XVI ricognizione ufociclistica – in cerca di psico-dissuasori – 23/09/2019

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La sedicesima ricognizione (notturna) ufociclista è stata indetta in coincidenza con l’equinozio d’autunno (si veda: UfoCiclismo: perché praticarlo in concomitanza con eventi astronomici?)
Il tema (da seguire in modo blando) che ci eravamo proposti era quello dell’individuazione di psico-dissuasori (nella fattispecie il design ostile) collocati lungo il percorso pedalato.
“Blando” non perché il tema non sia importante ma per via del fatto che affidiamo questo tipo di approfondimenti alle ricognizioni diurne, mentre quelle notturne hanno sopratutto un carattere ludico anche se, a loro modo, analitico.

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Ufociclisti a piazzale Appio, il tradizionale punto di raccolta.

L’idea che sta dietro all’individuazione degli psico-dissuasori è quella che la città, quando esplorata liberamente, produca, forzi, dei percorsi che sono la somma tra psico-dissuasori (respingenti e centrifughi) e attrattori (seduttivi e centripeti).
La metafora che spesso evochiamo è quella della pallina d’acciaio nel flipper e il suo movimento sul piano: attratta e strattonata dagli oggetti che incontra durante il suo cammino.
Di sovente attrattori e psico-dissuasori sono oggetti immateriali (ad esempio l’affezione per una strada, l’illuminazione di un quartiere eccetera) altre volte si tratta di oggetti veri e propri come nel caso di quelli qui descritti.
Esistono vari modi di forzare degli psico-dissuasori (si veda anche: Zone rosse: conflitto cromatico ed esclusione e/o Come si ritonalizza una zona rossa – Sea Watch 3 e si vedano anche le azioni del collettivo Design For Everyone) o di resistere (qualora se ne senta il bisogno) a degli attrattori. Tuttavia, tutto ciò,  non era l’obiettivo della ricognizione che si è limitata a intercettare pezzi di unpleasant design in giro per la città, al fine di documentali e “pesarli”.
Nel breve tratto percorso e nello sguardo un po’ distratto e non troppo approfondito non abbiamo trovato moltissimi casi di design ostile; segno forse che Roma rimane, detto in senso un po’ improprio, una città ancora abbastanza aperta.
Tutto l’unpleasant design che abbiamo intercettato si concentra attorno alla stazione Termini, da sempre luogo di rifugio per senzatetto, per passeggeri sostanti e per sostanti attraversatori, più o meno abituali, della città.
D’altro canto, le stazioni, non solo a Roma, sono da sempre in “guerra” contro l’uso abitativo di fortuna che la loro affordance (l’invito all’uso che un oggetto più o meno consapevolmente esprime) sprona a sfruttare.  In questo senso, anche una stazione può essere vista come la somma delle forze attrattive (sale d’attesa, panchine, tettoie, l’inizio di un viaggio eccetera) e forze respingenti (design delle suppellettili studiato per ridurre al minimo la sosta, videosorveglianza, controlli eccetera) che la compongono. L’atmosfera che ivi risiede è evidentemente prodotta dallo squilibrio di una forza rispetto all’altra. Una stazione è sicuramente, nella sua complessità di meccanismi, una UDA in cui prevale un’atmosfera rispetto ad altre considerabili come trascurabili o triviali.

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Gli ufociclisti di fronte l’entrata della stazione Termini

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Torri dissuasori mobili per dissuadere all’entrata di non si sa bene cosa. Se ti ci siedi (la loro affordance invita la fugace seduta) si avvicina un addetto che ti fa spostare

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Dissuasori piramidali onde evitare che le persone sostino sul muricciolo

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Grate impediscono ai senzatetto di ricavarsi una nicchia per la notte negli spazi immediatamente esterni alla stazione

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Per qualche ragione, forse pudore, ad una delle grate dissuadenti è stato appeso un cartello relativo alle norme dei lavori in corso… per mitigare forse pubblicamente la vergogna dell’impedire a persone bisognose di trovare riparo. Più probabilmente, il cartello era già apposto sulla grata e non è stato tolto nonostante il cambio d’uso

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Panchine inclinate per limitare i tempi della sosta ed evitare lo stazionamento sdraiati

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Prove di usabilità

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In questa foto, falliti i test di usabilità, gli ufociclisti sperimentano usi alternativi delle panchine ostili

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Il sottopasso della stazione Termini. Dissuasori impediscono il pernottamento dei senzatetto che un tempo, in questo passaggio, trovavano riparo dal freddo e dalle piogge invernali

Il senso degli psico-dissuasori, così come delle zone rosse, dei daspo urbani, è quello di rendere tutti gli abitanti della città virtualmente alienabili, o nella migliore delle ipotesi degli ospiti, entro certi limiti, tollerati. Le misure di controllo sempre più operano nel senso di una sospensione temporanea (emergenziale) della cittadinanza.
Le tecniche di design ostile oggi si sono evolute passando dalla dissuasione dello stazionamento (pernotto e lunga sosta) a quelle della riduzione dei tempi del passaggio (ad esempio le panchine inclinate). L’attraversamento della città s’avvia alla regolamentazione tramite disco orario.
Le pratiche di respingimento, allontanamento, alienazione, somigliano sempre più a quelle di un capitalismo che ci vuole fuori dal pianeta, a non intralciare i suoi piani d’occupazione finale, in una estrema prefigurazione di un futuro in cui la forza lavoro avrà diritto s’esistenza solo se multiplanetariamente specializzata e adattata a vivere su altri pianeti del sistema solare.

Documentati un po’ di psico-dissuasori della stazione Termini gli ufociclisti, in ritardo sulla tabella di marcia, si sono diretti verso l’iniziale punto di raccolta a piazzale Appio. Nel fare ciò sono passati per un pezzo di via Casilina vecchia, adiacente a Porta Maggiore, che spesso viene citata nei rapporti sulla zona est/sud-est di Roma.

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Gli ufociclisti (illuminati a giorno) fermi lungo l’intersezione di Casilina vecchia

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Ci si rimette in cammino

Si tratta di una intersezione, ovvero di un tratto “sociopatico” (si veda anche: Intersezione Togliatti) di strada che pur immerso in molte atmosfere che attraversa (molte UDA), riesce a non contaminarsi, restando sempre avulso da qualsiasi tipo di caratterizzatine emozionale. Questo il senso dell’attributo della sociopatia.
Sono pezzi di città molto peculiari che costituiscono delle specifiche soluzioni di continuità in sezioni di territorio che altrimenti potrebbero apparire del tutto omogenee. Costitutivamente aiutano molto bene a comprendere i radicali cambi d’atmosfera nel passaggio da un’UDA all’altra.
La foto sopra è stata scattata nel momento in cui collettivamente si approfondisce la storia di questa intersezione. Qui un tempo c’era l’occupazione dell’Ex Pastificio Pantanella, retta da migranti (la cronaca di Radio Radicale dell’epoca) e oggi divenuta un residence per classi altolocate (ironia della sorte?).

Infine la ricognizione è giunta a via della Travicella, obiettivo finale della pedalata.
Si tratta di una piccola strada (una traversa di via Appia antica, situata poco dopo porta San Sebastiano), inclusa in due piccoli muriccioli e pavimentata con sanpietrini. Ufociclisticamente si tratta di una varietà dimensionale d’ordine inferiore, un “budello” di spazio che esprime prioritariamente il comando del dover-fare o del non-poter-non fare, vista la sua carenza di dimensioni spaziali. Lungo una varietà d’ordine inferiore si può procedere avanti, indietro; al più fermarsi o accelerare. Varietà d’ordine inferiore sono anche i tunnel, le funi, gli ascensori o una vita retta da sani e inamovibili principi.
Un modo di combattere questa prevaricazione è quella d’occupare una varietà dimensionale con un picnic ad esempio.
Essendo disertata da automobili, via della Travicella è perfetta per picnic esoplanetari (banchetti vegan di benvenuto per extraterrestri) e soste per skywatching a rimirar stelle, pianeti e lune.
L’ufociclista Diego s’è intrattenuto a individuare le costellazioni facendo volontariamente a meno di google skymap.

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via della Travicella. In cielo è visibile un UFO. Ci troviamo infatti vicinissimi a una importante ley line: via Appia antica

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Sul momento non ci eravamo accorti. Lo abbiamo visto solo molto più tardi riguardando le foto di Francesco (qui in dettaglio e più contrastata).  Si potrebbe trattare di un UFO a forma triangolare… molto caratteristico nelle descrizione di questi fenomeni

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via della Travicella

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via della Travicella, il picnic esoplanetario

Durante l’abbondantissima cena a base di hummus, insalata di echinacea, cicerchia patate e peperoncini, s’è avvita una accesissima discussione sul senso dell’Antropocene evocato da un’ufociclista che consigliava la visione del film Antropocene, l’epoca umana.
Rapidamente il venire meno di una netta distinzione tra Antropocene e Capitalocene (distinzione che tra le tante annovera anche uno scarto quantitativo dell’intervento umano sul pianeta) ha dirottato le osservazioni degli astanti sulle responsabilità delle civiltà fin dal neolitico e, se plausibile, anche prima, finendo per assumere i toni della divaricazione tra occidente e resto del mondo.
Pericoli in cui ci si può imbattere quando l’analisi transita dalle responsabilità degli specifici modi di produzione a quelle “personali” (opinione del compilatore del rapporto).

A fine cena i ricognitori si sono avviati nuovamente verso il punto di raccolta iniziale onde dichiarare conclusa la sedicesima ricognizione.
Anche questa volta nessun alieno ha accettato l’invito a cena. Sarà certamente per la prossima volta.

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Mappa del percorso e operatori (clicca qui per ingrandire)

Legenda:

UDA armonica (si veda: Le UDA armoniche)
Occultatore
Omphalos
Tonal
Piattaforma girevole (si veda: Gilets Jaunes a bordo di dischi volanti. Le piattaforme girevoli)

 

 

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XII Ricognizione UfoCiclistica – eclissi lunare

Rapporto redatto da Dafne
Integrato da Cobol Pongide
Venerdì 27 luglio 2018

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L’eclissi totale di luna è un evento che si verifica ogni 150 anni. Se a questa si aggiunge la vicinanza di Marte alla Terra, quale giornata migliore per gli ufociclisti per uscire in ricognizione notturna?
Ma stasera a pedalare per le strade di Roma non ci sono solo loro, infatti l’evento coincide perfettamente con l’ultimo venerdì del mese, giorno della Critical Mass e con l’adunata della Pedalata di luna piena che richiama moltissimi ciclisti romani e non, che si muovono ogni volta che il satellite terrestre compare in tutta la sua interezza. Come stasera.
Negli anni la Pedalata di luna piena è divenuto quantitativamente l’appuntamento di gran lunga più popolato del ciclismo romano.

L’aria è tersa ma tesa. Gli ufociclisti s’incontrano come sempre alla metro San Giovanni (vicino alla piattaforma girevole di Re di Roma), appuntamento anticipato di un’ora rispetto al solito, per raggiungere la Critical Mass in tempo. E’ circolata l’idea di proporre un percorso, per quella sera, che potrebbe portare la CM al BAM (Biblioteca Abusiva Metropolitana) di Centocelle, di recente presa di mira dai fascisti. Gli ufociclisti si sono espressi molto favorevolmente al riguardo. Dal BAM poi eventualmente si ripromettono di proporre uno spostamento, per chi lo vuole, verso il vicino parco di Centocelle (storico teatro di avvistamenti UFO) o a quello (sempre vicino) di Tor Tre Teste (anche questo parco ultimamente è interessato da fenomeni UFO come si può leggere in questo resoconto) dove godersi l’evento dell’eclissi lunare un po’ al riparo dall’inquinamento elettromagnetico ostile alla stratosfera.
La proposta per il BAM si scontrerà però con quella parte della critical che vorrebbe unirsi alla Pedalata di luna piena trasformando (anche se solo per quella sera) lo storico appuntamento ciclo-attivista in una passeggiata a pedali. A differenza della proposta circolata informalmente per il BAM, l’idea di congiungersi alla Pedalata di luna piena è stata annunciata sulla pagina fb della CM di Roma.
Di fatto è la stessa modalità con cui è stata indetta la critical di quella sera ad aver infastidito gli ufociclisti: la Critical Mass si muove da sempre libera per la città senza preannunciare l’esito di un percorso o di una convergenza in particolare: proprio come un UFO.

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Punto di raccolta ufociclistico

Alle 19.50 gli ufociclisti sono in 12 mentre a piazza Vittorio (proprio vicinissimi alla porta alchemica un tempo il tonal di quella zona prima che Casapound ne ridefinisse i contorni tonali – e con la sola CM a contrastarli simbolicamente) si sono riuniti 40 ciclisti.
Passa ancora un po’ di tempo e la critical si rimpingua con una certa orgogliosa profusione.
Baci e abbracci.
Ora anche gli ufociclisti hanno raggiunto la Critical Mass. Anche noi baci e abbracci.
Non c’é accordo su dove spostarsi… generalmente non ce n’é bisogno.
Alle 20,30 si parte.
Gli ufociclisti prendono la testa della massa critica muovendosi verso la stazione Termini. Su via Giolitti tentano di prendere viale de Nicola per poi dirigersi verso via Nomentana evitando (scongiurando) di congiungersi con la Pedalata di luna piena, ma la critical compatta tira dritta e raggiunge piazza della Repubblica per poi imboccare via Nazionale. Nella critical evidentemente prevale l’idea di raggiungere prima piazza del Popolo da sempre luogo di partenza della luna piena.
Poco male. Gli ufociclisti tornano sui propri passi e si accodano alla critical all’altezza del tunnel (tecnicamente una varietà dimensionale di grado 2 – si veda questo resoconto) di via Milano. C’è tra loro una ciclista nuova a questo tipo di uscite serali, e per questo fa confusione tra i due tipi d’iniziativa; al che Dafne si sente in dovere di elargire chiarimenti.
Con gli ufociclisti, in questo tentativo/proposta di raggiungere prioritariamente il BAM c’è anche il popolo di Centocelle in bicicletta.

Da questo momento tutto diventa molto rapido e convulso. Appena giunti a piazza del Popolo (un’altra piattaforma girevole) la Pedalata di luna piena fischia la partenza.
Ufociclisti, popolo di Centocelle e parte della CM decidono di tentare di ricompattare il resto della massa critica che prevedibilmente s’é liquefatta nel resto dei ciclisti lunatici.
Prendono la testa del flusso circolare a pedali sfruttando il proprio momento angolare.

Avviene un piccolo incidente con un tassista a un incrocio. Costui non si vuole fermare nemmeno cinque minuti, nemmeno di fronte a cotanta imponente massa tubolare e minaccia Dafne di denuncia per blocco di servizio pubblico. Poi la manda a quel paese insultandola pesantemente.

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La massa ciclistica: Luna piena + CM + ufociclisti

Niente di nuovo. Episodi come questo sono all’ordine del giorno; lo sono per i singoli ciclisti e per la massa critica. Nonostante la sproporzione numerica tra automobili e biciclette e nonostante lo squilibrio di effetti che le une posso avere sulle altre. Nonostante tutto ciò sono però sempre il ciclista e la CM ad essere additati come “estremisti” come un iterato e noioso gioco delle parti in cui non risalta un briciolo di originalità narrativa.
E ciò nonostante abbia sempre prevalso la volontà di delucidazione del ciclista che pazientemente spiega all’automobilista infuriato (ma a volte anche solo incuriosito) il senso di quelle manifestazioni portate avanti con gioia e allegria.
Nonostante ciò, quindi.

Ci sono tanti turisti a Roma in questa notte che come sempre guardano incuriositi e allegri.
A piazza Venezia finalmente si scorge la luna completamente coperta: una palla nera ombreggiata di rosso, che sembra una sfera di piombo sparata in cielo.

Davanti all’altare della patria partono cori contro patria e stato da parte di quei ciclisti che rivendicano il proprio spirito libertario e antifascista in un periodo tanto buio che l’eclissi lunare sembra giustamente sottolineare.
Si tratta di una sorta di affordance conflittuale che emerge spontanea e l’altare della patria, i militari impettiti appaiono come teatrali provocazioni: o meglio psico-dissuasori (si veda questo resoconto).
C’e’ poco tempo però per scrutare il cielo in cerca di alleanze con visitatori cosmici (che poi scopriremo invece essersi ampiamente manifestati a Roma e provincia quella sera). Stasera le ragioni di quel pezzettino di mondo che si chiama BAM (che tecnicamente potrebbe essere definito un attrattore) ci sembrano ben più urgenti come le tante ragioni di chi sta vivendo intimidazioni e repressioni a Roma e altrove.

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La massa di ciclisti percorre via dei Fori (una esplicita e storica ley line) e la luna ancora li accompagna sopra il colosseo, poi su per via Labicana dove avviene un secondo incidente di percorso. Dafne che quella sera è indemoniata e incazzata come non mai, come se dovesse scaricare tutta la rabbia di una vita in una singolarità, individua e si rivolge al ciclista che gestisce una pagina fb della Critical Mass. Gli esprime il proprio disappunto circa la modalità del percorso prefissato che anticipava il rendez vous con la Pedalata di luna piena. Ciò tanto più che da giorni circolava l’idea di giungere al BAM in segno di solidarietà e forse anche con ragioni più in linea con lo spirito della CM.
Il ciclista non solo nega il suo coinvolgimento nella pagina fb ma di risposta accusa Dafne di aver trasformato, col popolo di Centocelle, la Critical Mass in un corteo politico portando con sé le bandiere della Palestina. Di fatto li accusa di difendere la dignità di un popolo dall’oppressione dello stato israeliano.
Ma la Critical Mass è una libera espressione e come tale, entro il rispetto delle libertà altrui, non accetta di essere redarguita da nessuno. E’ inoltre assurdo sostenere posizioni neutrali all’interno della CM: almeno fino a quando essa si dichiarerà esplicitamente antifascista (e speriamo un giorno anche antispecista).
Accanto al ciclista che dibatte con Dafne, c’è una donna bionda con un fischietto che urla di lasciare spazio ai pedoni. Inutile spiegarle che la CM blocca le strade semplicemente perché le bici stesse in quel momento sono il traffico. Inoltre i ciclisti non sono vigili urbani [e, aggiungiamo, nemmeno vogliono essere reclusi entro le ciclabili (varietà dimensionali 1) con bici targate e identificate dal pizzardone astratto].
Crediamo sia il caso che questi principi basilari siano sempre molto chiari in coloro che partecipano, che si confrontano o che propongono convergenze con e per la CM (ma questa è solo la nostra opinione).

A Via Labicana Cobol tenta di serrare le fila. Dalla testa dell’incedere lavico blocca il flusso di ciclisti per ricompattare la Critical Mass e per invogliare eventualmente qualche altro ciclista di quelli giunti per la luna piena a dirigersi verso la BAM di Centocelle.
Una organizzatrice della Pedalata di luna piena gli inveisce rabbiosamente contro rivendicando con vigore la proprietà di quella massa di ciclisti (non aspettava altro è la sensazione). Attacca Cobol affermando che quella è la Pedalata di luna piena! Non la Critical Mass! Cobol gli fa notare:
1) che li non c’é solo la Luna piena;
2) che la luna piena non s’é “comprata” i ciclisti.
La ciclista non vuole sentire ragioni e non accetta alcun tipo di argomentazione dato che, sostiene lei, la stragrande maggioranza dei ciclisti sono lì per la luna piena.
Quantitativamente costei ha ragione ma al di là delle risibili argomentazioni e della buffa (meglio dire surreale) polemica innescata sulla proprietà degli ignari ciclisti, su questo punto vogliamo essere estremamente chiari:

chiunque pensi che le forme di aggregazione ciclistica siano una strategia per formare e condurre greggi si troverà sempre gli ufociclisti contro! I pastori se ne restino nelle chiese!

L’idea di apporre un sigillo, un’etichetta sui ciclisti è parossistica tanto più per una manifestazione che ha nel proprio nome il satellite terrestre dichiarato, dall’umanità, avverso al principio della proprietà privata.
La luna è in accordo con noi e quella sera ha deciso di sparire dal cielo nella sua interezza per sparigliare pastori, padri e padroni.

Dallo scontro ne nasce una piccola scissione alcuni ciclisti CM si dirigono verso Porta Maggiore (un omphalos generatore di molte ley line) mentre la stragrande maggioranza segue legittimamente la Pedalata di luna piena verso piazza San Giovanni.

A Porta Maggiore la Critical Mass finalmente si ricompatta (almeno in parte) e un po’ motivati dal bisogno di assistere in pace all’eclissi, un po’ per l’urgenza di raggiungere il BAM  infila finalmente via Casilina in direzione di Centocelle.
Il resto dei ciclisti con la luna piena proseguono verso Scalo San Lorenzo e poi via Tiburtina.
All’altezza di via della Primavera l’ufociclista Valeria propone una bellissima scorciatoia (ci riproponiamo di ripercorrerla documentandola per stabilire se si tratti di una scorciatoia o di uno strappo in termini ufociclistici).

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Iniziativa alla BAM

La Critical Mass giunge finalmente alla BAM dove c’è l’aperitivo antifascista.
Gli ufociclisti guardano la luna, che ora inizia a scoprirsi, attraverso i bassi palazzi di Centocelle, mangiando riso con le verdure.
Stefano (un ciclista) dice loro che l’eclissi totale di luna in piena città è uno spettacolo unico: tra 150 anni quei palazzi non ci saranno e non c’erano 150 anni prima.
La luna che si tinge di rosso è una grande occasione per testare la Teoria cromatica degli stati d’animo degli ufociclisti. Quella sera il satellite è una vera e propria UDA (Unità d’Ambiance) e sulla sua compattezza e tenore tonale non produce o induce in equivoci. Un’occhiata alla tavola cromatica degli stati d’animo (un metodo per associare emotività sensibile e varietà cromatiche) e scegliamo compattamente il cluster che va dall’1 al 4. L’1 è la tonalità scelta: il limite inferiore del cluster di riferimento. Anche troppo facile. Leggiamo dall’atlante la corrispondenza timica: Umami – ambiance ricca, varia, densa, strutturata. Ci pare abbia senso per un’ambiance che quella sera la fa da padrone su tutte. Tutti col naso rivolto all’insù.
Si battibecca un po’ sulla natura del colore rosso della luna. Qualcuno sostiene sia l’influenza di Marte. Ci pare una bella suggestione ma del tutto improbabile.
C’e’ in corso un acceso dibattito sulle teorie di Mauro Biglino e sulla sua idea di una lettura letterale dei testi sacri. Per Cobol si tratta di un’interessante autopoiesi che però finisce per auto-assoggettarsi in una storia dell’umanità schiava di genti provenienti da altri pianeti. Altri padroni… basta!
Marco, Lorena e Martina argomentano con o contro Cobol.
Insomma Biglino non s’è inventato nulla di nuovo rispetto alla paleoastronautica tanto in voga negli anni Settanta. Il consiglio è sempre quello di vedersi questo storico documento: datato, storicamente sorpassato ma con una colonna sonora bellissima e immagini in 16 millimetri da pelle d’oca.
Così finisce questa anomala pedalata, che di solito si conclude nella quiete notturna dei parchi cittadini.

P. S. l’intero tracciato del percorso della ricognizione lo isseremo più in là dopo aver recuperato le coordinate della scorciatoia/strappo di Valeria.

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Una foto della luna in uscita dall’eclissi. Praticamente un Tao.

Strappo – via Assisi – Roma – 22/7/2018

Rapporto redatto da Cobol Pongide

Gergalmente lo  “strappo” a Roma è il passaggio dato al volo, improvvisato, che consente evidentemente di percorrere tratte più velocemente e agevolmente rispetto ai mezzi che si avrebbero a disposizione per compiere lo stesso percorso.
“Ti do uno strappo”  indica, in maniera informale, la disponibilità ad accompagnare qualcuno da qualche parte facendole risparmiare tempo.

Non poco probabilmente l’UfoCiclismo ha integrato questo gergalismo nella sua concezione di strappo tanto più che anche in topologia esso indica un’operazione di discontinuità rispetto all’omeomorfismo delle UDA (si veda l’atlante UfoCiclistico) che per trasposizione vengono “violate” da passaggi atti a far risparmiare tempo nello spostamento in altre UDA. A differenza dalla scorciatoia, lo strappo ha caratteristiche peculiari. Da definizione esso è un: “Passaggio di natura concreta o/e di natura emozionale che connette elementi di una <<collezione>>. Gli strappi si distinguono quindi dalle <<scorciatoie>> per il fatto di mettere in comunicazione, ad esempio, punti di UDA differenti” (si veda l’atlante UfoCiclistico). Ancora, la caratteristica di uno strappo (ne avevamo già parlato qui) è quella di attraversare (collegando due UDA) un terzo spazio, spesso un’enclave, caratterizzato dallo sprigionare una colorazione emotiva irriducibile a quella dei due spazi adiacenti.
Lo strappo è quindi un concetto fondamentale dell’UfoCiclismo nella precisa definizione di un’UDA perché stabilisce attributi specifici e irriducibili ad una condizione (quella delle scorciatoie) che è peculiare del mezzo bicicletta stesso.
La bici per propria natura è una cacciatrice di scorciatoie, importante è quindi dettagliare le caratteristiche di uno spazio o di una condizione d’attraversamento (ufociclisticamente si parla di oggetti/sequenza) che pur molto simile alla scorciatoia è ad essa invece irriducibile.

Siamo tornati quindi sullo strappo di via Assisi a Roma che avevamo trattato nell’atlante. Partiamo da quella mappa quindi:

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Questa è la situazione (da manuale) che andremo a riesplorare con due UDA caratterizzate da differenti tonalità emotive e un passaggio (lo strappo) che attraversa un’altra UDA, in questo caso un’enclave (per la definizione di enclave si veda l’atlante UfoCiclistico).

Ce la siamo presa un po’ comoda e abbiamo iniziato questa ricognizione da uno dei quadranti estremi di Roma sud/est: il quartiere di Tor Tre Teste di cui abbiamo relazionato di un recente avvistamento UFO.
Siamo su via Viscogliosi quasi all’angolo con via di Tor Tre Teste. Qui si apre uno dei tanti varchi al parco Giovanni Palatucci più noto come parco di Tor Tre Teste.

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Lo attraversiamo tangenzialmente uscendo su via Castelli (nella foto che segue).

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La strada a senso vietato che intravediamo è via delle Nespole. Ne percorriamo pochi metri fino all’entrata in un altro parco (di cui non conosciamo il nome).

Prima ci soffermiamo sul “graffito” di Holly e Benji della Scuola Calcio Elite Savio su via Castelli (nella foto che segue).

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Via delle Nespole dicevamo quindi. Siamo già nel quartiere Alessandrino. Pochi metri come detto ed eccoci all’entrata del secondo parco.


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Se non la si conosce ci si può facilmente sbagliare perché sembra un’entrata privata. Si tratta a tutti gli effetti di una scorciatoia sopratutto provenendo dal senso vietato di via Castelli.  In fondo alla fila di macchine parcheggiate sulla sinistra c’é il parco che attraverseremo.

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Qui qualcuno o qualcosa sta dipingendo le panchine di un bel rosso.
Usciamo su via Bonafede. Per prendere subito via delle Passiflore. Attraversiamo viale Alessandrino per prendere viale della Bella Villa e poi via dell’Edera che ci porta direttamente sull’intersezione (si veda l’atlante UfoCiclistico) di viale Palmiro Togliatti altezza via Casilina (per il concetto d’intersezione si può leggere anche il resoconto della ottava ricognizione ufociclistica).

E’ un piccolissimo tratto quello che percorriamo sull’intersezione Togliatti (su ciclabile tra l’altro – da molti ritenuta la peggior ciclabile dell’universo); ci immettiamo infatti immediatamente su via Casilina.
Giusto il tempo di soffermarsi sugli scavi nei pressi della stazione di Centocelle (vedi foto che segue) su cui torneremo in maniera più dettagliata quando approfondiremo il concetto di UDA contattistica (si veda latlante UfoCiclistico).

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Un “vitone” blocca rotaie. I reperti archeologici (visibili dietro la vite) infatti sono posizionati esattamente al centro della ferrovia Roma-Giardinetti

Costeggiamo il parco di Centocelle per giungere fino a via di Centocelle. Qui percorriamo il tratto interessato agli incendi tossici del 2017 (e anche su questi torneremo a proposito della UDA Contattistica). Nella foto che segue, su via di Centocelle, il canalone da cui nel 2017 iniziarono i roghi che caratterizzarono l’estate tossica di quella parte di Roma.

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Arriviamo quindi a via degli Angeli e lì fino all’incrocio con via di Porta Furba/via di Tor Pignattara (nella foto che segue).

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Da qui si accede al quartiere del Mandrione dove risiede finalmente lo strappo.
Nella foto sopra quella che s’intravede è ancora via degli Angeli caratterizzata da una commistione di architetture nuove e altre risalenti agli anni Quaranta. La caratteristica più evidente del quartiere (una borgata) è il riutilizzo che fu fatto in senso abitativo dell’Acquedotto Felice negli anni sul finire della Seconda Guerra Mondiale (wikipedia). Lo vedremo tra poco.
Attira la nostra attenzione invece un’altra caratteristica: l’abbondante presenza di specchi convessi stradali in questa zona.
Ne abbiamo fatta una mappa.

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Il primo specchio su via degli Angeli (1).

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Sempre via degli Angeli. A destra una tipica casa bassa del Mandrione mentre a sinistra su un altro livello stradale (più basso) si ergono i palazzi di Tor Pignattara.

Adiacente al caratteristico scorcio mostrato nella foto precedente un altro specchio (2).
Ancora via degli Angeli:

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Nella foto che segue l’angolo con via dei Savorgnan (sul lato sinistro le automobili bellamente accomodate sul marciapiede):

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Sul lato opposto dell’incrocio un altro specchio (3) – la foto seguente:

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Siamo sempre su via degli Angeli. Se rotassimo la testa vesro destra vedremmo via dei Savorgnan.

Procediamo su via degli Angeli e attraversiamo la galleria del ponte della stazione Casilina.

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Il ponte tecnicamente è un occultatore (si veda latlante UfoCiclistico) o si può vedere questo resoconto.
Attraversata la galleria un nuovo specchio su via del Mandrione (4):

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A destra la strada è interdetta mediante psico-dissuasori (si veda latlante UfoCiclistico o il glossario on line).

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L’interdizione (forse solo momentanea) rende questo pezzo di via del Mandrione una scorciatoia o uno strappo (da definire) dato che attraversandolo è possibile mettere in comunicazione due aree altrimenti tra loro molto distanti.

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Nelle due foto precedenti l’area di via del Mandrione interdetta alle automobili.
Che pace.

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Un altro psico-dissuasore (un dosso artificiale) che serviva a moderare la velocità dei mezzi a combustione quando la via era aperta.

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Ancora via del Mandrione, nella foto precedente, e a pochi metri di distanza dallo psico-dissuasore un altro specchio (5). La sua posizione è curiosa visto che da quella angolazione e quella altezza permette a coloro che solo al di là del muro di vedere cosa accade in strada a mo’ di una telecamera.

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Un altro specchio (foto precedente). Sempre via del Mandrione (6).

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Nelle quattro foto precedenti una sequenza ravvicinatissima di specchi (cinque). Rispettivamente (6 -7 – 8 – 9 – 10)

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Nella foto precedente inizia (da questa parte di via del Mandrione direzione Casilina) la sequenza di archi dell’Acquedotto Felice chiusi (un tempo) e trasformati, verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, in abitazioni di fortuna (baracche). Gli archi spesso sono piastrellati perché costituivano la cucina o il bagno di una baracca prospiciente.

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Nella foto precedente la piastrellatura è ancora evidente all’interno di un arco.

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Un altro specchio (11) e poco più avanti (foto successive) altri due. Rispettivamente (12 – 13)

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Un altro arco (foto che segue) un tempo adibito ad abitazione. E’ visibile la finestra che dava sul retro e un finestrino ancora più piccolo che forse era il bagnetto.

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Eccoci quindi all’entrata dello strappo (foto che segue).

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Il filmato precedente documenta lo stato di via del Mandrione nel 1973.
E’ riconoscibile l’acquedotto, e lì dove oggi sono visibili solo le tracce degli archi un tempo abitati, il filmato documenta dello stato delle baracche così come un tempo si dispiegavano lungo tutta la strada.

Prima d’addentrarci riguardiamo la mappa:

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Il cerchio rosso indica la posizione da cui è stata presa la foto precedente (l’entrata dello strappo) mentre la freccia rossa il senso di percorrenza fin qui eseguito su via del Mandrione.
Nell’ordine:
1) vediamo l’area senza la mappatura ufociclistica e
2) osserviamo come si compone fisicamente l’enclave attraversata dallo strappo.

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Come è possibile vedere l’area non mostra chiaramente il passaggio che stiamo esaminando. Topograficamente in rosa sono segnati gli edifici civili abitativi mentre in viola le aree industriali o addette a magazzini. Questo ci dà un’idea della composizione fisica dell’UDA di sinistra.

Ora capiamo quali sono i limiti fisici e la composizione dell’enclave che circonda lo strappo.
Riferendoci sempre alla foto precedente dell’entrata dello strappo a destra abbiamo la ferrovia (foto che segue).

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Mentre a sinistra è inaccessibile alla vista perché occupato da un’abitazione privata adiacente l’acquedotto.  Ecco cosa possiamo scorgere (foto che segue):

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Nella foto precedente (col riferimento sempre alla foto dell’entrata dello strappo) guardiamo al limite sinistro dell’enclave in uno spazio tra l’acquedotto e l’abitazione privata. Ancora non siamo entrati nello strappo.
La visione aerea ci chiarisce un po’ meglio la consistenza dell’enclave:

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Di nuovo: il cerchio indica l’entrata mentre il contorno rosso l’enclave. Davanti al cerchio l’entrata dello strappo.
L’enclave si presenta quindi come un indistinta proprietà privata: in basso  prevalentemente verde inaccessibile mentre in alto essa confina con la ferrovia. A destra c’é un’UDA costituita da piccole palazzine ed ex baracche condonate mentre a sinistra la città riprende il suo aspetto quasi abituale se non fosse che quest’area anticamente, costeggiando la ferrovia, era destinata a magazzini e ad attività produttive (quelle dal colore viola) e quindi ha un spetto abbastanza anomalo rispetto al resto del quartiere Tuscolano nel quale s’immette.

Entriamo quindi nello strappo:

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Un coppo “segnalatore” su cui è indicata la strada da seguire poco prima di superare l’arco d’entrata.

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Appena superato l’arco d’entrata (foto precedente) s’intravede l’enclave (proprietà privata).

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Davanti a noi: ecco il primo tratto dello strappo (foto sopra) fino al palo visibile (foto che segue).

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Sul palo già preso di mira dagli stickeristi lasciamo un adesivo: “la bicicletta buca la trama spaziotempo della città“… appropriatissimo!

Voltiamo a sinistra sempre lungo lo strappo:

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E raggiungiamo la salita a spire che termina su via Assisi (vera e propria) dove la città riprende il suo aspetto tradizionale:

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La parte terminale (provenendo da via del Mandrione) dello strappo: la salita a spire.

Si tratta di uno strappo molto importante perché ciclopedonalmente mette in comunicazione via Casilina con via Tuscolana (le due arterie più grandi in quella sezione della città) che altrimenti sarebbero (pur costeggiandosi a raggiera) tra loro molto distanti.
Le due arterie distano rispettivamente 1.09 chilometri mediante lo strappo e 2,34 chilometri senza strappo (si veda la mappa interattiva).

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Sul lato destro della parte finale dello strappo (foto precedente) si apre un percorso alternativo il cui ripetuto uso non previsto ha messo a nudo la struttura in ferro soggiacente. Passando da qui si evitano le spire e si giunge diretti all’ultima rampa percorrendo lo strappo nel senso inverso a quello da noi appena percorso: una scorciatoia in uno strappo.

Segue la mappa dell’intero percorso:

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L’UDA Torre Maura – Roma – 1/7/2018

Rapporto redatto da Cobol 

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La mappa al piano di sopra è l’area di Torre Maura esplorata in cerca di UDA (Unità D’Ambiance – vedi l’atlante UfoCiclista o il glossario on line).
Nello specifico ci si è mossi nello spazio compreso tra viale di Torre Maura e via dell’Aquila Reale che nella mappa precedente descrivono una sorta di triangolo scaleno col terzo lato su via Casilina.
Tanto per iniziare va chiarito (a noi stessi più che altro) che la zona di Torre Maura si estende ben oltre come è visibile nella successiva mappa.

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L’area completa è quella col tratteggio più grande mentre lo spazio limitato interno è lo spazio esplorato.
Ovviamente un’UDA non è quasi mai identificata da un intero quartiere (anche se a volte può esserlo). In questo caso il quartiere è composto da più UDA di cui una sola presa in esame.
Nella mappa prossima l’estensione completa dell’UDA che concerne la nostra esplorazione.

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A parte qualche estensione di poco conto risulta subito chiaro come ci sia inizialmente sfuggita la parte superiore, tagliata dalla Casilina (segnata col doppio tratteggio). Questo perché via Casilina funziona da separatore e come tale restituisce l’idea di un terminatore dell’UDA che invece non c’é (si veda anche la mappa aerea). La parte superiore (oltre il separatore) non compresa nell’esplorazione è infatti perfettamente integrata nell’UDA che stiamo analizzando; ci era però sfuggita per via di un “taglio” che ha il compito di simulare una cesura che non c’é. Altrove abbiamo definito come cosmetica questa funzione del separatore.
La tenuta e la continuità dell’UDA in questione è fenomenologicamente il prodotto dell’azione antropica sul territorio. Lo spazio è caratterizzato compattamente da un’edilizia di scarsa qualità tipica di questo settore di Roma con palazzine basse di due massimo tre piani e cortiletti interni. La maggior parte di questa edilizia è ex abusiva poi in seguito condonata.

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Avendo già visitato la zona di Torre Maura ci siamo mossi con un’idea preconcetta dell’UDA che avremmo individuato e quindi abbiamo lavorato ad una sua più precisa definizione in termini d’analisi dei camminamenti (si veda l’atlante UfoCiclista).
Questo tipo d’analisi poggia sulla tecnica psicogeografica della deriva casuale. A questa gli UfoCiclisti hanno aggiunto la rilevazione cartografica per percorso e l’analisi dei nodi che si generano.
In sostanza si percorre casualmente l’UDA in bicicletta e si segna sulla mappa il percorso emergente. Una volta ottenuto il camminamento totale lo si disambigua con una tecnica che è chiamata Algoritmo delle Mosse di Reidemeister (vedi l’Atlante) in modo da ottenere una semplificazione del percorso ripulito dal ripetuto passaggio del ricognitore sulle stesse strade e dagli scavalcamenti di strade già percorse (ponti, gallerie, cavalcavia, eccetera). Senza semplificazione la mappa ottenuta sarebbe illeggibile.
A essere d’interesse per l’analisi dei camminamenti sono i Nodi anche detti ricorsioni, cioè il transito per punti già attraversati ma provenendo da direzioni diverse (spesso si tratta di croci prodotte da incroci).  Ogni nodo implica una sorta di “fissazione” del territorio esplorato e quindi ne caratterizza un certo modo d’essere. Il fatto che “accidentalmente” una ricognizione stocastica ci riporti su alcuni passaggi è da noi interpretata come la presenza di attrattori che costituiscono la spina dorsale dell’UDA.
A seconda del numero e della disposizione dei nodi si può procedere ad una prima interpretazione dell’UDA stessa.
Ovviamente la tecnica di rilevamento dei camminamenti non può durare troppo tempo (in rapporto all’ampiezza dello spazio indagato) altrimenti alla fine s’otterà un groviglio di passaggi non interpretabile. Bisogna utilizzare il buon senso.
L’UfoCiclismo al momento è riuscito a interpretare camminamenti fino a sette nodi con diverse configurazioni.

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Ecco come, alla fine della deriva casuale, si presentava la mappa prodotta da un’app per la tracciatura gps del percorso.
I cerchi grigi rappresentano le soste.
Se zoommassimo sulla mappa scopriremmo una situazione ben più complessa di quella mostrata in foto. Il rilevamento gps non è un buon modo di tracciatura anche se è il più veloce. Col gps la disambiguazione attraverso l’Algoritmo delle Mosse di Reidemeister diviene molto complessa dato che la mappa riporta tutte le ripetizioni di percorsi che ai fini euristici non ci dicono nulla sullo spazio indagato. L’utilizzo di una mappa stampata e di una matita è un metodo meno rapido in sede d’esplorazione ma più efficace in termini d’analisi. Tra l’altro l’utilizzo di una mappa cartacea ci aiuta a comprendere seduta stante il tipo di situazione che si sta delineando nel corso della deriva casuale.
Le prossime tre mappe mostrano:
1) il percorso totale semplificato (dopo l’applicazione del Algoritmo delle Mosse di Reidemeister);
2) le direzioni dei camminamenti necessarie per comprendere come l’UDA si “annoda”;
3) I nodi che emergono.

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Guarda la mappa ingrandita

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Guarda la mappa ingrandita

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Guarda la mappa ingrandita

Abbiamo colorato i camminamenti per semplificare la visione d’insieme. La tecnica utilizzata prevede che ad ogni incrocio il percorso cambi colore così da rendere più evidente i modi della generazione del nodo.
Qui un’animazione a slide del camminamento nell’UDA.

Prima di venire all’analisi dei nodi vale la pena soffermarsi su un’altra tecnica d’indagine utilizzata in questa ricognizione: l’Archeologia del sé (si veda l’atlante alla voce Cuspide) presupponendo di trovarci in presenza del giacimento di una Cuspide.
In questo caso, in realtà, il giacimento è emerso spontaneamente senza presupporne l’esistenza. Per giacimento (e anche cuspide) intendiamo un collettore di raccolta fisico o emozionale presente sul territorio.
Procedendo su via dell’Aquila Reale ci siamo fermati in prossimità di un “baretto” gestito da un indiano al di fuori del quale stazionavano chiacchierando degli autoctoni (la tappa è visibile anche sull’immagine della mappa del gps).
La sosta era motivata dal bisogno di reperire informazioni circa la torre che dà il nome al quartiere di Torre Maura.
Alla nostra richiesta d’informazioni il gruppo d’avventori ha gentilmente risposto offrendoci da bere dell’acqua; evidentemente sotto il sole di metà giornata della deriva causale dovevamo apparire provati.
Durante una ricognizione non va mai persa l’occasione di fare due chiacchiere con i locali in una sorta di “osservazione partecipante” ufociclistica.  Il gruppo, tra le altre cose, era evidentemente in vena da chiacchiere pre-pranzo e quindi molto disposto a sciorinare dettagli.
Accomodatici e accettato il dono d’acqua minerale abbiamo iniziato a guardare più attentamente i nostri ospiti. Quasi tutti, cosa di cui non ci eravamo accorti, ostentavano tatuaggi inneggianti al fascismo: chi più chi meno esplicitamente alla luce del sole. Affatto scoraggiati dal trovarci in tale pattume abbiamo iniziato a leggere la situazione osservandola come una cuspide (un sedimento) che da definizione è proprio un “retro-aggregatore” tanto fisico (ad esempio una fossa, o la valle di un’elevazione), che emozionale (una conventicola di fasci ad esempio).
Dopo alcune domande esplicite sui reperti archeologici della zona (Torre Maura è storicamente considerata un’importante zona archeologica anche se periferica rispetto a Roma centro) il gruppo è divenuto sospettoso. Sono iniziate le occhiate di squadramento atte a capire quali fossero le nostre reali intenzioni e motivazioni.
Dopo una serie di circonvenzioni linguistiche poco efficaci nel tentativo di riconquistare la fiducia del gruppo, siamo riusciti a piazzare miracolosamente l’elenco dei Sette Re di Roma recitati tutti d’un fiato partendo da Numa Pompilio. Tale manifestazione di cultura (delle elementari) ha sortito l’effetto sperato. Il gruppo stupito da tanto sapere si è infine autoconvinto che fossimo degli archeologi alla ricerca d’informazioni sulle torri d’avvistamento romane di cui torre Maura fa parte.
Un autoctono allora si è spinto oltre: convintosi della nostra professionalità ci ha mostrato, dal proprio cellulare, delle foto di reperti archeologici trovati in zona. Ci ha chiesto una sorta d’autenticazione e valutazione degli stessi. Ovviamente il nostro consiglio è stato quello di consegnare il tutto alla sopraintendenza per i beni archeologici. Chissà…
L’indiano gestore del bar intanto si era seduto con noi. Parlava un fluente l’italiano e mostrava una certa competenza in fatto di cose territoriali. Incuriosito dal nostro girare in cerca di “monumenti” periferici ci ha consigliato di visitare il Colosseo… effettivamente…
Di fatto tutta la conversazione è stato uno straordinario esempio di giacimento sedimentario di tipo archeologico (nel senso più stretto del termine).
Abbiamo ringraziato e ci siamo rimessi in marcia verso la torre.
In effetti la torre si trova oltrepassando il separatore di via Casilina nella zona limitrofa alla fermata della metro Torre Maura.
Eccola la torre (qui nella veduta aerea):

torre

Difficile stabile se si tratti di un tonal (vedi l’atlante UfoCiclista o il glossario on line); la sua posizione è estremamente periferica rispetto alla zona di Torre Maura e la sua collocazione del tutto isolata rispetto al resto del quartiere.
Torniamo però alla nostra UDA.
Una delle domande fatte agli autoctoni del baretto è stata quella circa i luoghi d’interesse o di aggregazione di quella parte del quartiere. Ci hanno indicato via delle Rondini come strada dei negozi più in vista della zona e la parrocchia di San Giovanni Leonardi.

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La suddetta parrocchia si trova proprio nel bel mezzo di uno dei nodi individuati. Spesso le parrocchie costituiscono dei tonal “deboli” in UDA che lo hanno perso per via di un totem d’incongruenza (vedi l’atlante UfoCiclista o il glossario on line) eccessivamente forte o per ragioni urbanistiche.
Nell’atlante UfoCiclistico abbiamo segnalato un’altra situazione simile; neanche a farlo apposta un’altra torre: Tor Sapienza.
Questo valore di “segnaposto” supplisce la mancanza di un tonal vero e proprio. Il fatto che degli autoctoni siano stati convergenti nel segnalarcelo e la sua collocazione (nel nodo) ci ha convinti che l’UDA potrebbe essere retta e alimentata nella sua compattezza da questo tonal debole.
In prima analisi muovendoci poco fuori dall’UDA abbiamo individuato un possibile totem d’incongruenza in via Enrico Giglioli:

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Si tratta di un complesso abitativo che non può non evocare un totem dalla forza disgregante (ma probabilmente si tratta semplicemente di una suggestione estetica) . A dire il vero si trova fuori dalla UDA che stiamo esaminando ma non così lontano da risultarne totalmente avulso. Comunque molto bello. Ci ricorda gli interni di un brutto film di fantascienza: 2013 la Fortezza. Brutto senza scampo.

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Nella mappa precedente la collocazione del sospetto totem (cerchiato) rispetto all’UDA.
Di fatto mentre per il tonal la collocazione all’interno dell’UDA pare essere condizione necessaria, il totem ha più gradi di libertà spaziali.
Quella del totem della UDA di Torre Maura resta però un’ipotesi.

La deriva casuale nell’UDA ha dato vita ad un camminamento di tipo trialettico (vedi l’atlante UfoCiclista).
Quello che segue è il modello ideale di questa conformazione:

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Il livello basilare (struttura semio-narrativa) di questo tipo di conformazione è il seguente: “percorso a triplice simmetria rotazionale. Raccoglie molti simboli ternari […] In questo camminamento ogni nodo può accogliere un omphalos o un attrattore” (vedi l’atlante UfoCiclista).
Per ciò che riguarda gli omphalos dovremmo addentrarci nell’analisi di possibili ley line (cosa che non abbiamo fatto in loco ma che forse faremo più avanti).
Per ciò che riguarda gli attrattori: “si tratta di tonal in potenza”. Da definizione quindi avremmo trovato un’interessante corrispondenza con il tonal debole di cui abbiamo parlato interpretato dalla parrocchia di San Giovanni Leonardi (il nodo centrale). Questa analisi ci dice poco sul tipo di UDA dovremmo infatti concentrarci sugli attributi del camminamento trialettico che nella fattispecie riguardano i gruppi archetipici ternari.
Prenderemo invece un’altra strada, quella della Teoria Cromatica degli Stati d’Animo utilizzando l’apposita tavola.
Tra ricognitori ci accordiamo sul gradiente 12. Ci riferiamo all’atlante per la collocazione cromatica: “Amaro: ambiance inquieta, tremebonda“. Il gradiente dodici è l’estremo superiore del suo cluster quindi tutti gli attributi dovrebbero apparire ben sedimentati e messi in evidenza.
Ancora una volta dobbiamo riferirci al tonal debole dell’UDA. Come tale esso presta il fianco agli attacchi del totem d’incongruenza qualunque esso sia. Una UDA retta da un segnaposto può di fatto apparire piuttosto instabile: diciamo sul chi va là. Si tratterebbe in sostanza di una UDA sotto attacco o la cui continuità e compattezza sono messe in discussione da un totem più forte del tonal. Prababilmente si tratta di una UDA in trasformazione e l’ipotesi non sarebbe così strana se si pensa che proprio adiacente all’UDA è da poco sorta la fermata Torre Maura della line C di Roma.
La creazione di un nuovo ramo della metropolitana con le sue relative stazioni porta sempre belle cose e mutamenti non facilmente prevedibili nelle zone interessate. Di fatto la stazione stessa potrebbe essere un totem o il tonal.
La comoda stazione della metropolitana “caduta” come manna dal cielo in una zona di Roma da sempre mal servita da mezzi pubblici inconsistenti potrebbe aprire un nuovo varco alla galoppante gentrificazione che sta interessando Roma sud/est. Forse certo non accadrà domani ma fino a 7/8 anni fa sarebbe stato impensabile che un quartiere vicinissimo come Centocelle sarebbe divenuto, da lì a poco, il nuovo obiettivo della trasformazione della città in vetrina della speculazione edilizia.
Sarebbe un gran peccato. Lo sarebbe in ogni caso ma ancor più perché Torre Maura, almeno paesagisticamente, ancora interpreta il ruolo di una città più a misura d’essere umano con varietà locali, architetture non asfissianti tipiche delle borgate e inattesi spazi verdi/marroni non colonizzati dalla cementificazione speculativa.
Purtroppo la mancanza di un tonal forte ci fa prevedere il peggio e la sensazione cromatica ce lo conferma. Man mano che scriviamo ci appare sempre più chiaro che il probabile totem d’incongruenza sia proprio l’adiacente stazione della metro C.
Comunque sia ciò ci conferma che l’UDA sta per cambiare e che il tonal debole che la caratterizza non potrà resistere alla forza di questi mutamenti.
Ci fermiamo qui con l’analisi dell’UDA riportandone le caratteristiche cromatiche sulla mappa.

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Come sempre il riferimento TCSD è relativo alla Tavola Cromatica degli Stati d’Animo.
Alla UDA di Torre Maura (nella stessa mappa) abbiamo affiancato la limitrofa UDA di Torre Spaccata già individuata e studiata in precedenza.
Prima di congedarci dal gruppetto d’autoctoni del baretto indiano questi ci hanno consigliato di vistare il Parco delle Rupicole.

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Accanto alla UDA di Torre Maura abbiamo evidenziato nel tratteggio il parco (qui la veduta aerea).

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Si tratta in effetti di un piccolo ma particolarissimo parco caratterizzato dalla presenza di più giardini:

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Il parco non è al momento manutenuto ma la commistione di diversi tipi di giardino è molto bella.

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Questo è, ad esempio, il giardino arabo.

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Ci sono anche delle belle tavole con animali e piante tipiche di quella zona.
Se vi capita di passarci fateci un salto e ci raccomandiamo: lasciate pulito!!!
Tutto molto bello. Ma vi prego manutenetelo!

Decima Ricognizione UfoCiclistica – 17/03/18

La decima ricognizione ufociclistica è stata indetta in concomitanza con una trasmissione radio notturna realizzata e condotta dall’associazione Salvaiciclisti sulle frequenze in fm di  RadioImpegno 97.7 (appartenenti a Radio Città Futura).
Qui è possibile ascoltare lo streaming della diretta con, tra le altre cose, gli interventi della squadra d’ufociclisti impegnati nella decima ricognizione.

La squadra d’ufociclisti era composta da:
Cobol Pongide, Alessandro “Natolo”, Mattia.

Nonostante l’assenza di eventi astronomici significativi (si veda UfoCiclismo: perché praticarlo in concomitanza con eventi astronomici?) si è proceduto alla verifica già programmata dell’avvistamento romano del 9 dicembre 2017 lungo la ley line Prenestina di cui gli ufociclisti hanno già dato notizia nel loro gruppo fb.

Quello che segue è lo schema dell’avvistamento redatto da un testimone oculare nella notte tra l’8 e il 9 dicembre all’altezza del parco di Tor Tre Teste di Roma.
Gli oggetti volanti procedono verso sud-est.
Da sinistra dall’alto verso il basso: (prima fila) fascia esterna; quattro file della fascia interna, ultima fascia esterna.

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La sequenza di UFO (i pallini crociati) qui riportata si è ripetuta per almeno tre volte nel campo visivo dell’osservatore che però è giunto sul luogo dell’avvistamento a fenomeno già iniziato. Per questo motivo non sappiamo quante volte essa si sia ripetuta in precedenza.
Gli UFO erano così disposti:  una struttura centrale (quattro file della fascia interna) pressoché sempre identica  ad ogni batteria e oggetti (fascia esterna e ultima fascia esterna) che variavano le posizioni ad ogni riproporsi del suddetto schema.
In sintesi: uno schema di luci come disposte su un invisibile nastro si ripeteva sempre identico mentre due fasce periferiche di luci variavano in posizione.
La notte del 9 dicembre i cieli di Roma sud-est brulicavano di luci in movimento a tratti nascoste a tratti manifeste in un cielo nuvoloso ma con generose aperture: si è trattato di un flap ufologico.

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Quella mostrata nell’immagine sopra è la ley line prodotta dagli oggetti volanti.
Si tratta, in primissima approssimazione, di una ley line  (ley line meno).
Per quel che al momento è dato sapere si tratta anche della prima volta che essa viene descritta in resoconti d’avvistamenti UFO.

Le ley line – sono traiettorie a basso potenziale gravitazionale molto interessanti per il ricognitore ufociclista (si può approfondire questo aspetto mediante l’atlante ufociclistico nel capitolo sulle ley line come linee energetiche).
In poche parole le ley line a basso potenziale gravitazionale sono quelle che più di altre si prestano ai possibili incontri ravvicinati.

In questo caso però abbiamo solo il verso di percorrenza degli oggetti  (sud-est) e non l’accertamento di una ley line vera e propria. In prima approssimazione, così come stiamo facendo, possiamo limitarci ad affermare che se gli oggetti volanti avessero percorso una ley line essa avrebbe direzione (oppure segno) ley line -.

Una ley line può essere dichiarata tale solo dopo almeno tre avvistamenti documentati e in questo caso, come dicevamo, siamo al primo caso segnalato.
Ipotizzando che si tratti di una ley line con segno – quindi, gli oggetti osservati starebbero percorrendo il verso – (cioè il verso che asseconda il basso potenziale gravitazionale).
Ley line e verso degli oggetti, qualora la prima venisse confermata, produrrebbero allora una direttrice ley line – –  (meno meno) e quindi potenzialmente alienotipica e contattistica (anche in questo caso dobbiamo rimandare all’atlante e al capitolo sull’UDA contattistica).

Quindi le ipotesi al momento si arrestano qui.
In alternativa (percorrendo un’altra strada) potremmo verificare se gli UFO stessero doppiando in cielo una ley line ortodromica già nota al suolo. Ma anche questa ipotesi è al momento al centro di una verifica su carte IGM  cui non è ancora possibile esprimersi in via definitiva. Ci torneremo.

Nella stessa notte tra l’8 e il 9 dicembre 2017 il fenomeno (anche se descritto in modo totalmente diverso) si è manifestato ad almeno altri due testimoni in zona San Lorenzo e zona Centocelle, sempre a Roma.

Torniamo quindi alla ricognizione della notte del 17/3/2018 in diretta radio con i Salvaiciclisti.

Con una certa consapevolezza abbiamo proceduto a ripercorrere la ley line Prenestina (ad esempio la Prenestina è certamente una ley line ortodromica ma anche ufologica per via dei ripetuti avvistamenti documentati in passato) su cui accidentalmente appaiono disposti i testimoni dell’avvistamento (è possibile osservarlo sull’ultima mappa di questo rapporto) del 9 dicembre.
Dicevamo consapevolezza: consapevolezza di non trovarci nella migliore delle condizioni per un avvistamento di mezzi alieni dato che, come accennavamo all’inizio, la ricognizione non è stata effettuata durante una manifestazione astronomica di rilevanza.
Pazienza, essa ci è servita per mappare con più precisione i fatti narrati dai testimoni oculari.

Il punto di raccolta della squadra di ricognitori era l’isola pedonale del quartiere Pigneto (angolo via l’Aquila). Da qui è partita la ricognizione all’indirizzo del primo punto d’osservazione (o segnalatore)
La squadra si è spostata quindi verso Porta Maggiore. Qui si è imbattuta in una cuspide ovvero in un giacimento di scarti e detriti temporanei accumulatisi nella suddetta piazza (che è poi un omphalos). Si trattava delle rimanenze di un mercato dell’usato improvvisato (di cui alleghiamo la foto) forse attivo nel pomeriggio.

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La natura della cuspide e un suo rapido esame effettuato con tecniche di rovistamento ha indotto la squadra a credere di trovarsi sulle tracce di possibili significativi incontri con soggettività nomadi della città. Ma così non è stato. I fautori della cuspide si erano già da tempo dileguati e non è stato quindi possibile creare con loro nessuna forma di alleanza temporanea (neanche una chiacchieratina).
Dopo aver scrutato il cielo da quel quadrante di Roma (nulla da riferire a questo proposito) la squadra si è mossa nella direzione di piazza Vittorio e più precisamente verso la Porta Magica o Porta Alchemica contenuta all’interno dei giardini. Anche in questo caso nulla da riferire se non che tale struttura un tempo costituiva il tonal della UDA (Unità D’Ambiance) piazza Vittorio.
Il tonal è una struttura emanante un “certo mood unitario”, una “identica colorazione”, che caratterizza la continuità (la compattezza) di uno spazio che ufociclisti e psicogeografi definiscono con l’acronimo UDA.

La squadra è poi giunta nel quartiere di San Lorenzo (più precisamente in largo degli Osci – ritrovo alcolico del sabato sera). Qui gli ufociclisti hanno tentato d’intercettare qualche testimone domandando alle persone ivi presenti se nella notte tra l’8 e il 9 dicembre si fossero trovate in quella zona. La serata “alticcia” non ha prodotto risultati soddisfacenti se non l’ingenerarsi di battute di spirito. Ce lo aspettavamo. Dalla nostra esperienza abbiamo compreso che il sabato sera non è mai una buona circostanza per le ricognizioni notturne in città.

La squadra ha quindi deciso di spostarsi verso il secondo punto d’osservazione: la zona di Centocelle nei pressi del tonal Forte Prenestino luogo dove un secondo testimone oculare ha riferito di aver osservato, nella notte in questione, delle luci in cielo.
La squadra ha involontariamente intercettato una folla in uscita dalla manifestazione Enotica, per la promozione di una cultura consapevole della produzione vinicola.
Qui gli ufociclisti si sono intrattenuti brevemente con alcuni conoscenti che avevano preso parte alla manifestazione. Nessuno di loro nella notte tra l’8 e il 9 dicembre era in quella zona e quindi, anche in questo caso, da questo incontro non abbiamo appreso ulteriori utili informazioni. Però abbiamo rivisto amici di lunga data.
La squadra ha quindi ripreso il proprio cammino verso l’ultimo punto d’osservazione: il parco di Tor Tre Teste.  Nel collegamento radiofonico precedente con i Salvaiciclisti ci si era dato anche appuntamento telefonico nel suddetto parco. Nello specifico il rendez-vous è avvenuto presso il teatro del parco di Tor Tre Teste.

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Il bellissimo e totalmente dismesso teatro all’aperto (mostrato nella mappa qui sopra) è apparso alla squadra (che nel frattempo aveva perso un elemento)  in tutta la sua disperata e solitaria incuria. Devastato da anni di disattenzioni e di sciacallaggi più o meno mirati, esso resta una sorta di oasi surreale in un parco che nella sua interezza si presenta come uno dei più belli e ampi di Roma.
Luogo particolarmente adatto agli avvistamenti il teatro è esattamente al centro tra i due quartieri di Tor Tre Teste e Alessandrino.
Anche nei pressi del teatro la squadra ha alzato gli occhi verso il cielo per cercare di cogliere qualche anomalo movimento; ma nulla: nulla da riferire.

Dopo questo preliminare lavoro di mappatura non ci resta che rimanere in attesa di un nuovo avvistamento che possa confermare o meno l’ipotesi di una ley line – -. Se tale circostanza fosse confermata potremmo affermare che tra i tre testimoni della notte in esame e gli oggetti volanti non identificati si sia prodotta una sorta di incontro (ir1) extraplanetario. Forse un tentativo di comunicazione o una sorta di ripristino dell’emozionalità contattistica. Sono tutte ipotesi valide.
Ancora potremmo dedurne di trovarci a cospetto di una ley line che sicuramente in futuro manifesterà ancora fenomeni non dissimili magari d’intensità e visibilità ancora maggiori.
Per noi ufociclisti tutto ciò significa anche aver trovato uno spazio in cui a maggior ragione, quando attraversato, rivolgere gli occhi al cielo.

La ricognizione si è estesa per poco più di dieci chilometri e la riportiamo nella sua interezza nella mappa che segue.

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Rapporto sulla settima ricognizione UfoCiclistica (UfoCiclismo revolution 1) + Associazione Psicogeografica Romana [10/6/2017]

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La settima ricognizione UfoCiclistica è stata la piattaforma girevole d’una sperimentazione radiofonica in collaborazione con l’Associazione Psicogeografica Romana e con Radio Città Aperta.
Contravvenendo al principio che le ricognizioni s’effettuano in concomitanza con eventi astronomici l’appuntamento è stato fissato per sabato 10 giugno giornata non particolarmente significativa dal punto di vista astronomico.

Il consueto punto di raccolta s’e’, per l’occasione, frammentato in tre locazioni cosi’ da formare tre diverse squadre di ricognitori impegnati su percorsi indipendenti (elaborati dalla Associazione Psicogeografica Romana) convergenti su un unico punto dedicato al picnic esoplanetario e allo skywatching.
Come punto d’incontro è stato scelto il galoppatoio di Villa Borghese, un luogo situato al centro di Roma: per forma particolarmente adatto tanto alla pratica dello skywatching che all’eventuale atterraggio di cosmonavi aliene.

Ulteriore variante, quella di una “centrale operativa ufociclistica” situata presso Radio Città Aperta strumento di coordinamento tra squadre di ufociclisti, d’approfondimento tematico (ufologia, e ciclismo urbano) e d’intrattenimento per i radioascoltatori.
Compito della radio quello di creare una triangolazione tra le squadre di ciclisti urbani in ricognizione e ascoltatori curiosi o impossibilitati nel partecipare.
La radio ha avuto inoltre il compito di svincolare le squadre dalla “dittatura” del segnale satellitare (il navigatore satellitare è infatti un robot situato nell’esosfera che impartisce ordini agli esseri umani) pur garantendo alle squadre un supporto tattico nella corretta percorrenza dei tragitti suggeriti.

In studio alla conduzione Carolina Cutolo e Edoardo De Falchi sostenuti da Antonio Pedivella alla regia (l’uomo al di la’ del vetro) e dalla suddetta Associazione Psicogeografica Romana rappresentata da Daniel De Riva e Alessandra Girotti.

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Antonio Pedivella e al di là del vetro Edoardo De Falchi

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In studio (da sinistra) Alessandra Girotti (APR), Daniel De Riva (APR), Edoardo De Falchi e Carolina Cutolo

Inviato speciale il giornalista internazionale Andrea Cangioli esperto ricercatore di segnali di vita altri in missione presso il Gay Village nella giornata del Gay Pride.

Ospiti in collegamento telefonico:
L’astrologa Astronza con il suo oroscopo ufociclistico (minuti: 0:50:34 – 1:34:08 – 2:17:32), Vanni Santoni scrittore e narratore (Minuto: 1:10:30), Riccardo Balli dj musicista e ex componente della Associazione Astronauti Autonomi sezione Italia, nonché skaterista (minuto: 2:00:05).

Caposquadra (referenti) delle pattuglie UfoCiclistiche:
Federica, Francesco e Cobol.

I tre punti di raccolta scelti in modo da coprire i raggi di un semireticolato erano:
– Largo Preneste (Colombario di largo Preneste – coordinate 41.892145, 12.541533);
– Via Giacinto Carini (Teatro Vascello – coordinate 41.882494, 12.460694);
– Via Val di Cogne (Metro Conca D’Oro – coordinate 41.939928, 12.528349).

Ci preme ringraziare inoltre Tamara della Tamara Lorenzi Communication nel supporto della comunicazione legata all’evento e Dynamis storici fiancheggiatori degli eventi ufociclistici.
Ringraziamo anche Valentino De Luca per l’apporto ai social durante la diretta.

Prima d’addentrarci nei particolari del rapporto rilasciamo il podcast UfoCiclismo Revolution del 10 giugno in cui è possibile riascoltare l’intera trasmissione.

Quelli che seguono sono i link ai percorsi elaborati dalla Associazione Psicogeografica Romana. I primi due percorsi sono divisi in tre tappe mentre il terzo percorso è inserito in una mappa unica.

Ogni percorso è strutturato in tre tappe (la terza per tutti è la tappa finale del Galoppatoio). Ogni tappa è stata l’occasione per “marcare il territorio” mediante adesivi e multe creative (azioni disordinanti): facsimile di un verbale della polizia municipale di Roma da apporre “criticamente” sul parabrezza delle automobili: vera e propria armata d’invasione.

Percorso 1: tappa1tappa2raccolta
Percorso 2: tappa1tappa2raccolta
Percorso 3: percorso unitario

Le tre squadre hanno lasciato i rispettivi punti di raccolta circa quindici minuti dopo l’inizio di Ufociclismo Revolution subito dopo il primo giro di contatti con i caposquadra. Complessivamente le tre squadre erano composte da circa venti ufociclisti.

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Alieno presso il punto di raccolta della prima squadra

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Segno lasciato presso Largo Preneste

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Cesti di bici pieni di patatine vegan

Mentre la prima squadra percorreva le strade della periferia sud-est di Roma nella straniante zona tra via Labico e via dei Gordiani, la seconda squadra discendeva lungo via delle Fornaci verso le sponde del fiume Tevere.
Allo stesso tempo la “centrale operativa” perdeva definitivamente il contatto con la terza squadra per problemi d’ordine tecnico.
Proprio in via dei Gordiani la prima squadra si smarriva richiedendo assistenza all’Associazione Psicogeografica Romana (minuto 43:02) nella zona di Villa De Sanctis.

Tra gli eventi rilevanti la deriva non prevista della seconda squadra che incontrava le difficoltà in un fuori tracciato d’attraversamento delle sponde del Tevere laddove in estate si consuma un brutto pezzo della movida romana (minuto 01:43:16).

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Autoritratto della seconda squadra sulle sponde del Tevere

 Mentre la terza squadra proseguiva alla cieca non riuscendo più a comunicare con la centrale operativa e operando degli istrionici tagli sul percorso previsto, la prima squadra di passaggio presso la ley line di via del Mandrione ne approfittava per una breve pausa utile a far recitare alla poetessa Fedra un breve componimento realizzato proprio in previsione della ricognizione stessa (minuto 1:06:10):

 SOGNO
DIMENSIONI NUOVE S’INCONTRANO
ATTESA

Dopo circa quindici/venti minuti la prima squadra raggiungeva la prima tappa presso Porta Maggiore (minuto 1:24:54) dove dava avvio alle pratiche di stickering e alle disordinazioni tramite multe creative.

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Prima squadra presso Porta Maggione. All’UfoCiclista Fedra brilla il capo

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L’UfoCiclista Lorena notifica multe creative agli automobilisti

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Multe creative apposte per principio sui parabrezza

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Dettaglio di multa creativa

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Palo conquistato dalla terza squadra – Conca D’Oro

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Prima squadra: gli UfoCiclisti piu’ alti performano

I percorsi indicati dalla Associazione Psicogeografica Romana sono risultati un po’ abbondanti rispetti alla durata di due ore prevista per UfoCiclismo Revolution. Cosi’ sullo scoccare dei centoventi minuti la centrale operativa ha invitato i ciclisti urbani ad accelerare convergendo sulla tappa finale lambendo solo marginalmente lo stop della seconda tappa.

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Esplode in studio la felicità alla notizia del ritrovamento della terza squadra (Conca D’Oro)

Colpo di scena sullo scoccare delle due ore riappariva la terza squadra coordinata da Federica (minuto 1:52:10) che nel tragitto da Conca D’Oro al Galappatoio aveva integrato nel proprio organico anche Luciano col suo ciclobar (visibile nella foto sottostante per le luminarie da incontro ravvicinato del primo tipo).

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Foto ricordo del punto di raccolta finale (foto Sem)

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Il ciclobar di Luciano e mimetizzato tra gli UfoCiclisti l’inviato Andrea Cangioli

L’arrivo al galoppatoio è avvenuto in circa due ore e quaranta.
Nessuna delle squadre ha segnalato avvistamenti di luci nel cielo ne tanto meno contatti (ir) di alcun tipo.
Solo la prima squadra nella già citata circostanza di via Labico riporta di un misterioso avvistamento di sfere giacenti su un prato che però, a prima vista, avrebbero con ogni probabilità origini terrestri.
Approfondiremo e sapremo dirvi meglio nella seconda puntata del 24.

Un racconto interessante ci è stato riportato da un ufociclista testimone, qualche anno fa, di un avvistamento UFO nella zona del centro-sud dell’Italia.
L’ufociclista ha infatti raccontato di aver visto per parecchi secondi un oggetto iridescente di forma lenticolare stazionare nei cieli del proprio comune d’origine.
La caratteristica dell’UFO era quella d’esser un oggetto praticamente immobile nel cielo. Il testimone racconta dell’aver percepito, anche se a distanza, una sorta di “sensazione di silenziosità” dell’oggetto.
Dopo alcuni secondi l’UFO è sparito alla vista come se fosse progressivamente stato cancellato in una sorta di processo di mimetizzazione con lo sfondo azzurro circostante.
Il testimone ufociclista ci riferisce inoltre che nell’averne parlato col padre; quest’ultimo gli avrebbe confermato che da molti decenni quella zona è interessata da inspiegati fenomeni UFO e di essere stato anche lui testimone di un avvistamento.
In sostanza nella zona su cui cercheremo in seguito di essere piu’ precisi sembra vigere una sorta di “realismo magico” il cui fulcro sono le continue apparizioni di oggetti volanti non identificati ormai parte stessa del paesaggio semi rurale.

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UFO lenticolare (immagine esemplificativa)

Piazza del galoppatoio era chiusa per via di una vetusta manifestazione equestre; cosi’ le squadre si sono accomodate dinnanzi la suddetta piazza dove, dopo aver atteso ancora qualche minuto l’eventuale arrivo di navi aliene, ha consumato il picnic esoplanetario a base di cibarie vegan/vegetariane.
Immancabile l’humus vegano.

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Il banchetto di benvenuto

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Le bici prefigurano i dischi volanti

Per il momento è tutto. Vi rimandiamo all’ascolto del podcast e alla puntata del 24 giugno di UfoCiclismo Revolution.

Vi lasciamo sottolineando la scaletta musicale curata da Antonio Pedivella e Edoardo De Falchi col contributo di tutta la redazione:

Franco Battiato –  No time no space
Tomorrow   – My white bicyle
Caterina Caselli – Le biciclette bianche
The UFO Club – Surf city
Syd Barrett / Pink Floyd cover by The Farmingdale Sound Machine – Bike
Mungo Jerry  – Push Bike Song
Brainiac – Go Freaks Go
Jonathan Richman – Cosi Veloce
Piney Gir – Blixa Bargeld’s Bicycle
The Intelligence – Sailor Itch
J’ai acheté – Un vélo
Boards of Canada – Happy cycling
Lemon Jelly – Spacewalk
Freddie Sandy – The Bicycle Song
Madness – Riding on my bike

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Adesivo UfoCiclistico

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Un altro adesivo UfoCiclistico

Ci vediamo nel futuro.

Rapporto sulla Quarta Ricognizione UfoCilistica [Roma 20.3.17] – equinozio di primavera.

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Riprende l’attività UfoCiclistica dopo un po’ di anni d’intermittenza e d’assenza dalla scena psicogeografica nazionale.
La prima uscita “di riscaldamento” ci ha condotti lungo un percorso breve ma d’importanza strategica per la storia ufologica romana. Abbiamo infatti ripercorso un famoso avvistamento avvenuto nella capitale durante il flap ufologico del 1977.
In quell’occasione l’aeronave si spostò nel cielo capitolino da una posizione individuata con approssimazione su Porta Maggiore (punto d’entrata) scomparendo dopo pochi secondi all’altezza di una non meglio precisata coordinata su Villa Borghese.
L’avvistamento venne riportato da parecchi testimoni definiti attendibili.
Arbitrariamete abbiamo identificato tale punto d’uscita con il Pincio: mirabile veduta d’insieme sulla città.

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Il compito degli ufociclisti era quello di cercare d’individuare una ley line nascosata nel suddetto tratto di circa 4 chilometri su un totale di 6 percorsi all’andata e poco piu’ al ritorno (guarda il dettaglio).
La ley line ipotizzata è quella descritta dalla linea rossa mentre la linea blu è quella scelta dagli ufociclisti per unire il punto d’entrata con quello d’uscita.
Da questo punto di vista non abbiamo particolari rilevamenti da fare; la ley line (se presente) giace ben nascosta sotto strati di urbanizzazione più o meno razionali.

Unico luogo di rendez vous: Largo Preneste.

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La serata era prevalentemente nuvolosa e questo (oltre all’inquinamento elettromegnetico tipico della città particolarmente pronunciato proprio al Pincio) ha impedito un’agevole osservazione del cielo (skywatching).
Dal punto di vista delle aspettative ufologiche come ben noto si sarebbe potuta prevedere l’apparizione (ir1) di un ricognitore della Alien Nation (fedele alla Prima Direttiva) impegnato in operazioni d’osservazione e d’occultamento.
Tuttavia non segnaliamo nessun tipo d’avvistamento di questo o d’altro tipo.

La ricognizione è servita per fare il punto sulle più recenti prospettive elienologiche e in particolar modo si è proceduto ad una disanima critica sulle teorie di manipolazione genetica ad opera degli Elohim.

L’intervento di una ufociclista ha coagulato la discussione attorno alla possibilita’ pratica di creare generi di consumo per alieni. In particolar modo si è discussa l’eventualita’ di aliementare o di disarcionare il circuito di circolazione delle merci attraverso la produzione di oggetti (in senso lato) rivolti ad un uso alienologico.

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Il Pincio è stato anche il luogo d’attesa del contatto. Quando è apparso ormai chiaro che quest’ultimo non ci sarebbe stato, la squadra ha deciso di consumare convivialmente il cibo esoplanetario apprezzando pizza vegan, humus di ceci e pane casereccio.
Il titolo di “regina” del banchetto di benvenuto esoplanetario è spettato pero’ alla crostata portata da Diego.

Come previsto alle ore 00.00 parte della squadra di ricognizione ufociclistica era gia’ di ritorno al luogo di rendez vous dopo che altri ufociclisti avevano intrapreso gia’ la strada del ritorno diramandosi lungo il percorso di rientro.

Ci vediamo nel futuro.