Come si ritonalizza una zona rossa – Sea Watch 3

Il conflitto atmosferico è una categoria cartografica condivisa dall’UfoCiclismo e dall’Associazione Psicogeografica Romana, di cui quest’ultima è stata promulgatrice attiva.
L’urgenza di leggere le atmosfere (gli stati d’animo espressi dai luoghi) usandole come unità di misura di uno spazio, concerne l’aspetto molto complicato del dominio atmosferico negli spazi antropici. La costruzione della città, ad esempio, va di pari passo con la costruzione strategica degli stati d’animo che in essa devono prevalere (la paura, l’anomia, la distrazione, il disincanto, l’erotizzazione ad esempio): il design emotivo o atmosferico è una disciplina psicopolitica oggi fortemente virata sulla pratica dell’Unpleasant Design che definisce le preventive regole d’ingaggio contro lo stazionamento.

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Esempio di Unpleasant Design (Roma – Torpignattara). Meglio rischiare d’inciampare e spaccarsi la testa, che vedere qualcuno stazionare sul proprio uscio di casa.

Abbiamo definito esaustivamente almeno due tipi di conflitto atmosferico: del tipo 1 e del tipo 2. Il primo tipo è quello più “onomatopeico” e riguarda le lotte tra fazioni (potremmo dire tra gruppi sociali pertinenti) per la definizione di un’atmosfera invece di un’altra.
Il secondo tipo è meno intuitivo e riguarda il concetto di limite: il limite a cui tendono i perimetri di due spazi aventi diverse atmosfere UDA, forma una cosiddetta zona d’interferenza in cui si produce un conflitto tra atmosfere aventi diverso tenore. Il secondo tipo di conflitto ha una sua analogia con la metereologia.
Le due definizioni s’unificano qualora si consideri il conflitto come risultante dell’opposizione di due o più atmosfere in rivalità tra loro: due atmosfere opposte confliggono producendo una zona d’interferenza qualora due diverse visioni del mondo si fronteggino.

La lotta di classe (intesa genericamente come lotta tra diverse visioni del mondo) è prioritariamente un conflitto atmosferico di quest’ultimo tipo: il tentativo egemonico d’imporre un’atmosfera sensoriale, culturale, emotiva su un dato spazio.
Il primo compito della lotta di classe è quindi quello di ribaltare la narrazione sedimentata, sostituendola con una narrazione inversamente polarizzata.
In questo senso l’UfoCiclismo ha dichiarato guerra alla distopia fascista oggi avanzante, anche in coloro che inconsapevolmente la supportano, quando ribadiscono insistentemente che non c’è via di scampo.

Esistono molte varianti di conflitto atmosferico, per così dire, normalizzato (tipo1 + tipo 2).
Esiste ad esempio, da qualche decennio, il terrorismo atmosferico, quella contagiosa paura trasmessa circa l’evolvere dei fenomeni atmosferici. Ondate di caldo straordinarie, bombe d’acqua, inverni interminabili, venti conduttori di fiamme, sono solo gli attributi di una narrazione più generale chiamata Antropocene, che scientificamente rafforza l’atmosfera di terrore per le condizioni metereologiche. Ovviamente non si tratta di sminuire l’allarme diffuso dagli evidenti cambiamenti climatici; la tensione di cui stiamo parlando non fa riferimento all’azione scellerata del capitale sull’ambiente terrestre, ma tratta implicitamente il clima come una variabile impazzita. Si tratta invece di registrare e verificare come questa narrazione puntelli i terroristici allarmi rivolti a una metereologia ormai genericamente ritenuta un killer seriale totalmente fuori controllo.

Esiste il conflitto extra-atmosferico, come vocazione del capitalismo contemporaneo (space economy – NewSpace) a traslare il proprio operato dalla biosfera terrestre oltre i limiti dell’esosfera e ancora oltre.
Qui il conflitto atmosferico si consuma come applicazione del sistema di produzione capitalistico allo spazio alieno, in una sorta di colonialismo “verticale” laddove, finora, il capitale si era dovuto geometricamente limitare nella sua espansione.
L’extra-atmosfericità ci dice, inoltre, che le atmosfere non sono l’unica variabile su cui misurare la continuità di uno spazio. Ma su ciò al momento non ci soffermeremo.

Vocazionalmente l’UfoCiclismo, così come la Psicogeografia, hanno privilegiato, per le loro analisi sul conflitto, gli spazi antropici (quelli fortemente segnati dall’azione modificatrice umana), la città sopratutto; ma questa idea è sbagliata, come fragile sopravvivenza della centralità della metropoli novecentesca. A suo modo, si tratta addirittura di un’idea involontariamente elitistica e forse un po’ razzista.
Il dibattito sull’Antropocene è la spia del fatto che non esiste luogo terrestre non interessato dalla azione umana radicalmente modificatrice (come è ovvio che sia). Sopratutto non esiste luogo del pianeta non interessato dall’azione modificatrice del capitale (Capitalocene). Non esiste, in altre parole, luogo che non sia biopolitico.
Il conflitto extra-atmosferico e il terrorismo atmosferico dimostrano che il conflitto atmosferico è generalizzato, e condotto indifferenziatamente su tutta la costa terrestre e, se occorre, anche oltre.

Ma come suggerisce Herzog, vale la pena spiccare il volo, a volte, per immergersi più efficacemente nei segreti delle profondità del mare.
Se osservato superficialmente, il mare resta il luogo terrestre che meglio cela l’azione antropica, e di conseguenza la propria natura biopolitica. Ovviamente nulla di più falso; ed è sorprendente proprio come questo suo difformarsi dall’esser a immagine e somiglianza dalle spinte neoliberiste, sia inversamente proporzionale al numero di agenti atmosferici ostili che in esso terroristicamente riversiamo.
In questa sua difformità esso appare quanto di più distante dal potersi considerare un’UDA, cioè uno spazio caratterizzato da un’atmosfera. In esso, nella stragrande maggioranza dei casi, mancano quegli elementi segnalatori che fanno dell’UDA ciò che essa è: tonal e totem d’incongruenza.

La vicenda della Sea watch 3 è solo l’ennesimo reportage da una zona di guerra. Ma la sua narrazione ha qualcosa di nuovo. Ci riferiamo al grafico che mostra i suoi spostamenti intorno all’isola di Lampedusa nei giorni prima del forzato blocco verso l’approdo italiano, che è stato utilizzato da più di un organo d’informazione.

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Può forse sfuggire il senso di quell’andirivieni confuso e scarabocchiato, ma si tratta a tutti gli effetti di un diagramma biopolitico, capace di dotare di atmosfera quel tratto apparente anomico di mare.
Si tratta del medesimo ondivago altalenare che nelle città si applica a colpi di leggi speciali, zone rosse, transenne, New jersey e divieti di stazionamento, che dotano gli spazi di una tonalizzazione atmosferica sempre meno ricca di sfumature: sempre più centrata sul colore dell’esclusione e dei moti centrifughi.

Vale la pena riascoltare quello che ha sostenuto Paolo di Vetta durante il quarto convegno di Mars Beyond Mars, a proposito delle strategia di generazione di uno stato perennemente emergenziale. La negazione di un approdo, in mare, come su terra ferma, è tutto insito al mantenimento in vita dello stato di alterazione sensoriale, di modellazione di un design atmosferico, che ci racchiude in un perpetuo (e dromologico, in senso viriliano) stato di timore da invasione: la distopia che avanza.

Ufociclisticamente abbiamo assegnato un valore specifico a grafici come quello prodotto della Sea Watch 3. Si tratta dello strumento analitico del camminamento.
Il primo modo di accertare il “carattere” dell’UDA è proprio quella di attraversala, registrando i cambi di rotta, le deviazioni, le ricorsioni, i ripensamenti e gli inviti che lo spazio c’impone e ci propone attraverso i suoi psico-dissuasori, le sue affordance attrattive e i suoi attrattori.
Non ci addentreremo troppo nella tecnica, che potete leggervi in questo rapporto. Tra l’altro il gran numero di ricorsioni che il diagramma ha prodotto lo rendono troppo difficilmente interpretabile secondo la teoria dei nodi elaborata.
Tuttavia un’idea dell’atmosfera che in quell’UDA s’impone, emerge anche solo a uno sguardo diffuso, come conformazione emergente: costellazione.
Si tratta a tutti gli effetti di un’immensa e smisurata zona rossa, arbitrariamente preclusa e la cui unica ritonalizzazione consiste nella forzatura del blocco.
E’ ben visibile lo spazio invisibile d’azione dei deflettori, disegnato dal peregrinare della Sea Watch 3

Altro non potevano fare il capitano Carola Rackete e il suo equipaggio. Altro non possiamo fare tutti noi.
Al di là dell’azione umanitaria, necessaria e imprescindibile, li ringraziamo per averci mostrato pragmaticamente come si contiene il racconto della distopia e contemporaneamente come si demolisce una zona rossa.

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XV Ricognizione ufociclistica – pre Ciemmona Interplanetraia 2019

La XV ricognizione ufociclistica è stata di sostegno alla XVI Critical Mass Interplanetaria 2019. Lo scopo della pedalata è stato quello di portare in giro per Roma un piccolissimo anticipo di Ciemmona, comunicando con il tessuto cittadino e diffondendo l’appuntamento del 31 maggio, 1 e 2 giugno. Lo abbiamo fatto oltremodo telepaticamente.
Per l’occasione sono stati impiegati due dei tre risciò (quadricicli autocostruiti) trasformati in dischi volanti dagli xenoingegneri ciclomeccanici della Critical Mass realizzati nelle Area51 di Forte Prenestino e di Porto Fluviale. Quest’anno si è deciso di dare una connotazione ai tre giorni della Ciemmona al motto di No Borders! Per raccontare un tema tanto drammatico, si è scelta la metafora aliena: l’alieno come migrante, ma anche come prodotto residuale delle politiche d’esclusione oggi divenute priorità di molti governi occidentali: pratiche centrifughe all’indirizzo della periferia del sistema solare. Ancora e diversamente, l’alieno come valorizzazione del proprio essere altro da un progetto di città e più complessivamente di spazio, che non ci è mai appartenuto: siamo tutti alieni e nessuno è più alieno degli altri (si veda anche Traces of Extraterrestrial Organic Matter Have Been Found in South Africa’s Mountains e Cause of Cambrian Explosion – Terrestrial or Cosmic?).

Il punto di raccolta era a piazza Vittorio, tradizionale luogo di ritrovo della Critical Mass mensile (ogni ultimo venerdì del mese).
Dell’UDA di piazza Vittorio abbiamo raccontato molte volte. Si tratta di un luogo molto peculiare a Roma: spazio tra i primi a sperimentare forme virtuose di comunità pluriculturali, oggi soprannominata anche la “Chinatown romana” per via del gran numero di esercizi gestiti dalla comunità cinese.
In una Roma in endemico ritardo su qualsiasi innovazione, sorprendeva, ancora una decina di anni fa, vedere giocare assieme bambini di provenienza latino americana, con figli di immigrati asiatici, arabi e africani.

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Disco Volante modello Ufocicletta

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Disco volante modello Invasione Ufo

Ma a due passi da piazza Vittorio c’è anche la tristemente famosa sede fascista  Casapound. Sempre qui c’è l’incontro mensile della CM e per moltissimi anni è stata la sede di uno dei più famosi e caratteristici bazar romani: MAS Magazzini Allo statuto.
Al centro della piazza c’è un giardino in cui anni fa si svolgeva uno dei frammenti più caratteristici dell’Estate Romana. Ancora, nei giardini s’erge la Porta Alchemica (o Porta Magica) monumento esoterico e poco noto agli stessi romani.
Abbiamo più volte raccontato della traslazione della funzione di tonal dalla Porta Alchemica alla sede di Casapound avvenuta negli anni Novanta/Duemila: l’oggetto aggregatore d’atmosfere che disegna le emozioni prevalenti all’interno dell’UDA.
In questa strana atmosfera la CM, anche se solo di passaggio, costituisce un totem d’incongruenza intermittente che si contrappone come conflitto atmosferico (del tipo 1) alla colorazione proposta dal tonal. Anche grazie alla CM questa piazza resta ancora un luogo dall’aria respirabile, nonostante la presenza distopica di un tanto ingombrante residuo della neo-restaurazione.

Partiamo quindi da qui in direzione della nostra prima meta: la festa per i 42 anni di Radio Onda Rossa nel limitrofo quartiere di San Lorenzo.

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Passiamo per via Principe Eugenio con i due risciò disco volante e una massa festante d’alieni a circondarli. Sul lato opposto a quello visibile in foto in un’altra ricognizione scoprimmo un’UDA armonica capace di tonalizzare temporaneamente una limitata parte di spazio. Nello stesso rapporto sopra linkato accennammo all’esistenza degli “ordigni sonici”, oggetti capaci di tonalizzare armonicamente lo spazio attraversato contrastando le atmosfere ivi sedimentate. Nel video che segue è udibile l’ordigno sonico proiettato dal disco volante modello Invasione Ufo circondato da alcuni ricognitori:

Affrontiamo il sottopasso di S. Bibiana. Si tratta, come quasi sempre per i sottopassi, di uno psico-dissuasore. Da poco tempo è stata disegnata una pista ciclabile ufficiale che ha sostituito la ciclabile più volte spontaneamente e clandestinamente tracciata dai ciclisti urbani.
In questo passaggio i pedivellatori si trovano a dover condividere lo spazio con le automobili in costante accelerazione: una sorta di allucinazione da sprint finale. Per questa ragione l’entrata a San Lorenzo da questo lato di Roma si presenta con una sua precisa funzione dissuasiva. Quando la Massa Critica incontra uno psico-dissuasore inizia a urlare e ululare (si veda: Come affrontare uno psico-dissuasore) per contrastarlo (si veda anche: Zone rosse: conflitto cromatico ed esclusione).

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La ricognizione appena varcate le tenebre dello psico-dissuasore

Dopo qualche centinaio di metri la ricognizione giunge sotto la sede di Radio Onda Rossa, dove la festa di compleanno è già iniziata (foto che segue).

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La ricognizione pre-Ciemmonica giunta a via dei Volsci, sede di ROR

Abbiamo anche girato il filmato dell’arrivo trionfale stile Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo come alieni liberatori; gli astanti paiono felici di vederci e di essere “invasi”:

Radio Onda Rossa, come le occupazioni di Cinema Palazzo, di Esc e di Communia  rappresentano (con le loro differenze) gli ultimi avamposti di un quartiere in profondo mutamento. Da “roccaforte antagonista” degli anni Settanta-Ottanta, San Lorenzo sta lentamente mutando aspetto, schiacciato da processi di gentrificazione selvaggia e tentativi ripetuti da parte dei neofascisti di appropriarsi del quartiere, sfruttando in modo sciacallesco gravi fatti di cronaca (si veda questo articolo ad esempio). Ma sono proprio gli spazi sopra citati, luoghi in cui si manifesta un quartiere diverso, che resiste (coadiuvato da tutta l’area antagonista), alla tentazione di ridurre un tessuto cittadino molto più complesso e virtuoso a un racconto horror-grottesco: terreno di gioco privilegiato di fascisti e speculatori.

Nel video qui sopra la ricognizione si allontana dalla festa attraversando il quartiere. Gli astanti che incontra sono visibilmente felici del suo passaggio. Si tratta di un punto di vista privilegiato; spesso nelle cronache degli avvistamenti UFO è quest’ultimo a essere inquadrato e immortalato. Queste sono le prime riprese mai effettuate da un UFO delle persone che lo stanno a guardare. Scopriamo allora che al passaggio degli oggetti volanti non-identificati, le persone sorridono e fanno ciao ciao con la mano. Forse, in fondo, c’è più gente di quella che crediamo in attesa di un’invasione aliena (a questo proposito si legga: Il problema dei tre corpi di Liu Cixin, ma anche Le tre stimmate di Palmer Eldritch di P. K. Dick).
Salutata quindi ROR (ma con la promessa di tornare più tardi), la ricognizione si è messa in moto nella direzione di Scalo San Lorenzo, imbattendosi però subito in una affordance attrattiva.

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Non abbiamo ben capito di cosa si trattasse: una festa, un’inaugurazione, una loggia massonica. Comunque sia la ricognizione accortasi della presenza di un gruppuscolo di gente allegra, l’ha invasa, aggregandosi con lo scopo di distribuire volantini della Ciemmona e di scroccare qualche cosa da mangiare (i ciclisti sono sempre in cerca di cibo, come certi personaggi del neolitico). La cosa è durata poco: subito dopo infatti i ricognitori sono ripartiti in direzione del Pigneto, altro luogo topico della Roma “alternativa”.

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La ricognizione in procinto d’abbandonare l’affordance attrattiva

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Nella foto precedente un po’ di cose: un alieno (grigio) si fa un selfie indossando la maglietta del Luther Blissett Project. Nello stesso istante la sua ufocicletta (biposto) sta transitando per l’omphalos di piazza di Porta Maggiore (si veda anche: Il purismo archeologico di Romano Talone) origine di molte ley line romane nonché dirimpettaia di una potente UDA armonica (si veda Le UDA armoniche – atto primo).
Alle sue spalle è evidentemente visibile un UFO [probabilmente un disco volante modello Invasione UFO – IR1 (incontro ravvicinato del primo tipo)] che da definizione percorre una ley line: la stessa intrapresa dalla ufocicletta del grigio e copilota.
Fin qui nulla di strano quindi, tanto più che, come mostra la mappa, la ley line percorsa è di tipo – – (meno, meno) che nella teoria ufociclistica del contatto denota un oggetto volante non identificato in procinto di rallentare e, quindi probabilmente, intenzionato a entrare in contatto con i terrestri.

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Mappa della ley line percorsa dai dischi volanti (clicca per ingrandire)

Sulla mappa sono visibili: l’omphalos di Porta Maggiore, la ley line (vettore) prodotta dal passaggio dei dischi volanti, direzione e verso del vettore [la freccia – mentre l’intensità data dal potenziale gravitazionale è di tipo – – (meno, meno) – si veda l’atlante per approfondimenti]. L’area (UDA ) tonalizzata in [Hex (#): 0063A5] (si vedano la tavola cromatica degli stati d’animo e questo rapporto) è ben nota agli ufociclisti. Si tratta di uno spazio caratterizzato da un’altissima concentrazione di esomediatori (si veda: Esomediatori – Frascati) di notevole importanza per l’universo cattolico. Dato che una ley line deve essere evidenziata da almeno tre segnalatori, la nostra ley line così si articola: Porta Maggiore, San Giovanni/Manzoni, Villa Celimontana. Su quest’ultima non abbiamo molto da dire se non che si tratta di una importante villa nel contesto della città, ma su cui ancora non abbiamo prodotto ricognizioni e rapporti. Gli altri due segnalatori sono appunto un omphalos e un’UDA esomediatrice (l’esomediatore, per definizione, non è mai un’UDA contattistica).

Ora il fatto anomalo è che pur nella sua condotta pressoché perfetta, la ricognizione ufociclistica senta, ad un certo punto, la necessità di mutare rotta invertendo la direzione del vettore, trasformandosi quindi in una ley line – + (meno, più), ovvero tutt’altro che contattistica. In prima approssimazione potrebbe trattarsi proprio dell’influenza del vicino potente esomediatore che, come dicevamo, non è mai di natura contattistica. In questo caso l’esomediatore assume anche il ruolo topografico di un deflettore o psico-dissuasore.

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Trasformazione del vettore

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La ricognizione ha invertito la direzione del vettore (ley line)

In seconda approssimazione potrebbe più semplicemente trattarsi del fatto che per raggiungere la meta era necessario fare inversione: intercettare il quartiere Pigneto che si trova nel verso opposto dell’esomediatore. Senza voler necessariamente sovrainterpretare, ci accontenteremo di questa seconda (semplicistica) spiegazione, non omettendo però di sottolineare l’anomalia ufologica.

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La ricognizione taglia un altro monumento cittadino: la Tangenziale Est

La tangenziale (visibile nella foto sopra) ufociclisticamente è un’intersezione. Si tratta di un taglio “sociopatico” (si veda la ricognizione Intersezione Togliatti), uno squarcio che si apre nel tessuto cittadino lambendo e tagliando molte UDA (Unità D’Ambiance), ma non restandone mai contaminato. Dal nostro punto di vista si tratta di un oggetto particolarmente interessante proprio perché impermeabile all’influenza atmosferica (delle atmosfere): metaforicamente forse un “ombrello” per i conflitti atmosferici del tipo 1 e 2. .

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La ricognizione tratto poco prima di giungere all’isola pedonale del Pigneto. Sulla sinistra sono visibili i palazzi al limone

Nel video precedente la ricognizione ufociclistica entra nell’isola pedonale del Pigneto. In sottofondo, manco a farlo apposta, le note del brano UfoCiclismo irradiate dal disco volante modello Invasione UFO.

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Una pausa per distribuire materiale informativo e mood esoplanetario

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Nella foto precedente: la ricognizione ha lasciato il Pigneto e si è immesso nuovamente su via Prenestina. La foto inoltre svela uno dei segreti della propulsione del disco volante Invasione aliena, con due (ma spesso più) ricognitori che apportano un surplus d’energia muscolare nei tratti gravitazionalmente impervi.

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Nella foto sopra: la ricognizione giunge a piazza Nuccitelli, attrattore della zona. La piazzetta costantemente sotto attacco da parte di sciacalli che vorrebbero trasformarla in uno spazio privato su cui piantare le radici dei tavolini da bar, è un luogo d’aggregazione e di sperimentazione per quel che riguarda, ad esempio, le aree di verde pubblico.

Spesso a piazza Nuccitelli si ritrovano ciclisti in vena di chiacchiere. Anche questa volta ne abbiamo incontrati alcuni abdotti, poi, per la Ciemmona.
Ci fermiamo parecchio e quando ripartiamo già sta calando la sera. La prossima meta è, di nuovo, la festa di ROR.

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Eccoci nuovamente.
Ci fermiamo un po’ essendo quasi completamente mutata la composizione di compagni e avventori al compleanno della radio, rispetto al pomeriggio. Un’altra occasione per raccontare cosa stiamo facendo e cosa accadrà nei giorni della CM Interplanetaria.
Ma la ricognizione non è ancora finita. Tra poco inizia la festa Mind the Gap nel vicino ateneo La Sapienza.
Ci rimettiamo quindi in cammino (foto che segue).

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In foto è visibile un alieno verde

Non senza qualche difficoltà brillantemente superata riusciamo a entrare a La Sapienza dove la festa è già iniziata. Si stanno esibendo delle band che suonano musiche varie. Proprio vicino al piazzale della facoltà di Fisica, dove la festa si sta svolgendo, c’è il piazzale della Minerva, una piattaforma girevole, oggetto rotante a cui nessun ciclista urbano può resistere. S’innesca così il momento angolare della ricognizione:

Un’ultima foto (sotto) al disco volante modello Invasione UFO atterrato proprio nel bel mezzo del Mind the Gap e da tutti gli astanti ammirato:

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L’intera mappa della ricognizione (clicca per ingrandire)

Sulla festa alla Sapienza, il giorno dopo, la consueta “informazione” distopica e il racconto horror-grottesco che disegna la realtà (foto sotto).

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Nella foto ci finiscono pure i due dischi volanti della ricognizione. Un racconto tremebondo composto (come una pozione) da luoghi comuni e allarmismi un tanto al chilo, scritto forse per invocare il “pugno di ferro” anche sui fenomeni ufologici (come se già non lo facessero gli ufologi di professione: si veda Esomediatori – Frascati e anche Chi sono gli ufologi).
La ricognizione invece ha aperto uno spazio ucronico nelle complesse vicende di questo quadrante di Roma.

Ci vediamo nel futuro!