XIII ricognizione UfoCiclistica – 22-11-2018 Arrivederci Leonidi

22 novembre 2018 giovedì
Addio alle Leonidi posticipato di tre giorni
Report redatto da: Lorena e Dafne.

13_g_p

Guarda la mappa più dettagliata

La partenza per la deriva disordinante di stasera è insolita: non più piazza San Giovanni, ma il MACRO Asilo di via Nizza a Roma, il debunking degli ufociclisti.
Si parte dal tetto dopo aver fatto un giro all’interno tra gli atelier d’artisti e mostre in corso. Nikky con altri due ufociclisti si sono gettati in un corridoio sollevato riempito di grandi sfere rosse, l’opera di Elena Panarella Vimercati Sanseverino.

Si dibatte fin dall’inizio perché per alcuni il Macro costituisce, ufociclisticamente parlando, un totem d’incongruenza: un luogo che ha subito una trasformazione, per un cambio di gestione, e che spicca in un quartiere residenziale di palazzi signorili, che disgrega l’ambiente intorno e disomogenizza (si veda anche atlante ufociclistico). Per altri, invece, esso è un elemento attrattore, omogeneo col paesaggio intorno, oltre che centro aggregatore e costituisce perciò un tonal (si veda sempre atlante ufociclistico per le definizioni).

La questione resta irrisolta, per i primi comunque, resta il fatto che il Macro potrebbe col tempo diventare un tonal, in quanto non è ancora abbastanza vissuto da essere chiamato tale, e anzi questo è ciò che in generale ci si augura.
Per una serie di congiunzioni astrali, sovrapposizioni di messaggi di gruppo, semafori rossi, e interferenza di psico-dissuasori, l’ufociclista Dafne arriva in ritardo e questo fa ritardare la partenza del gruppo.
Ma appena arriva viene accolta da una cappa d’incenso che brucia sulla bicicletta dell’ufociclista D., e questo la riconcilia col gruppo, così ora si può finalmente partire.

I nostri eroi imboccano viale Regina Margherita, in direzione del Ponte delle Valli come è visibile nella mappa.
Arrivati nei pressi del Quartiere Africano, in prossimità del Parco Nemorense, l’ufociclista Lorena, notando i nomi delle vie, si chiede se esista qualche corrispondenza geografica tra la loro disposizione nel quartiere e i luoghi reali.
E’ una domanda interessante ma a
nche questa questione rimane irrisolta per il momento: sarà oggetto di approfondimento futuro tra gli ufociclisti.

L’ufociclista Cobol inizia a elargire fantamulte ad auto parcheggiate in doppia fila e sul marciapiede.

12.jpg

Chiariamo: “nell’elevare le fantamulte (inventate da Edoardo) alle automobili non ci sostituiamo al pizzardone astratto (il vigile che vigila) ma c’intromettiamo nello spettacolino surreal-masochista del perseguitato e del perseguitatore che nel rincorrersi e nello sfuggire mantengono in vita gli equilibri della città ostile e alienata”.

8.jpg
Cobol eleva una fantamulta direttamente a due donne che hanno lasciato l’auto in mezzo alla strada e loro lo minacciano dicendogli che sono fatine, ma evidentemente non hanno la bacchetta magica per rimpicciolire la macchina e non farle prendere così spazio, e soprattutto non sospettano che tra gli ufociclisti si aggiri una strega sotto mentite spoglie.

Arrivano davanti a una storica sede di Forza Nuova. Qui, un’inconfondibile scritta, con tanto di croce celtica per togliere ogni dubbio e ambiguità, troneggia sopra un immenso alimentari/fruttivendolo bengalese. È questo un caso di elemento che genera disordine ambientale e ambiguità, in cui compaiono abbinamenti inattesi, e confonde lo sguardo, che viene definito dall’atlante ufociclista cuspide o retroaggregatore.

9.jpg

Davanti a questo astratto negozio gli ufociclisti incontrano coraggiosi antifascisti del quartiere più fascista di Roma, che chiedono loro una mano per cancellare quell’inquietante scritta. Gli ufociclisti si limitano a lasciargli una fantamulta per parcheggio in divieto di sosta (o di fermata, qui c’è una diatriba con i due che contestano il tipo di infrazione), ma prendono anche in considerazione l’ipotesi di tornare e mettere insieme un esercito di antifascisti in quelle zone ampiamente fuori dall’aura protettiva del quadrante orientale.

11.jpg

A un parcheggio, dove nessun auto ha commesso infrazione e dove non c’è nemmeno un briciolo di immondizia per strada, i nostri eroi si rifocillano a base di non meglio identificate noci energizzanti probabilmente africane, e sono raggiunti da un nuovo membro, una ufociclista esperta in atmosfere di montagna e alieni.

A questo punto si pedala per tornare indietro per un pezzo di salita fino a raggiungere la ciclabile Aniene. Qui le luci della città svaniscono e bisogna fare i conti col buio. Ognuno lo affronta a modo suo. D. preferisce la luce rossa a quella bianca, troppo luminosa per lui. Dafne invece, vorrebbe quantomeno evitare di trovarsi a scendere senza controllo lungo un’invisibile larga curva (come è già avvenuto in passato) e poi il buio la affascina, ma la impaurisce anche (si vedano report di ricognizioni precedenti).
La ciclabile Aniene è uno strappo che è anche Varietà dimensionale del tipo 1.

Addentrandosi nel folto dei cespugli arrivano al ponte di ferro.
Su di esso passa l’alta velocità che va a Firenze, e, secondo l’atlante ufociclista, esso costituisce una discontinuità del territorio, agendo da separatore, in quanto taglia in due una (o due) UDA senza assumerne le caratteristiche. Ma esso ha anche un’importanza storica.
L’ufociclista Lorena racconta la storia di Ugo Forno, un bambino di 12 anni ucciso, nel tentativo di difendere il ponte che i nazisti volevano distruggere per fermare l’avanzata degli alleati. Tutto ciò avvenne il giorno prima della liberazione di Roma e solo in anni recenti, lo stato si è ricordato di questo bambino, conferendogli una medaglia e definendolo eroe nazionale.

IMG-20181129-WA0000.jpg

Al ponte di ferro i nostri eroi sistemano le biciclette in modo da illuminare l’ambiente con le lucette e preparano quello che si rivela il banchetto più ricco della storia (loculliano) dell’ufociclismo dai tempi di Ivano Mertz.
Vengono fuori doti culinarie inaspettate.

10.jpg

13.jpg

A pancia piena si ragiona meglio, perciò sorgono spontanee discussioni sugli argomenti più vari, dalla natura degli alieni, alla possibile evoluzione del calamaro da incroci genetici di extraterrestri*, a Mauro Biglino**.
Finora, un’ipotesi accreditata è quella che gli alieni siano piante carnivore capaci di movimento animale. Difficile capire perciò se con l’alimentazione vegana stai mangiando uno di loro (citazione di Philip Dick).
Il treno che passa ogni dieci minuti accompagna le loro animate discussioni.

gruppo.jpg

Dopo il banchetto, gli ufociclisti continuano il loro percorso. Lorena e Dafne si attardano a fotografare il murale dedicato a Ugo Forno e si concedono un minuto per ripensare alla sua storia. Poi si buttano all’inseguimento degli altri attraverso un fitto canneto sulle sponde dell’Aniene che irrora una fitta nebbia. Passano attraverso una galleria e riemergono in prossimità della strada asfaltata, che costeggia il fiume.
Qui, complici l’umidità, il freddo, l’ora tarda, la stanchezza e un ufociclista che deve assolutamente tornare a casa, decidono di terminare la ricognizione, non senza una puntata a San Lorenzo, quartiere molto caro agli ufociclisti.
Proseguono perciò sulla via Nomentana in lenta risalita, senza badare ai semafori e alle auto rallentate che in alcuni casi nemmeno si prendono il disturbo di suonare il clacson e semplicemente alla prima occasione deviano nella corsia centrale (cosa abbastanza rara per un automobilista che si ritrovi ciclisti sulla sua strada), finché a Porta Pia, il gruppo si separa. Alcuni tornano a casa, mentre Dafne, Lorena, Cobol e Nikky, proseguono verso San Lorenzo.

Legate le bici in piazza, si inoltrano nei meandri della libreria Giufà, dove tra libri insoliti e bicchieri di birra, incontrano Giovan Bartolo Botta noto attore/poeta della scena romana, col quale continuano le discussioni sull’evoluzione, arrivando a discutere il limite tra la vita e la morte… ma questa è un’altra storia.

Presto indiremo la ricognizione diurna per una più completa mappatura della zona esplorata. Seguite sul gruppo fb.

Consigli

Letture:
Lsd. Carteggio 1947-1997Junger e Hoffman – Editore Giometti & Antonello.

Canzoni:
Ponte SalarioFlavio Giurato.

* Cause of Cambrian explosion – Terrestrial or cosmic? – gruppo di scienziati guidati da Edward J. Steel, del Centro dell’astrobiologia dell’Università di Ruhuanera, Sri Lanka

** Mauro Biglino è un traduttore di ebraico biblico, noto per una sua rilettura della Bibbia: egli afferma che leggendo la Bibbia alla lettera, viene fuori che essa non parli affatto di Dio, ma di forme di vita di natura extraterrestre, chiamate appunto Elohim.

Pubblicità

Strappo – via Assisi – Roma – 22/7/2018

Rapporto redatto da Cobol Pongide

Gergalmente lo  “strappo” a Roma è il passaggio dato al volo, improvvisato, che consente evidentemente di percorrere tratte più velocemente e agevolmente rispetto ai mezzi che si avrebbero a disposizione per compiere lo stesso percorso.
“Ti do uno strappo”  indica, in maniera informale, la disponibilità ad accompagnare qualcuno da qualche parte facendole risparmiare tempo.

Non poco probabilmente l’UfoCiclismo ha integrato questo gergalismo nella sua concezione di strappo tanto più che anche in topologia esso indica un’operazione di discontinuità rispetto all’omeomorfismo delle UDA (si veda l’atlante UfoCiclistico) che per trasposizione vengono “violate” da passaggi atti a far risparmiare tempo nello spostamento in altre UDA. A differenza dalla scorciatoia, lo strappo ha caratteristiche peculiari. Da definizione esso è un: “Passaggio di natura concreta o/e di natura emozionale che connette elementi di una <<collezione>>. Gli strappi si distinguono quindi dalle <<scorciatoie>> per il fatto di mettere in comunicazione, ad esempio, punti di UDA differenti” (si veda l’atlante UfoCiclistico). Ancora, la caratteristica di uno strappo (ne avevamo già parlato qui) è quella di attraversare (collegando due UDA) un terzo spazio, spesso un’enclave, caratterizzato dallo sprigionare una colorazione emotiva irriducibile a quella dei due spazi adiacenti.
Lo strappo è quindi un concetto fondamentale dell’UfoCiclismo nella precisa definizione di un’UDA perché stabilisce attributi specifici e irriducibili ad una condizione (quella delle scorciatoie) che è peculiare del mezzo bicicletta stesso.
La bici per propria natura è una cacciatrice di scorciatoie, importante è quindi dettagliare le caratteristiche di uno spazio o di una condizione d’attraversamento (ufociclisticamente si parla di oggetti/sequenza) che pur molto simile alla scorciatoia è ad essa invece irriducibile.

Siamo tornati quindi sullo strappo di via Assisi a Roma che avevamo trattato nell’atlante. Partiamo da quella mappa quindi:

enclave.jpg

Questa è la situazione (da manuale) che andremo a riesplorare con due UDA caratterizzate da differenti tonalità emotive e un passaggio (lo strappo) che attraversa un’altra UDA, in questo caso un’enclave (per la definizione di enclave si veda l’atlante UfoCiclistico).

Ce la siamo presa un po’ comoda e abbiamo iniziato questa ricognizione da uno dei quadranti estremi di Roma sud/est: il quartiere di Tor Tre Teste di cui abbiamo relazionato di un recente avvistamento UFO.
Siamo su via Viscogliosi quasi all’angolo con via di Tor Tre Teste. Qui si apre uno dei tanti varchi al parco Giovanni Palatucci più noto come parco di Tor Tre Teste.

1.jpg

Lo attraversiamo tangenzialmente uscendo su via Castelli (nella foto che segue).

2.jpg

La strada a senso vietato che intravediamo è via delle Nespole. Ne percorriamo pochi metri fino all’entrata in un altro parco (di cui non conosciamo il nome).

Prima ci soffermiamo sul “graffito” di Holly e Benji della Scuola Calcio Elite Savio su via Castelli (nella foto che segue).

3.jpg

Via delle Nespole dicevamo quindi. Siamo già nel quartiere Alessandrino. Pochi metri come detto ed eccoci all’entrata del secondo parco.


4.jpg

Se non la si conosce ci si può facilmente sbagliare perché sembra un’entrata privata. Si tratta a tutti gli effetti di una scorciatoia sopratutto provenendo dal senso vietato di via Castelli.  In fondo alla fila di macchine parcheggiate sulla sinistra c’é il parco che attraverseremo.

5.jpg

Qui qualcuno o qualcosa sta dipingendo le panchine di un bel rosso.
Usciamo su via Bonafede. Per prendere subito via delle Passiflore. Attraversiamo viale Alessandrino per prendere viale della Bella Villa e poi via dell’Edera che ci porta direttamente sull’intersezione (si veda l’atlante UfoCiclistico) di viale Palmiro Togliatti altezza via Casilina (per il concetto d’intersezione si può leggere anche il resoconto della ottava ricognizione ufociclistica).

E’ un piccolissimo tratto quello che percorriamo sull’intersezione Togliatti (su ciclabile tra l’altro – da molti ritenuta la peggior ciclabile dell’universo); ci immettiamo infatti immediatamente su via Casilina.
Giusto il tempo di soffermarsi sugli scavi nei pressi della stazione di Centocelle (vedi foto che segue) su cui torneremo in maniera più dettagliata quando approfondiremo il concetto di UDA contattistica (si veda latlante UfoCiclistico).

6.jpg

7

Un “vitone” blocca rotaie. I reperti archeologici (visibili dietro la vite) infatti sono posizionati esattamente al centro della ferrovia Roma-Giardinetti

Costeggiamo il parco di Centocelle per giungere fino a via di Centocelle. Qui percorriamo il tratto interessato agli incendi tossici del 2017 (e anche su questi torneremo a proposito della UDA Contattistica). Nella foto che segue, su via di Centocelle, il canalone da cui nel 2017 iniziarono i roghi che caratterizzarono l’estate tossica di quella parte di Roma.

8.jpg

Arriviamo quindi a via degli Angeli e lì fino all’incrocio con via di Porta Furba/via di Tor Pignattara (nella foto che segue).

9.jpg

Da qui si accede al quartiere del Mandrione dove risiede finalmente lo strappo.
Nella foto sopra quella che s’intravede è ancora via degli Angeli caratterizzata da una commistione di architetture nuove e altre risalenti agli anni Quaranta. La caratteristica più evidente del quartiere (una borgata) è il riutilizzo che fu fatto in senso abitativo dell’Acquedotto Felice negli anni sul finire della Seconda Guerra Mondiale (wikipedia). Lo vedremo tra poco.
Attira la nostra attenzione invece un’altra caratteristica: l’abbondante presenza di specchi convessi stradali in questa zona.
Ne abbiamo fatta una mappa.

12.jpg

Il primo specchio su via degli Angeli (1).

11.jpg

Sempre via degli Angeli. A destra una tipica casa bassa del Mandrione mentre a sinistra su un altro livello stradale (più basso) si ergono i palazzi di Tor Pignattara.

Adiacente al caratteristico scorcio mostrato nella foto precedente un altro specchio (2).
Ancora via degli Angeli:

10

Nella foto che segue l’angolo con via dei Savorgnan (sul lato sinistro le automobili bellamente accomodate sul marciapiede):

13.jpg

Sul lato opposto dell’incrocio un altro specchio (3) – la foto seguente:

14.jpg

Siamo sempre su via degli Angeli. Se rotassimo la testa vesro destra vedremmo via dei Savorgnan.

Procediamo su via degli Angeli e attraversiamo la galleria del ponte della stazione Casilina.

15.jpg

Il ponte tecnicamente è un occultatore (si veda latlante UfoCiclistico) o si può vedere questo resoconto.
Attraversata la galleria un nuovo specchio su via del Mandrione (4):

16.jpg

A destra la strada è interdetta mediante psico-dissuasori (si veda latlante UfoCiclistico o il glossario on line).

17.jpg

L’interdizione (forse solo momentanea) rende questo pezzo di via del Mandrione una scorciatoia o uno strappo (da definire) dato che attraversandolo è possibile mettere in comunicazione due aree altrimenti tra loro molto distanti.

18.jpg

19.jpg

Nelle due foto precedenti l’area di via del Mandrione interdetta alle automobili.
Che pace.

20.jpg

Un altro psico-dissuasore (un dosso artificiale) che serviva a moderare la velocità dei mezzi a combustione quando la via era aperta.

21.jpg

Ancora via del Mandrione, nella foto precedente, e a pochi metri di distanza dallo psico-dissuasore un altro specchio (5). La sua posizione è curiosa visto che da quella angolazione e quella altezza permette a coloro che solo al di là del muro di vedere cosa accade in strada a mo’ di una telecamera.

22.jpg

Un altro specchio (foto precedente). Sempre via del Mandrione (6).

23

24

25

26

Nelle quattro foto precedenti una sequenza ravvicinatissima di specchi (cinque). Rispettivamente (6 -7 – 8 – 9 – 10)

27.jpg

Nella foto precedente inizia (da questa parte di via del Mandrione direzione Casilina) la sequenza di archi dell’Acquedotto Felice chiusi (un tempo) e trasformati, verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, in abitazioni di fortuna (baracche). Gli archi spesso sono piastrellati perché costituivano la cucina o il bagno di una baracca prospiciente.

28.jpg

Nella foto precedente la piastrellatura è ancora evidente all’interno di un arco.

29.jpg

Un altro specchio (11) e poco più avanti (foto successive) altri due. Rispettivamente (12 – 13)

30.jpg

31.jpg

Un altro arco (foto che segue) un tempo adibito ad abitazione. E’ visibile la finestra che dava sul retro e un finestrino ancora più piccolo che forse era il bagnetto.

42.jpg

Eccoci quindi all’entrata dello strappo (foto che segue).

32.jpg

Il filmato precedente documenta lo stato di via del Mandrione nel 1973.
E’ riconoscibile l’acquedotto, e lì dove oggi sono visibili solo le tracce degli archi un tempo abitati, il filmato documenta dello stato delle baracche così come un tempo si dispiegavano lungo tutta la strada.

Prima d’addentrarci riguardiamo la mappa:

enclave3.jpg

Il cerchio rosso indica la posizione da cui è stata presa la foto precedente (l’entrata dello strappo) mentre la freccia rossa il senso di percorrenza fin qui eseguito su via del Mandrione.
Nell’ordine:
1) vediamo l’area senza la mappatura ufociclistica e
2) osserviamo come si compone fisicamente l’enclave attraversata dallo strappo.

enclave 4.jpg

Come è possibile vedere l’area non mostra chiaramente il passaggio che stiamo esaminando. Topograficamente in rosa sono segnati gli edifici civili abitativi mentre in viola le aree industriali o addette a magazzini. Questo ci dà un’idea della composizione fisica dell’UDA di sinistra.

Ora capiamo quali sono i limiti fisici e la composizione dell’enclave che circonda lo strappo.
Riferendoci sempre alla foto precedente dell’entrata dello strappo a destra abbiamo la ferrovia (foto che segue).

33.jpg

Mentre a sinistra è inaccessibile alla vista perché occupato da un’abitazione privata adiacente l’acquedotto.  Ecco cosa possiamo scorgere (foto che segue):

34.jpg

Nella foto precedente (col riferimento sempre alla foto dell’entrata dello strappo) guardiamo al limite sinistro dell’enclave in uno spazio tra l’acquedotto e l’abitazione privata. Ancora non siamo entrati nello strappo.
La visione aerea ci chiarisce un po’ meglio la consistenza dell’enclave:

enclave 6.jpg

Di nuovo: il cerchio indica l’entrata mentre il contorno rosso l’enclave. Davanti al cerchio l’entrata dello strappo.
L’enclave si presenta quindi come un indistinta proprietà privata: in basso  prevalentemente verde inaccessibile mentre in alto essa confina con la ferrovia. A destra c’é un’UDA costituita da piccole palazzine ed ex baracche condonate mentre a sinistra la città riprende il suo aspetto quasi abituale se non fosse che quest’area anticamente, costeggiando la ferrovia, era destinata a magazzini e ad attività produttive (quelle dal colore viola) e quindi ha un spetto abbastanza anomalo rispetto al resto del quartiere Tuscolano nel quale s’immette.

Entriamo quindi nello strappo:

35.jpg

Un coppo “segnalatore” su cui è indicata la strada da seguire poco prima di superare l’arco d’entrata.

36.jpg

Appena superato l’arco d’entrata (foto precedente) s’intravede l’enclave (proprietà privata).

37.jpg

Davanti a noi: ecco il primo tratto dello strappo (foto sopra) fino al palo visibile (foto che segue).

38.jpg

Sul palo già preso di mira dagli stickeristi lasciamo un adesivo: “la bicicletta buca la trama spaziotempo della città“… appropriatissimo!

Voltiamo a sinistra sempre lungo lo strappo:

39.jpg

E raggiungiamo la salita a spire che termina su via Assisi (vera e propria) dove la città riprende il suo aspetto tradizionale:

40.jpg

41.jpg

La parte terminale (provenendo da via del Mandrione) dello strappo: la salita a spire.

Si tratta di uno strappo molto importante perché ciclopedonalmente mette in comunicazione via Casilina con via Tuscolana (le due arterie più grandi in quella sezione della città) che altrimenti sarebbero (pur costeggiandosi a raggiera) tra loro molto distanti.
Le due arterie distano rispettivamente 1.09 chilometri mediante lo strappo e 2,34 chilometri senza strappo (si veda la mappa interattiva).

43.jpg

Sul lato destro della parte finale dello strappo (foto precedente) si apre un percorso alternativo il cui ripetuto uso non previsto ha messo a nudo la struttura in ferro soggiacente. Passando da qui si evitano le spire e si giunge diretti all’ultima rampa percorrendo lo strappo nel senso inverso a quello da noi appena percorso: una scorciatoia in uno strappo.

Segue la mappa dell’intero percorso:

mappa.jpg

 

Separatore Torre Spaccata – Roma – 24/6/2018

Rapporto redatto da Cobol Pongide

Il separatorepuò essere considerato come l’operazione inversa dell’occultatore […] si tratta di strutture che apparentemente funzionano da conclusori di un’UDA (Unità D’Ambiance) mentre invece hanno una funzione esclusivamente d’intermittenza” da UfoCiclismo. Atlante tattico ad uso del ciclista sensibile.

anagni.png

Qui sopra la mappa contenuta nel libro.
In bicicletta abbiamo raggiunto il separatore principale, quello evidenziato nella mappa dal doppio tratteggio, di viale Antonio Ciamarra provenendo da via Casilina e passando per via delle Rondini.
Per accedere a viale di Torre Maura, che poi diventa viale Ciamarra, ci sono molte strade ma abbiamo scelto via delle Rondini perché contenente uno strappo, ovvero un passaggio tra due UDA intervallato da uno spazio che non appartiene a nessuna delle unità d’ambiance coinvolte. Si tratta del modo più rapido per passare da via Casilina a viale di Torre Maura, com’è nelle caratteristiche di uno strappo, se si proviene da quella parte della città.

rondini.jpg

Via delle Rondini (nell’immagine qui sopra) è la strada più grande a destra che taglia la mappa quasi verticalmente. All’incrocio con via della Cicogna girando a sinistra (sempre osservando la mappa) si raggiunge un pezzo di terreno demaniale in cui sono visibili tre strade “bianche” prodotte dal frequente attraversamento da parte degli autoctoni e utilizzate appunto per giungere su viale di Torre Maura. In alternativa quest’ultima sarebbe raggiungibile solo percorrendo un lungo tratto di strada che vede via delle Rondini sfociare infine su via del Fosso di Santa Maura (qui la mappa più generale per farsi un’idea della zona).
L’immagine qui sopra è una veduta aerea che risale al 2012 e da allora tutta la parte che dà su viale di Torre Maura è stata razionalizzata e risistemata. Tra la zona di via delle Rondini e viale di Torre Maura si assiste ad una brusca discontinuità di UDA con la zona di Torre Maura vera e propria (Via delle Rondini) caratterizzata da case basse e ex baracche condonate e la zona oltre viale di Torre Maura che inizia a prendere le sembianze dell’adiacente e più moderno quartiere Don Bosco (Palmiro Togliatti-Tuscolana). Le due UDA, nell’area che stiamo esaminando, sono divise da questo spazio non asfaltato che produce il suddetto strappo.
Tra l’altro, come da definizione, esso non è attraversabile per mezzo d’automobili ma solo in modalità ciclopedonale.
Vediamolo più nel dettaglio:

entrata.jpg

Questa è l’entrata dello strappo provenendo da via della Cicogna. Oltre il prato si vedono gli alti palazzi che appartengono all’UDA adiacente al quartiere di Don Bosco.

strappo.jpg

Subito dopo l’entrata mostrata nella foto precedente ci troviamo nel mezzo dello strappo. Se si paragona questa immagine alla precedente veduta aerea  è possibile intravedere a sinistra il ramo che per primo si distacca dalla strada principale. E’ questo il braccio che a noi interessa.

uscita.jpg

Percorso tutto il ramo a sinistra si sbuca su viale di Torre Maura attraverso un’uscita non agevole da percorrere.

uscita 2.jpg

Qui abbiamo cambiato visuale. Ora ci troviamo su viale di Torre Maura guardando dalla strada l’uscita dello strappo. In cielo scie chimiche 😉
Da notare (prossima fotografia) come immettendosi sul marciapiede di viale di Torre Maura lo strappo stia producendo una piccola cuspide sedimentaria che però per via dei passaggi di bici (infatti sul marciapiede c’è anche una ciclabile) e pedoni non ha modo di affermarsi una volta per tutte .

cuspide.jpg

La cuspide finisce per strada dove il passaggio delle automobili la disperde definitivamente.
Lo strato proprio sotto il marciapiede (visibile nella prossima foto) è il deposito più vecchio in cui potrebbe essere interessante scavare alla ricerca della genealogia dello strappo.

cuspide2.jpg

Dopo poco più di un chilometro giungiamo finalmente al separatore di viale Ciamarra – zona Torre Spaccata.
Si tratta di un’isola pedonale della larghezza non costante di circa 7/10 metri e della lunghezza esatta di un chilometro.

separatore.jpg

La posizione mostrata nella foto qui sopra è la parte iniziale del separatore (o finale dipende dal senso di percorrenza) con a destra e sinistra l’UDA continua resa intermittente (come da definizione) del separatore che stiamo analizzando.

sep mappa tra.jpg

Nella mappa sopra l’esatto punto in cui è stata scattata la foto precedente e la direzione di marcia che stiamo percorrendo. Alle spalle ci siamo lasciati lo strappo e la cuspide di Torre Maura.
In questa mappa che evidenzia sopratutto le unità abitative il separatore è appena visibile. Qui la stessa mappa da veduta aerea e col separatore più evidenziato.

sepa 2.jpg

Procedendo nel verso della freccia mostrata nella mappa, incontriamo un altro separatore (nella prima mappa all’inizio del post indicato come secondo separatore) che taglia perpendicolarmente quello su cui stiamo pedalando. Si tratta quindi di un sistema di separatori.

sep3.jpg

Più nel dettaglio: i separatori s’incrociano ma la colorazione dell’UDA rimane invariata.
Quella messa in scena del separatore è una quinta teatrale, un’operazione di cosmesi, su un’UDA che non perde d’integrità nonostante appaia visivamente frammentata e spezzettata.

sep4.jpg

Ancora più nel dettaglio: il sottopasso del sistema di separatori.
Il separatore che corre nel mezzo di viale Ciamarra (quello principale) inserisce al proprio interno interessanti elementi (arredi urbani) di discontinuità rispetto all’atmosfera dell’UDA Torre Spaccata. Il separatore prevede delle aree “tematiche” attraversate da una ciclabile. Ecco gli eso-elementi utilizzati per disarmonizzare l’UDA:

panc.jpg

Panchine disergonomizzate. Belle ma con seduta molto scomoda. Lo schienale è esageratamente alto e non permette lo spostamento indietro della nuca.

specch.jpg

Specchi deformanti “ostili” in cui non si riesce a non comparire rovesciati.

mega.jpg

Bellissimo: megafono rotante, orientabile (vedi il filmato) per comizi d’infanti umani. Nella foto non è percepibile ma l’imbuto d’ingresso del segnale è posizionato a 50 massimo 60 centimetri da terra: inutilizzabile per un adulto a meno di non accovacciarsi.

frecc.jpg

Il gioco delle freccette, ma senza punteggi (e senza freccette). Un tale bersaglio può facilmente innescare una affordance vandalica o conflittuale. Il suo compagno (non fotografato) è di fatti stato menomato.

sistema.jpg

Sistema di comunicazione attraverso tubi sotterranei onde scambiare messaggi segreti cifrati e isolarsi dal resto del contesto.

dioniso.jpg

Il gioco lo “Orecchio di Dioniso” con emittente e ricevente o viceversa (in foto anche un “nasone” libero). Anche in questo caso si rimanda a una forma di comunicazione che atomizza i giocatori e li isola dal contesto.

para.jpg

La guida c’informa che il separatore ha un nome specifico (ufficiale nell’urbanistica tradizionale): spazio parapedonale che da definizione contempla, non a caso,  dissuasori e barriere.

Il separatore parapedonale di Torre Spaccata è uno spazio abbastanza unico nel panorama romano in cui generalmente l’horror vacui è colmato tutt’al più dal classico trittico: scivolo, altalena, terriera. La scelta è quindi molto interessante e anche molto bella a dire il vero; ricorda più l’arredo urbano delle città del nord europa che quello di un quartiere periferico romano.
Al suo interno s’integrano spazi di socializzazione, su disarmoniche panchine, spazi per i cani e giochi molto (anche troppo) sofisticati per bambini. Manca una guida ai giochi che in questo contesto sarebbe stata molto utile.
In questa lingua di terra si confrontano assi valoriali e simbolici tra loro opposti e in aperta competizione. Di fatto si tratta a tutti gli effetti di un separatore (funzione cosmetica) ma la sua morfologia “aliena” rispetto al resto dell’UDA ne fa anche un vero e proprio Totem d’incongruenza (si veda l’atlante o il glossario on line) ovvero un elemento disgregativo della compattezza dell’UDA.
All’opposto ci aspettiamo di trovare un Tonal (aggregatore) con ogni probabilità rappresentato dalla vecchia torre (Torre Spaccata) che in questa ricognizione non abbiamo però intercettato ma che ci riproponiamo di individuare in un prossimo sopralluogo.
In questa doppia funzione il separatore/totem assume un ruolo nuovo molto poco coerente con quanto inizialmente sostenuto circa la sua funzione esclusivamente dissimulatoria e cosmetica. Da totem il ruolo del separatore potrebbe essere ben più decisivo per la tenuta dell’UDA stessa.  Un indizio del suo essere anche totem d’incongruenza ci viene dall’evidenza che nonostante esista da poco tempo (nelle carte del 2012 al suo posto c’era solo un piccolo marciapiede), il separatore mostra già i segni di una continua e ripetuta vandalizzazione da parte del quartiere che potrebbe percepirlo come elemento destabilizzatore.
Un altro elemento marca la possibilità di questo doppio ruolo. Da separatore parapedonale l’apparato contempla dei curiosi sistemi di espansione del verde congegnati come dei veri e propri muri invalicabili così da rimarcare con forza la sua vocazione bisettrice e di rottura della continuità udale: dei muri verdi con strutture in metallo accompagnati da belle abat-jour stradali.

muri.jpg

Ancora, la natura “aliena” del separatore/totem entro il contesto dell’UDA è evidenziato dalla presenza di strutture ufomorfiche generali che spuntano misteriosamente dal terreno (si tratta probabilmente di sfiatatoi):

ufomorfismo.jpg

Non è raro che strutture apparentemente assimilabili a certe funzioni (il separatore) possano al contempo svolgerne altre (totem). In questo caso si tratta di applicazioni omologhe dato che tra separatori e totem d’incongruenza esiste un qualche tipo di parentela.
I totem d’incongruenza (nascosti anche sotto le sembianze d’innocui separatori) possono diventare potenti alleati qualora lo scopo sia disgregare un’UDA o temibili nemici qualora lo scopo sia preservarla.
Abbiamo provato ad assegnare un colore a questa UDA basandoci sulla Tavola cromatica degli stati d’animo: ci è parso che la nostra scelta s’orientasse spontaneamente sul gradiente 32. Dall’Atlante correliamo il gradiente e il sapore: aspro, nel suo valore più alto dato che il cluster è limitato dai valori 29-32. Si tratta di “un’ambiance resistente, vivida” (leggiamo dall’atlante UfoCiclistico). L’impressione fenomenica coincide col valore atteso; coerentemente siamo in presenza di una UDA molto caratterizzata e ben sedimentata sotto attacco da parte di un totem che le si sta sviluppando dentro. Non affatto è certo alla fine quale forza avrà il sopravvento nell’asse aggregazione/disgregazione. Da quel che possiamo vedere il totem è, purtroppo, costantemente sotto l’attacco degli autoctoni. Ciò ci spinge a pensare che il totem nel giro di pochi anni finirà per sparire tornando ad essere solo un separatore

colorata.jpg

Nella mappa qui sopra il TCSD è il riferimento alla Tavola Cromatica degli Stati d’Animo (il colore differisce un po’ per via del livello di trasparenza).

Ci salutiamo con la simpatica Valeria:

bau.jpg

Bau a tutti!!!