Una sorta di pensiero tragicamente sintetico.
Ecco quindi che saltare troppo rapidamente alla conclusione che il dischismo (creare dischi volati e pilotarli) sia il prossimo, futuro, rivoluzionario passo tecnologico, puo’ generare insensati mostri e diafanoidi prospettive politiche.
Ci si penta allora. Ora, se lo si e’ pensato.
Li ha generati (i mostri) a partire dagli anni Novanta nell’estetica delle automobili, ad esempio. Tecnologie “vettoriali” ad improbabile forma di disco volante. Praticamente una contraddizione in termini. Li genera nelle posizioni attendiste di chi vede nei dischi volanti l’unica prospettiva tecnologica rivoluzionaria.
In altre parole, teorici come Alan Watts e Leonard Cramp, i loro studi sulle estetiche e sulle forze motrici dei dischi volanti si trasformano in affievolite futurologie, come limite mai raggiungibile per le tecnologie terrestri o, nell’ottica del M.I.B. Philp Corso, di tecniche letteralmente “precipitate” dal cielo.

4] La riflessione prende avvio dalla constatazione dell’esistenza di almeno due modi d’intendere le modalita’ propulsive:
– etero propulsione (motore operante in maniera autonoma rispetto all’occupante);
– autopropulsione (motore intimamente connesso all’attivita’ psichica e fisica dell’occupante).
La propulsione UFO sembra porsi come via di mezzo tra le due modalita’: discontinuita’ di salto.
Nelle tecnologie terrestri le due modalita’ appaiono quasi del tutto distinte:
il primo tipo (ferroviario, automobilistico, aerospaziale, eccetera) e’ ampiamente responsabile dell’attuale sistema politico, economico e culturale Capitale-terra, provvedendo a riprodurre lo scenario fordista e postfordista in cui tale modo di produzione si e’ ormai sedimentato.
L’eteropropulsione aliena il corpo in un abitacolo che lo priva dei requisiti cinematici del senso e della direzione riducendo quest’ultimi ad una scelta quasi irreversibile e necessariamente predeterminata. Inoltre la manovrabilita’ del mezzo si riduce ad una interfaccia minimale ad uso prevalentemente delle braccia e parzialmente dei piedi (il volante, la cloche, eccetera). L’autopropulsione appare invece meno connessa alla riproduzione fordista e postfordista del Capitale-terra in termini d’efficienza strumentale.
Essa tende inoltre a valorizzare l’intera forza corporea e il bilanciamento del pilota: il comando passa all’intero corpo evitando l’alienazione del busto e del capo dalle braccia e dei piedi che ad esso restano saldamente connessi.
5] Caratteristiche delle tecnologie terrestri ad autopropulsione sono: efficienza “non euclidea”, basso costo ed emissioni quasi nulle, fungibilita’ (facilita’ nell’organizzare un sistema di sharing in alternativa alla proprieta’ privata), reversibilita’ del mezzo (il pilota puo’ trasportare le tecnologie all’occorrenza, perche’ esse, a differenza dell’eteropropulsione, pesano meno del pilota), reversibilita’ del percorso.
6] Ufociclismo ed efficienza “non euclidea“.
La tecnologia terrestre a discontinuita’ di salto e’ per antonomasia la bicicletta (ci sarebbero anche i pattini ma con molti piu’ problemi di viabilita’) forse l’unico mezzo meccanico ancora svincolato da forme estremamente raffinate di controllo.
Ma e’ l’efficienza non euclidea ad interessarci: la possibilita’ d’aprire varchi spazio-temporali nella citta’ totalmente codificata.
E’ l’intima connessione tra metropoli (spazio) e controllo (tempo) che la bici disvela, violandone le regole sintattiche sostituite da una nuova grammatica:
contromano, violazione delle zone pedonali, strategie evasive dal dominio cromatico semaforico (daltonismo del contropotere), argomentazioni disarmanti in opposizione alle rigidita’ del pizzardone astratto. In sintesi: ufociclismo.
La bicicletta sostituisce la metropoli bucata alla metropoli codificata. Lo spazio urbano diviene un quadrante tattico da attraversare prioritariamente utilizzando scorciatoie spaziali.
La bicicletta e’ l’antenato del disco volante; men che mai il razzo.
Ufociclismo, virtu’ infantile del dischismo!
7] Appendice
C’e’ un dominio robotico strumentale che sembra esservi sfuggito nella sua pervasivita’ e pericolosita’.
Il navigatore satellitare e’ il primo robot a sostituire completamente la testa degli umani impartendo loro ordini che, fuori e dentro metafora, provengono dall’alto. Nessuna armata robotica asservita al Capitale-terra si era mai spinta cosi’ avanti nel controllo.
Il robot navigatore satellitare utilizza un’interfaccia biologica (voi) per guidare un altro robot (la macchina).
Non vi pare una condizione quantomeno bizzarra?
Il navigatore satellitare vi eterodirige e spesso lo fa anche in maniera poco aggiornata. Il navigatore satellitare e’ un robot cattivo.
Cattivo robot!
Perche’ se e’ vero che il conflitto e’ il motore della storia, il perdersi rimane l’unico modo per scoprire itinerari meno o per niente codificati. Certo a discapito del vostro “prezioso” tempo.
Il perdersi e’ oggi appannaggio della sola bicicletta che conserva intatta la raffinata tecnologia atta a rendere reversibile un tragitto errato: ti fermi, ruoti su te stesso e torni indietro.
“L’ultima volta che mi son perso ho trovato una traiettoria piu’ breve. Adesso giungo prima al lavoro e guadagno molto piu’ denaro di prima. La mia vita e’ migliorata e anche gli amici adesso mi vogliono bene perche’ ho comprato il loro affetto”.
Il navigatore satellitare vi rende poveri e soli!