiave di relazione e interscambio con civilta’ capaci di dare propulsione allo sviluppo cognitivo umano. Come spesso avviene, le avventure del contattista Giorgio Adamski sono state al centro della discussione.
Un ufociclista ha narrato la vicenda di un suo conoscente impiegato presso l’areonautica civile testimone di un incredibile incontro [IR1] con un Ufo. L’avvistamento, a quanto riferisce il ciclista, avrebbe coinvolto almeno due compagnie aeree di bandiera. I testimoni a tutt’oggi sono ritenuti estremamente credibili ma il caso rimane avvolto nel mistero.

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Intorno alle 23.45 il gruppo s’e’ messo di nuovo in marcia, questa volta sulla strada del ritorno. Partenza perentoria con l’obiettivo scientifico di raggiungere il punto di partenza entro le ore 24.00.
La squadra ha accumulato pero’ un ritardo di 10 minuti.

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Sopra: foto ricordo di una parte degli ufociclisti tornati al punto di raccolta. Spesso durante la procedura di rientro alcuni ufociclisti si staccano dal gruppo per far ritorno piu’ agevolmente alle proprie abitazioni poste sulla strada in quel momento percorsa. Il distacco piu’ evidente s’e’ avuto, questa volta, nei pressi del quartiere di San Lorenzo a poche centinaia di metri dalla metro S. Giovanni.
Notare: gli sguardi soddisfatti e rigenerati degli ufociclisti nonostante i circa diciotto chilometri percorsi.

Prima di disperderci lungo le strade che riportano ogniuno alla propria quotidianita’ planetaria [certi che la prossima ricognizione manifestera’ un segno concreto dell’attivita’ extraterrestre sul nostro pianeta] un ufociclista nota un dettaglio sulla manopola di un manubrio: dettaglio sfuggito a tutti fino a quel momento [si veda la seguente progressione fotografica ricca di pathos].
Una coincidenza? Si forse si tratta solo d’una coincidenza… forse l’ennesima. Forse.
Ma forse una somma di coincidenze fa una prova…

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Restiamo quindi in contatto: prossima ricognizione ancora da definire in attesa di un evento astronomico significativo.

Rapporto sulla Seconda Ricognizione UfoCilistica [Roma 20.3.14]

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Definitivamente chiarito che se contatto ci sara’ sara’ con ogni probabilita in concomitanza con un evento astronomico, la seconda ricognizione si e’ svolta durante l’equinozio di primavera in una serata dal cielo lattiginoso e brullo.
Come sempre i presupposti per partecipare alla ricognizione sono semplici:
– cicloveicolo a endopropulsione muscolare;
– illuminazione del tipo IR1 [incontro ravvicinato del primo tipo];
– attitudine esoplanetaria all’avvistamento e all’eventuale incontro con forme di vita aliene;
– interfaccia terra-umano [un telo impermeabilizzato] su cui costruire la propria postazione d’osservazione del cielo notturno.

C’e’ anche un equipaggiamento opzionale:
– bussola;
– taccuino cartaceo o elettronico per appunti;
– esocibo per sfamarsi e per accogliere eventuali visitatori;
– thermos con bevanda calda idratante ed energizzante;
– strumento per l’osservazione [non importa su quale frequenza dello spettro elettromegnetico] del cielo notturno.

Diversamente della prima ricognizione questa volta rendiamo noto il percorso che dal punto di ritrovo della metro San Giovanni s’e’ articolato dapprima lungo via Appia, tagliando via Tuscolana e Mandrione [sfruttando la contrazione spaziotemporale di via Assisi] fino al parco di Centocelle [ex aeroporto di Centocelle] passato e presente luogo privilegiato per avvistamenti Ufo.

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Il punto di ritrovo [metro San Giovanni] in un ostentivo sfarzo di luci consente fotografie di gruppo piu’ che decenti [la foto che segue]. “Sulla metro San Giovanni non tramonta mai il sole” e’ il motto dell’inorgoglito quartiere di Roma sud-est. Ma proprio per questo motivo, una volta pedalati un po’ di chilometri tra esso e la propria bicicletta, ovunque ci si trovi, si puo’ apprezzare la quiete di un piu’ contenuto inquinamento elettromegnetico medio.
Date le condizioni metereologiche la squadra degli ufociclisti e’ partita preparata per avvistamenti a bassa quota di tipo IR2 che da manuale prevedono:
– cerchi nel grano (Crop Circles);
– calore o radiazione;
– danneggiamento del terreno;
– paralisi umana;
– animali spaventati;
– interferenza con motori o ricezione radio-televisiva;
– perdita temporale [Lost Time]: una falla nella memoria d’una persona associata ad un incontro Ufo. Tale ipotetico fenomeno non è compreso nello schema originale della classificazione di Hynek.
Purtroppo lungo il percorso non era previsto l’incontro con alcun campo di grano.

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La ricognizione e’ durata tre ore con partenza e ritorno dalla-alla metro San Giovanni nel quartiere Appio. L’esplorazione s’e’ articolata lungo un percorso ad una sola tappa [l’obiettivo] noto per essere stato in passato teatro di documentati avvistamenti Ufo [sopratutto IR1].

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In generale durante il percorso ciclistico non sono stati effettuati avvistamenti rilevanti dal punto di vista esoplanetario. Gli ufociclisti s’erano dati appuntamento col neofita ciclista Michele A. che pero’ ha preferito disertare l’appuntamento; nella foto qui sopra si possono ammirare gli ufociclisti contrariati dall’assenza di Michele una volta giunti nella via privata in cui costui comodamente dimora.
Da casa di Michele la squadra ha raggiunto la seconda contrazione spaziotemporale: ovvero il percorso contromano del basso tunnel di via Degli Angeli nel quartiere Mandrione.
Prima di “bucare” la citta’ alla ricerca di contrazioni spaziotempo e’ sempre consigliato adottare, sulla propria bici, un equipaggiamento di tipo IR1 [cioe’ un’opportuna e dilagante illuminazione] come la foto sopra generosamente dimostra.

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Alle ore 22.00 circa la squadra ufociclistica ha raggiunto il parco di Centocelle dove ha allestito le postazioni d’osservazione e dove ha imbandito il Comitato Rifiocillatore del Benvenuto Esoplanetario: il CRBE.
Come sempre i cibi proposti avevano caratteristiche ad alta rimandativita’ esoplanetaria: nessun ufociclista rischierebbe d’offrire ad un visitatore spaziale brandelli d’una specie ad esso affine.
Non e’ proprio buona educazione e potrebbe portare a pericolosi fraintendimenti culturali.
Un’ufociclista ha realizzato dei muffin intergalattici al cioccolato e al limone [la mancanza di una testimonianza fotografica e’ prova della bonta’ degli stessi] a forma di disco volante.
C’erano anche biscotti di proveniena industriale a forma tondoidale [contrazione di tondo-ideale], un monoblocco di cioccolato fondente, tè, tisane [al finocchio per visitatori preposti alla stanzialita’ o all’invasione e alla liquirizia per visitatori spaziali in rapido passaggio].
Un’ufociclista ha azzardato un riso farcito al Condiriso.
Mancava come nella prima ricognizione del gelato alla fragola; gravissima mancanza dato che a quanto si dice in ambienti informati, gli alieni appartenenti alla specie dei Grigi ne sarebbero particolarmente golosi.

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La squadra ha dispiegato le proprie postazioni d’osservazione su cio’ che rimane dell’ex pista d’atterraggio e ha iniziato a scrutare il cielo con strumenti di varia natura.
Data l’assenza di segnali tangibili di provenienza extraterrestre [e dato che nessun animale appariva spaventato e nessun umano paralizzato] il CRBE ha iniziato a cibarsi del proprio banchetto di benvenuto. I muffin esoplanetari sono andati ad ufo cosi’ come la cioccolata e le bevande calde. L’ufociclista del Condiriso s’e’ mangata il proprio Condiriso.

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Dopo circa un’ora di calma interplanetaria, in direzione est ha fatto capolino un’immensa luna ammantata di pulviscolo che la rendeva di un prevalente e affascinante color rosso. Le nuvole nascondevano cosi’ efficacemente i contorni lunari che per qualche istante gli ufociclisti hanno avuto l’impressione di trovarsi di fronte [finalmente] ad un IR3 di proporzioni astrali.
Ma razionalizzato quasi subito l’evento [e classificato tra i casi risolti], esso ha dato l’avvio ad una serie di racconti concernenti le proprie esperieze d’incontri ravvicinati.
Un ufociclista ha raccontato il proprio avvistamento avvenuto molti anni prima proprio sul cielo dell’aeroporto militare di Centocelle.
Un’ufociclista ha narrato dell’IR3 che interesso’ molti anni prima il fratello intento a campeggiare con alcuni amici. Durante la notte, racconta la ricognitrice, qualcosa con sembianze di mano o di tenaglia prese a premere su una parete della tenda gettando nel panico il fratello campeggiatore che tento’ inutilmente di svegliare i propri amici. La mano/tenaglia si ritrasse velocemente per sparire senza fare, ahime’, piu’ ritorno. L’ufociclista ne trae un’importante valutazione sulla psiche aliena definendo uno standard comportamentale: gli alieni, infatti, preferirebbero avere contatti con singoli terrestri addormentando tutti gli altri umani presenti nei dintorni: un tipico caso di missing time qualcun’altro saggiamente ha aggiunto.
Un’altra ufociclista ha raccontato la storia dei nonni protagonisti molti anni fa di un avvistamento di luci nel cielo grossetano: un’intensa luce scendeva verso il suolo in apparente caduta perpendicolare: escluso il bengala abbiamo ipotizzato un probabile atterraggio o ufo crash.
Infine un ricognitore ha raccontato d’una intensa luce subacquea avvistata anch’essa molti anni fa. L’intrepido ufociclista, allora poco piu’ che bambino e al piu’ ufonatante, si getto’ in acqua per svelare il mistero accorgendosi ben presto d’aver turbato un agglomerato di pesci iridescenti che al suo arrivo dissolsero la complessa struttura ufomarina.
Sono vicende che, quando ricordate, ci spezzano ancora il fiato emozionandoci. La storia della mano/tenaglia c’ha anche un po’ impauriti…

Solo a ricognizione terminata un ufociclista ci ha svelato d’aver fotografato in quella serata qualcosa che egli definisce “una strana luce in movimento”. La potete ammirare nella foto che segue. Restano oscuri i motivi della mancata segnalazione in loco: potremmo trovarci di fronte ad un classico caso di missing time? Le indagini scientifiche sono gia’ in corso e l’ufociclista in questione presto verra’ sottoposto a ipnosi regressiva per tentare di dare un senso a quei misteriosi momenti.

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Intorno alle 23.15 il gruppo s’e’ messo di nuovo in marcia questa volta sulla strada del ritorno. Partenza perentoria con l’obiettivo scientifico di raggiungere il punto di partenza entro le ore 23.57.
La squadra ha accumulato pero’ un ritardo di 6 minuti.

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Sopra: foto ricordo di due esemplari di bici d’epoca protagoniste della Seconda Ricognizione UfoCiclistica. Nel primo caso si tratta di una bici proveniente direttamente dagli anni Sessanta; d’altro canto e’ dimostrato: gli alieni si trovavano molto piu’ a loro agio con i terrestri di quegli anni che con noi del futuro.

Restiamo quindi in contatto: prossima ricognizione 5 maggio – massima attività delle meteore Eta Aquarids.

Prima ricognizione ufociclista [Roma 20.2.14]

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A larga maggioranza la Prima Ricognizione UfoCiclista [PRUC] ha stabilito di non divulgare i dettagli del percorso tracciato nella notte tra il 20.2 e il 21.2 – 2014 [un retaggio dell’UfoCiclismo delle origini (1998) che con ogni probabilità verrà superato durante le prossime ricognizioni].
Non vogliamo che i luoghi d’avvistamento UFO si trasformino in mete di pellegrinaggio con tutto cio’ che dal punto di vista spettacolar-folkloriostico ne consegue.

La ricognizione s’e’ tenuta sul territorio della citta’ di Roma in concomitanza con l’evento astronomico della congiunzione Luna-Marte [come mostra l’immagine precedente].
I presupposti per partecipare alla ricognizione sono semplici:
– cicloveicolo a endopropulsione muscolare;
– illuminazione del tipo IR1 [incontro ravvicinato del primo tipo];
– attitudine esoplanetaria all’avvistamento e all’eventuale incontro con forme di vita aliene;
– interfaccia terra-umano [un telo impermeabilizzato] su cui costruire la propria postazione d’osservazione del cielo notturno.

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Equipaggiamento opzionale:
– bussola;
– taccuino cartaceo o elettronico per appunti;
– esocibo per sfamarsi e per accogliere eventuali visitatori;
– thermos con bevanda calda idratante ed energizzante;
– strumento per l’osservazione [non importa su quale frequenza dello spettro elettromegnetico] del cielo notturno.
Per quale motivo le ricognizioni ufociclistiche si svolgono in concomitanza con eventi astronomici?

E’ piu’ o meno Paul Watzlawick a dircelo:
due spie straniere si trovano in missione in territorio nemico. Costoro sanno solo della reciproca presenza senza avere modo di comunicare e senza aver preventivato un incontro.
Come faranno a convergere in uno stesso punto ad una stessa ora?
Watzlawick dimostra che esiste qualcosa che si chiama pragmatica della comunicazione che anche in assenza di linguaggio verbale accorda due interlocutori dotati di un patrimonio culturale o antropologico non troppo dissimile.
Per un incontro necessitiamo delle coordinate nel tempo e nello spazio. Ad esempio i due, all’insaputa l’uno dell’altro, potrebbero decidere di concentrarsi su un luogo significativo per entrambi. Una piazza ad esempio; la piazza piu’ famosa del paese che li “ospita”: Krasnaja plošcad’ [la Piazza Rossa] ad esempio.
La data potrebbe essere una data significativa per entrambi: una ricorrenza famosa nel paese d’appartenenza o una data particolarmente importante nel paese che li “ospita”. Il Thanksgiving Day [dato che s’era capito che si trattava d’agenti della Cia in missione nell’Unione Sovietica].
Tradotto in termini interplanetari: le luci volanti non identificate, quandunque si tratti di manifestazioni aliene in ricognizione sul pianeta Terra, non possono esimersi da questo tipo di strategia per stabilire punti d’incontro con i terrestri. Questa e’ la ragione per cui inevitabilmente la scelta ricade su eventi astronomici noti concernenti il nostro pianeta.
E’ una questione di pragmatica.

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La ricognizione, come da programma, e’ durata tre ore con partenza e ritorno dalla-alla metro S. Giovanni nel quartiere Appio. L’esplorazione s’e’ articolata lungo due tappe della citta’ note per essere state in passato teatro di documentati avvistamenti UFO [IR1]. In linea del tutto generale gli avvistamenti UFO avvengono a Roma prevalentemente in spazi aperti [parchi o ville] al relativo riparo dall’eccessivo inquinamento luminoso… il che era anche piuttosto prevedibile.

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Intorno alle 22.00 dalla direzione sud/sud-est un ufociclista ha segnalato la presenza in cielo d’una lontana luce “anomala” che per circa venti minuti ha tenuti impegnati tutti i partecipanti nel tentativo d’attribuirle una precisa natura. Di fatto l’assoluta mancanza di punti di riferimento sulla traiettoria della luce segnalata ha fatto infine protendere tutti per un’identificazione convenzionale legata alla presenza d’una lontana stella fino a quel momento non osservata. Nessuno dei presenti ha potuto confermare l’ipotesi per mancanza di Google Skymap [non indicato tra gli accessori dell’ufociclista ma implicitamente consigliato].
Al momento l’evento e’ stato classificato come CN1-ni [non-identificato] e traslato nel comparto: prossima verifica.

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La prima tappa e’ stata anche l’occasione per condividere una torta esoplanetaria cucinata da un’ufociclista presente alla ricognizione. Molto gradita dagli ufociclisti una parte accuratamente incartata era riservata ad eventuali visitatori spaziali in cerca di ristoro.
Ricetta della torta esoplanetaria:

ingredienti

– 400 g farina di tipo 0;
– 2 uova;
– 200 g zucchero;
– 40 g burro a temperatura ambiente;
– buccia grattuggiata di 1/2 limone;
– 1 bustina di lievito;
– cacao qb;
– acqua qb.

Preparazione

Dopo aver ottenuto un composto omogeneo mischiando tutti gli ingedienti ad eccezione del cacao, dividere il composto in due recipienti.
In uno dei due aggiungere il cacao (fino quando non assume un colore scuro).
Prendere la teglia per dolci a forma di disco volante e alternare un cucchiaio di un impasto e uno dell’altro: stratificandoli.

Cuocere a 180° per circa 30/40 min.

Non e’ improbabile che una ricognizione ufociclistica sia il teatro di un IR3 [incontro ravvicinato del terzo tipo]. Ma in questo caso come comunicare con gli umanoidi alieni? Esiste a questo proposito una piccola guida sui truismi non verbali della comunicazione corporea esoplanetaria: non molto aggiornato resta il principale punto di riferimento semiotico e sintattico per la comunicazione terrestri-alieni.

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Nei pressi delle ore 23.00 i ricognitori ufociclisti si sono mossi all’indirizzo della seconda tappa osservativa. Il cielo almeno fino alle 23.37 e’ rimasto terso offrendo ottime condizioni di visibilita’ anche sulle lunghe distanze.

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Anche la seconda tappa della ricognizione non ha prodotto avvistamenti di particolare rilevanza.
Puo’ accadere durante una ricognizione ufociclistica senza che per questo nessuno si scoraggi o urli al complotto.
Tuttavia essa s’e’ trasformata, tra le altre cose, nel presupposto per affrontare una feconda e non poco articolata discussione sulle parentele filogenetiche tra biciclette e dischi volati.
Lo schema seguente ne riassume gli assunti teorici generali. Alcuni ufociclisti fanno notare una certa incongruenza e discontinuita’ tra la posizione “1970” e la posizione “future”. D’altro canto, da che mondo e’ mondo, gli UFO si comportano come fenomeni fondamentalmente non lineari e incongruenti: e’ stata l’ovvia e spazientita risposta d’altri scaltri ufociclisti.

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Foto ricordo degli organizzatori della prima ricognizione ufociclistica prima di tornare a casa a studiare i prossimi eventi astronomici dotati di rimandativita’ esoplanetaria; termine tecnico ufociclistichese che sta ad indicare la giusta condizione ambientale e situazionale per una nuova pedalata.
La prima ricognizione ufociclistica s’e’ articolata lungo un percorso di circa tredici chilometri compiuti in tre ore e con tre tappe di cui una prettamente tecnica [una immancabile foratura].

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E’ rimasta un po’ di torta esoplanetaria [quella riservata ai viaggiatori alieni] che servira’ a sfamarci la mattina a venire quando dopo una buona dormita dovremmo rimettere mano alle nostre biciclette [prefiguranti i dischi volanti] per un po’ di manutenzione ordinaria.
In effetti a ben vedere la seconda tappa ha prodotto a nostra quasi insaputa un vero e proprio IR4 [incontro ravvicinato con esseri provenienti da altri pianeti e bisognosi d’una casa]. E’ documentato nella foto seguente accanto alla torta avanzata e accuratamente racchiusa nella propria suit SK-1 [Skafandr Kosmicheskiy # 1].
Bene lo terremo come primo e piu’ significativo risultato della Ricognizione.
Il prossimo ovvio appuntamento [avendo saltato il 22 febbraio: congiunzione Luna – Saturno] e’ quello del 20 Marzo: Equinozio di Primavera.
Rimanete in contatto.

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