Presentazione dell’atlante ufociclista al MACRO di Roma

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Panoramica della presentazione al MACRO. Qui per l’immagine ingrandita

L’atlante ufociclista edito da Nerosubianco è un viatico all’utilizzo della bicicletta come vettore di ridefinizione del territorio antropico, cioè di quello spazio fortemente caratterizzato dalla presenza umana e dai suoi artefatti urbani mobili e immobili.
Per chi all’atlante si avvicina, vale la raccomandazione circa l’esistenza di un inscindibile rapporto d’interdipendenza tra quello e il blog ufociclista che state leggendo, ovvero tra strumenti teorici (anche se ampiamente illustrati) e loro applicazione pratica: nel blog infatti i concetti e le metodologie utilizzate nel libro trovano un più ampio spazio d’esplicitazione, di riflessione e una naturale progressione ed evoluzione.

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Spostando l’attenzione dalla priorità come mezzo di trasporto (che comunque resta centrale nel ciclismo urbano) l’UfoCiclismo si pone l’obbiettivo primario d’utilizzo della bicicletta come mezzo esplorativo atto a sovrascrivere le mappe esistenti: quelle che proscrivono, instradano, perimetrano, disciplinano, addomesticano, al cosiddetto abitacolamento del corpo e all’inquadramento sensoriale del territorio entro un frame orientato (sulla non neutralità delle mappe si veda, tra l’altro, Carte, sapere e potere saggio on line di John Brian Harley).
Corpi chiusi in lamiere, resi alieni allo spazio circostante e all’interazione con gli altri esseri viventi. Emotività deprivate di empatia sociale chiuse in scatole (luoghi di lavoro) che utilizzano abitacoli (automobili, mezzi pubblici, sfreccianti ciclomotori) per spostarsi in altre scatole (le abitazioni private). La città abitacolata diviene un insieme statico di vettori che blinda qualsiasi tipo di sensorialità alternativa, anche semplicemente sociale, che non sia quella individuale e strumentalmente orientata. Un’inversione di questa condizione ha inizio, secondo noi, dal piano simbolico e narrativo degli spazi vissuti, in cui la griglia interpretativa modellata sulla circolazione, sui quartieri, le proprietà private, cede il posto a mappe multisensoriali.
A differenza di altri approcci multiensoriali, limitatamente impressionistici, l’UfoCiclismo adotta una metodologia fisicalista con strumenti, per quanto possibile, replicabili e verificabili. Da questa scelta deriva il suo armamentario concettuale: la sua cassetta degli attrezzi.

Compito ultimo dell’UfoCiclismo è quello d’identificare spazi contattistici (UDA contattistiche), ovvero luoghi che per propria natura morfologica o per intervento risimbolizzante (spesso ad opera di organizzazioni di base come centri sociali, comitati di quartiere, ciclofficine e alla cartografia alternativa) appaiono i più adatti, e quindi in questo senso dei prototipi, per ristabilire un contatto con l’ambiente circostante e con le alterità: siano esse provenienti da questo pianeta che da altri.

Abbiamo chiesto a cinque ospiti di ragionare su questi temi e quindi sull’atlante:

Alberto Abruzzese (sociologo, scrittore e saggista);
Francesco Rosetti (giornalista);
Giorgio de Finis
(antropologo, direttore MACRO, curatore MAAM).

Gli interventi:
introduzione di Cobol Pongide;
introduzione di Daniele Vazquez;
intervento di Francesco Rosetti con intervento di Daniele Vazquez;
intervento di Alberto Abruzzese con risposta di Cobol Pongide;
intervento di Giorgio de Finis;
secondo intervento di Cobol Pongide;
secondo intervento di Daniele Vazquez;
secondo intervento di Alberto Abruzzese;
lancio del convegno MBM4 di Cobol Pongide (MBM4).

La registrazione integrale della presentazione.

Ospiti non pervenuti:

Fabio Benincasa (docente, saggista e giornalista);
Ivano Merz (attivista fondatore del movimento dell’Ufologia Radicale).

La presentazione si è tenuta il 16/10/2018 al MACRO nella Sala Lettura – alle ore 18.00.

La pagina dell’evento sul sito del MACRO.

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Chi sono gli ufologi?

L’ufologo è l’emblema della frustrazione. Il complesso d’inferiorità che, proprio come il verbo,  s’è fatto essere umano.
L’ufologo costruisce la propria identità d’appassionato ricercatore attorno all’identificazione di un oggetto che potrà avvenire solo a condizione che l’UFO sia disposto a fare outing o che le autorità militari decidano di classificarlo in un qualche modo.

Ma per propria natura l’UFO deve rimanere non identificato (altrimenti si chiamerebbe IFO: oggetto volante identificabile) mentre il ruolo delle autorità è quello di forzare la non identificazione nell’alveo di un ristrettissimo parco di fenomeni noti e controllabili. Quando ciò non è proprio possibile allora il fenomeno da non identificato trasla a mai avvenuto.

Ecco allora che il triste ufologo si vede costretto a costruire la propria identità attorno ad aspettative che non vedrà mai realizzate. Il suo oggetto di studio tace, i suoi mentori lo tradiscono e lui diventa il cane da guardia dei cieli che si trasformano nel cortiletto in cui orinare.

L’Ufologo è il Toni Chike Iwobi della “scienza” militarizzata. Da sempre emarginato e schernito risolve di farsi mettere un guinzaglio dal proprio aguzzino e di questo divenire il più efficace cane da guardia pronto a mordere, prima tra tutti, i suoi pari per dimostrare l’incondizionata fedeltà.

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Ecco cosa il CUN il Centro Ufologico Nazionale annovera tra le raccomandazioni in caso di contatto con UFO: al punto 8 si afferma di rivolgersi ai carabinieri.

Così gli ufologi divengono caricature degli scienziati e si raccomandano, in caso di avvistamento UFO, di correre nella più vicina caserma dei carabinieri a fare la spia.
Non c’é bisogno di sforzarsi troppo per immaginare l’approccio dell’appuntato di turno chiamato a raccogliere la testimonianza dell’avvistatore ufologo solerte informatore; basta guardare il film di Tinto Brass Il disco volante.
E così l’ufologia acquisisce a ragione un meritato ruolo nella suddetta commedia brillante e grottesca nel più classico dei tormentoni del regista lombardo: “Dime porca che me piasi de più“.

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L’appuntato Alberto Sordi incontra un’aliena. Da Il disco volante di Tinto Brass.

Ma la vera natura dell’UFO è nella sfida mentale a cui ci costringe è che può essere virtuosa solo a patto di non cedere alla tentazione scientista e ansiogena di ottenere risposte rapide e preconfezionate.
L’ufologo, personaggio vile, vuole essere rassicurato: rimandando a carabinieri e aeronautica militare sa che anche oggi potrà dormire sonni tranquilli. Anche oggi ha fatto il proprio dovere: ha abbaiato e presto qualcuno colmerà la ciotola.

La mente dell’ufologo (in buona fede) è quantitativa.
Egli pensa che l’accumulo sistematico di dati porti con sé la risposta. In questo egli non s’accorge di venir seppellito da un ammasso informe e insignificante di dati.

Buttate le vostre tabelle d’avvistamenti e venite a farvi un giro in bici!