Ricognizione UfoCiclistica – Terni – 28/6/2018

Rapporto redatto da Cobol Pongide
Integrato da Claudia

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Quello precedente è il percorso pedalato su Terni il giorno 28/6/2018. Il Cerchio rosso rappresenta l’inizio e la fine della ricognizione dal e al Labbiciclario (LB nella mappa).
I colori utilizzati per identificare le aree non si riferiscono in nessun modo alla Tavola cromatica degli stati d’animo  ma sono utilizzati solo per differenziare le zone d’interesse intercettate durante la ricognizione.

Il giro in bici è durato troppo poco per redigere un rapporto definitivo e approfondito tuttavia crediamo di aver individuato:
1) un’UDA (psicoacustica) – guarda l’atlante UfoCiclistico o  il glossario on line – zona: largo delle More;
2) una piattaforma girevole – guarda l’atlante UfoCiclistico o  il glossario on line – zona: obelisco Lancia di Luce;
3) un IR3 (incontro ravvicinato del terzo tipo) – guarda l’atlante UfoCiclistico – zona: giardini pubblici la Passeggiata;
4) uno psico-dissuasore – guarda l’atlante UfoCiclistico o  il glossario on line – zona: via Cavour.

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Una copia dell’Atlante UfoCiclistico è disponibile per consultazione presso il frigo sovietico/libreria del Labbiciclario.

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La ricognizione, pause comprese, è durata 0:42:06 minuti per un totale di 6.76 chilometri.

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Nella foto precedente la cargo bike condotta da Giuseppe con a bordo Claudia (autrice delle riprese del filmato).

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Nella foto precedente il gruppo quasi al completo dinanzi le giostre del metaforico IR3 nei giardini pubblici la Passeggiata prima di scattare le istantanee contenute nel video.

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Le giostre col razzo ci trasmettono un messaggio piuttosto eloquente.

Nel dettaglio degli oggetti/sequenza (guarda l’atlante UfoCiclistico) ritrovati:

1) quella che abbiamo con ampia approssimazione definito UDA psicoacustica (zona largo delle More) è caratterizzata dall’attraversamento di via dei Castelli. La strada è lastricata in pietra, ci è sembrata basalto, che col tempo ha perso la malta di legame così da trasformarsi in una sorta di xilofono al passaggio delle ruote della bicicletta (si veda il video).
Avevamo incontrato un fenomeno simile ancora più accentuato a Roma procedendo sul marciapiede di via Pincipe Eugenio.
Per quel che riguarda il rapido passaggio nella zona largo delle More, le meravigliose intonazioni della pavimentazione ci sono sembrate la caratteristica più saliente di quel quadrante.

2) Quella dell’obelisco Lancia di Luce (guarda il dettaglio della foto aerea) è senza dubbio da definizione una piattaforma girevole: “si tratta di un’Unità d’Ambiance (UDA) rotante che fa perdere l’orientamento, solitamente una piazza, o se si vuole, se non si desidera stare al gioco: in qualsiasi piazza si perda sistematicamente l’orientamento si può ipotizzare l’esistenza di una piattaforma girevole.”
La naturale propensione del ciclista urbano a circoscriverla (guarda il video) più e più volte è una naturale conseguenza della sensibilità percettivo-ambientale prodotta dall’interazione tra bicicletta e vortici cittadini.

3) Un incontro ravvicinato del terzo tipo può prodursi dal contatto tra terrestri e velivoli alieni. Tuttavia spesso si tratta anche d’attrattori o di forze d’attrazione passionale – guarda l’atlante UfoCiclistico o  il glossario on line – come ad esempio una giostra a forma di razzo decorata con dischi volanti (guarda il video).

razzo

4) Lo psico-dissuasore (guarda l’atlante UfoCiclistico o  il glossario on line ) di via Cavour angolo via Visciotti ha bloccato in quella direzione la nostra ricognizione. Nella fattispecie ad essere bloccata (guarda il video) è stata la cargo bike di Giuseppe e Claudia.
Mentre le altre biciclette sarebbero potute passare lo psico-dissuasore ha respinto la “astronave madre” che trasportava l’ufociclista addetta al video.
Tra l’altro come è visibile nella mappa lo psico-dissuasore ha prodotto un nodo all’interno del camminamento che come abbiamo già descritto qui rappresenta un importante elemento d’analisi.

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Qui puoi vedere il video completo della ricognizione.

Ringraziamo sentitamente:
Labbiciclario, Blob.lcg, tutti gli UfoCiclisti intervenuti e in particolar modo Claudia Busi per l’aiuto topografico nel redigere le mappe e per le riprese.

 

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L’UDA Torre Maura – Roma – 1/7/2018

Rapporto redatto da Cobol 

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La mappa al piano di sopra è l’area di Torre Maura esplorata in cerca di UDA (Unità D’Ambiance – vedi l’atlante UfoCiclista o il glossario on line).
Nello specifico ci si è mossi nello spazio compreso tra viale di Torre Maura e via dell’Aquila Reale che nella mappa precedente descrivono una sorta di triangolo scaleno col terzo lato su via Casilina.
Tanto per iniziare va chiarito (a noi stessi più che altro) che la zona di Torre Maura si estende ben oltre come è visibile nella successiva mappa.

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L’area completa è quella col tratteggio più grande mentre lo spazio limitato interno è lo spazio esplorato.
Ovviamente un’UDA non è quasi mai identificata da un intero quartiere (anche se a volte può esserlo). In questo caso il quartiere è composto da più UDA di cui una sola presa in esame.
Nella mappa prossima l’estensione completa dell’UDA che concerne la nostra esplorazione.

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A parte qualche estensione di poco conto risulta subito chiaro come ci sia inizialmente sfuggita la parte superiore, tagliata dalla Casilina (segnata col doppio tratteggio). Questo perché via Casilina funziona da separatore e come tale restituisce l’idea di un terminatore dell’UDA che invece non c’é (si veda anche la mappa aerea). La parte superiore (oltre il separatore) non compresa nell’esplorazione è infatti perfettamente integrata nell’UDA che stiamo analizzando; ci era però sfuggita per via di un “taglio” che ha il compito di simulare una cesura che non c’é. Altrove abbiamo definito come cosmetica questa funzione del separatore.
La tenuta e la continuità dell’UDA in questione è fenomenologicamente il prodotto dell’azione antropica sul territorio. Lo spazio è caratterizzato compattamente da un’edilizia di scarsa qualità tipica di questo settore di Roma con palazzine basse di due massimo tre piani e cortiletti interni. La maggior parte di questa edilizia è ex abusiva poi in seguito condonata.

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Avendo già visitato la zona di Torre Maura ci siamo mossi con un’idea preconcetta dell’UDA che avremmo individuato e quindi abbiamo lavorato ad una sua più precisa definizione in termini d’analisi dei camminamenti (si veda l’atlante UfoCiclista).
Questo tipo d’analisi poggia sulla tecnica psicogeografica della deriva casuale. A questa gli UfoCiclisti hanno aggiunto la rilevazione cartografica per percorso e l’analisi dei nodi che si generano.
In sostanza si percorre casualmente l’UDA in bicicletta e si segna sulla mappa il percorso emergente. Una volta ottenuto il camminamento totale lo si disambigua con una tecnica che è chiamata Algoritmo delle Mosse di Reidemeister (vedi l’Atlante) in modo da ottenere una semplificazione del percorso ripulito dal ripetuto passaggio del ricognitore sulle stesse strade e dagli scavalcamenti di strade già percorse (ponti, gallerie, cavalcavia, eccetera). Senza semplificazione la mappa ottenuta sarebbe illeggibile.
A essere d’interesse per l’analisi dei camminamenti sono i Nodi anche detti ricorsioni, cioè il transito per punti già attraversati ma provenendo da direzioni diverse (spesso si tratta di croci prodotte da incroci).  Ogni nodo implica una sorta di “fissazione” del territorio esplorato e quindi ne caratterizza un certo modo d’essere. Il fatto che “accidentalmente” una ricognizione stocastica ci riporti su alcuni passaggi è da noi interpretata come la presenza di attrattori che costituiscono la spina dorsale dell’UDA.
A seconda del numero e della disposizione dei nodi si può procedere ad una prima interpretazione dell’UDA stessa.
Ovviamente la tecnica di rilevamento dei camminamenti non può durare troppo tempo (in rapporto all’ampiezza dello spazio indagato) altrimenti alla fine s’otterà un groviglio di passaggi non interpretabile. Bisogna utilizzare il buon senso.
L’UfoCiclismo al momento è riuscito a interpretare camminamenti fino a sette nodi con diverse configurazioni.

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Ecco come, alla fine della deriva casuale, si presentava la mappa prodotta da un’app per la tracciatura gps del percorso.
I cerchi grigi rappresentano le soste.
Se zoommassimo sulla mappa scopriremmo una situazione ben più complessa di quella mostrata in foto. Il rilevamento gps non è un buon modo di tracciatura anche se è il più veloce. Col gps la disambiguazione attraverso l’Algoritmo delle Mosse di Reidemeister diviene molto complessa dato che la mappa riporta tutte le ripetizioni di percorsi che ai fini euristici non ci dicono nulla sullo spazio indagato. L’utilizzo di una mappa stampata e di una matita è un metodo meno rapido in sede d’esplorazione ma più efficace in termini d’analisi. Tra l’altro l’utilizzo di una mappa cartacea ci aiuta a comprendere seduta stante il tipo di situazione che si sta delineando nel corso della deriva casuale.
Le prossime tre mappe mostrano:
1) il percorso totale semplificato (dopo l’applicazione del Algoritmo delle Mosse di Reidemeister);
2) le direzioni dei camminamenti necessarie per comprendere come l’UDA si “annoda”;
3) I nodi che emergono.

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Guarda la mappa ingrandita

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Guarda la mappa ingrandita

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Guarda la mappa ingrandita

Abbiamo colorato i camminamenti per semplificare la visione d’insieme. La tecnica utilizzata prevede che ad ogni incrocio il percorso cambi colore così da rendere più evidente i modi della generazione del nodo.
Qui un’animazione a slide del camminamento nell’UDA.

Prima di venire all’analisi dei nodi vale la pena soffermarsi su un’altra tecnica d’indagine utilizzata in questa ricognizione: l’Archeologia del sé (si veda l’atlante alla voce Cuspide) presupponendo di trovarci in presenza del giacimento di una Cuspide.
In questo caso, in realtà, il giacimento è emerso spontaneamente senza presupporne l’esistenza. Per giacimento (e anche cuspide) intendiamo un collettore di raccolta fisico o emozionale presente sul territorio.
Procedendo su via dell’Aquila Reale ci siamo fermati in prossimità di un “baretto” gestito da un indiano al di fuori del quale stazionavano chiacchierando degli autoctoni (la tappa è visibile anche sull’immagine della mappa del gps).
La sosta era motivata dal bisogno di reperire informazioni circa la torre che dà il nome al quartiere di Torre Maura.
Alla nostra richiesta d’informazioni il gruppo d’avventori ha gentilmente risposto offrendoci da bere dell’acqua; evidentemente sotto il sole di metà giornata della deriva causale dovevamo apparire provati.
Durante una ricognizione non va mai persa l’occasione di fare due chiacchiere con i locali in una sorta di “osservazione partecipante” ufociclistica.  Il gruppo, tra le altre cose, era evidentemente in vena da chiacchiere pre-pranzo e quindi molto disposto a sciorinare dettagli.
Accomodatici e accettato il dono d’acqua minerale abbiamo iniziato a guardare più attentamente i nostri ospiti. Quasi tutti, cosa di cui non ci eravamo accorti, ostentavano tatuaggi inneggianti al fascismo: chi più chi meno esplicitamente alla luce del sole. Affatto scoraggiati dal trovarci in tale pattume abbiamo iniziato a leggere la situazione osservandola come una cuspide (un sedimento) che da definizione è proprio un “retro-aggregatore” tanto fisico (ad esempio una fossa, o la valle di un’elevazione), che emozionale (una conventicola di fasci ad esempio).
Dopo alcune domande esplicite sui reperti archeologici della zona (Torre Maura è storicamente considerata un’importante zona archeologica anche se periferica rispetto a Roma centro) il gruppo è divenuto sospettoso. Sono iniziate le occhiate di squadramento atte a capire quali fossero le nostre reali intenzioni e motivazioni.
Dopo una serie di circonvenzioni linguistiche poco efficaci nel tentativo di riconquistare la fiducia del gruppo, siamo riusciti a piazzare miracolosamente l’elenco dei Sette Re di Roma recitati tutti d’un fiato partendo da Numa Pompilio. Tale manifestazione di cultura (delle elementari) ha sortito l’effetto sperato. Il gruppo stupito da tanto sapere si è infine autoconvinto che fossimo degli archeologi alla ricerca d’informazioni sulle torri d’avvistamento romane di cui torre Maura fa parte.
Un autoctono allora si è spinto oltre: convintosi della nostra professionalità ci ha mostrato, dal proprio cellulare, delle foto di reperti archeologici trovati in zona. Ci ha chiesto una sorta d’autenticazione e valutazione degli stessi. Ovviamente il nostro consiglio è stato quello di consegnare il tutto alla sopraintendenza per i beni archeologici. Chissà…
L’indiano gestore del bar intanto si era seduto con noi. Parlava un fluente l’italiano e mostrava una certa competenza in fatto di cose territoriali. Incuriosito dal nostro girare in cerca di “monumenti” periferici ci ha consigliato di visitare il Colosseo… effettivamente…
Di fatto tutta la conversazione è stato uno straordinario esempio di giacimento sedimentario di tipo archeologico (nel senso più stretto del termine).
Abbiamo ringraziato e ci siamo rimessi in marcia verso la torre.
In effetti la torre si trova oltrepassando il separatore di via Casilina nella zona limitrofa alla fermata della metro Torre Maura.
Eccola la torre (qui nella veduta aerea):

torre

Difficile stabile se si tratti di un tonal (vedi l’atlante UfoCiclista o il glossario on line); la sua posizione è estremamente periferica rispetto alla zona di Torre Maura e la sua collocazione del tutto isolata rispetto al resto del quartiere.
Torniamo però alla nostra UDA.
Una delle domande fatte agli autoctoni del baretto è stata quella circa i luoghi d’interesse o di aggregazione di quella parte del quartiere. Ci hanno indicato via delle Rondini come strada dei negozi più in vista della zona e la parrocchia di San Giovanni Leonardi.

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La suddetta parrocchia si trova proprio nel bel mezzo di uno dei nodi individuati. Spesso le parrocchie costituiscono dei tonal “deboli” in UDA che lo hanno perso per via di un totem d’incongruenza (vedi l’atlante UfoCiclista o il glossario on line) eccessivamente forte o per ragioni urbanistiche.
Nell’atlante UfoCiclistico abbiamo segnalato un’altra situazione simile; neanche a farlo apposta un’altra torre: Tor Sapienza.
Questo valore di “segnaposto” supplisce la mancanza di un tonal vero e proprio. Il fatto che degli autoctoni siano stati convergenti nel segnalarcelo e la sua collocazione (nel nodo) ci ha convinti che l’UDA potrebbe essere retta e alimentata nella sua compattezza da questo tonal debole.
In prima analisi muovendoci poco fuori dall’UDA abbiamo individuato un possibile totem d’incongruenza in via Enrico Giglioli:

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Si tratta di un complesso abitativo che non può non evocare un totem dalla forza disgregante (ma probabilmente si tratta semplicemente di una suggestione estetica) . A dire il vero si trova fuori dalla UDA che stiamo esaminando ma non così lontano da risultarne totalmente avulso. Comunque molto bello. Ci ricorda gli interni di un brutto film di fantascienza: 2013 la Fortezza. Brutto senza scampo.

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Nella mappa precedente la collocazione del sospetto totem (cerchiato) rispetto all’UDA.
Di fatto mentre per il tonal la collocazione all’interno dell’UDA pare essere condizione necessaria, il totem ha più gradi di libertà spaziali.
Quella del totem della UDA di Torre Maura resta però un’ipotesi.

La deriva casuale nell’UDA ha dato vita ad un camminamento di tipo trialettico (vedi l’atlante UfoCiclista).
Quello che segue è il modello ideale di questa conformazione:

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Il livello basilare (struttura semio-narrativa) di questo tipo di conformazione è il seguente: “percorso a triplice simmetria rotazionale. Raccoglie molti simboli ternari […] In questo camminamento ogni nodo può accogliere un omphalos o un attrattore” (vedi l’atlante UfoCiclista).
Per ciò che riguarda gli omphalos dovremmo addentrarci nell’analisi di possibili ley line (cosa che non abbiamo fatto in loco ma che forse faremo più avanti).
Per ciò che riguarda gli attrattori: “si tratta di tonal in potenza”. Da definizione quindi avremmo trovato un’interessante corrispondenza con il tonal debole di cui abbiamo parlato interpretato dalla parrocchia di San Giovanni Leonardi (il nodo centrale). Questa analisi ci dice poco sul tipo di UDA dovremmo infatti concentrarci sugli attributi del camminamento trialettico che nella fattispecie riguardano i gruppi archetipici ternari.
Prenderemo invece un’altra strada, quella della Teoria Cromatica degli Stati d’Animo utilizzando l’apposita tavola.
Tra ricognitori ci accordiamo sul gradiente 12. Ci riferiamo all’atlante per la collocazione cromatica: “Amaro: ambiance inquieta, tremebonda“. Il gradiente dodici è l’estremo superiore del suo cluster quindi tutti gli attributi dovrebbero apparire ben sedimentati e messi in evidenza.
Ancora una volta dobbiamo riferirci al tonal debole dell’UDA. Come tale esso presta il fianco agli attacchi del totem d’incongruenza qualunque esso sia. Una UDA retta da un segnaposto può di fatto apparire piuttosto instabile: diciamo sul chi va là. Si tratterebbe in sostanza di una UDA sotto attacco o la cui continuità e compattezza sono messe in discussione da un totem più forte del tonal. Prababilmente si tratta di una UDA in trasformazione e l’ipotesi non sarebbe così strana se si pensa che proprio adiacente all’UDA è da poco sorta la fermata Torre Maura della line C di Roma.
La creazione di un nuovo ramo della metropolitana con le sue relative stazioni porta sempre belle cose e mutamenti non facilmente prevedibili nelle zone interessate. Di fatto la stazione stessa potrebbe essere un totem o il tonal.
La comoda stazione della metropolitana “caduta” come manna dal cielo in una zona di Roma da sempre mal servita da mezzi pubblici inconsistenti potrebbe aprire un nuovo varco alla galoppante gentrificazione che sta interessando Roma sud/est. Forse certo non accadrà domani ma fino a 7/8 anni fa sarebbe stato impensabile che un quartiere vicinissimo come Centocelle sarebbe divenuto, da lì a poco, il nuovo obiettivo della trasformazione della città in vetrina della speculazione edilizia.
Sarebbe un gran peccato. Lo sarebbe in ogni caso ma ancor più perché Torre Maura, almeno paesagisticamente, ancora interpreta il ruolo di una città più a misura d’essere umano con varietà locali, architetture non asfissianti tipiche delle borgate e inattesi spazi verdi/marroni non colonizzati dalla cementificazione speculativa.
Purtroppo la mancanza di un tonal forte ci fa prevedere il peggio e la sensazione cromatica ce lo conferma. Man mano che scriviamo ci appare sempre più chiaro che il probabile totem d’incongruenza sia proprio l’adiacente stazione della metro C.
Comunque sia ciò ci conferma che l’UDA sta per cambiare e che il tonal debole che la caratterizza non potrà resistere alla forza di questi mutamenti.
Ci fermiamo qui con l’analisi dell’UDA riportandone le caratteristiche cromatiche sulla mappa.

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Come sempre il riferimento TCSD è relativo alla Tavola Cromatica degli Stati d’Animo.
Alla UDA di Torre Maura (nella stessa mappa) abbiamo affiancato la limitrofa UDA di Torre Spaccata già individuata e studiata in precedenza.
Prima di congedarci dal gruppetto d’autoctoni del baretto indiano questi ci hanno consigliato di vistare il Parco delle Rupicole.

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Accanto alla UDA di Torre Maura abbiamo evidenziato nel tratteggio il parco (qui la veduta aerea).

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Si tratta in effetti di un piccolo ma particolarissimo parco caratterizzato dalla presenza di più giardini:

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Il parco non è al momento manutenuto ma la commistione di diversi tipi di giardino è molto bella.

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Questo è, ad esempio, il giardino arabo.

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Ci sono anche delle belle tavole con animali e piante tipiche di quella zona.
Se vi capita di passarci fateci un salto e ci raccomandiamo: lasciate pulito!!!
Tutto molto bello. Ma vi prego manutenetelo!

Rapporto sulla Quarta Ricognizione UfoCilistica [Roma 20.3.17] – equinozio di primavera.

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Riprende l’attività UfoCiclistica dopo un po’ di anni d’intermittenza e d’assenza dalla scena psicogeografica nazionale.
La prima uscita “di riscaldamento” ci ha condotti lungo un percorso breve ma d’importanza strategica per la storia ufologica romana. Abbiamo infatti ripercorso un famoso avvistamento avvenuto nella capitale durante il flap ufologico del 1977.
In quell’occasione l’aeronave si spostò nel cielo capitolino da una posizione individuata con approssimazione su Porta Maggiore (punto d’entrata) scomparendo dopo pochi secondi all’altezza di una non meglio precisata coordinata su Villa Borghese.
L’avvistamento venne riportato da parecchi testimoni definiti attendibili.
Arbitrariamete abbiamo identificato tale punto d’uscita con il Pincio: mirabile veduta d’insieme sulla città.

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Il compito degli ufociclisti era quello di cercare d’individuare una ley line nascosata nel suddetto tratto di circa 4 chilometri su un totale di 6 percorsi all’andata e poco piu’ al ritorno (guarda il dettaglio).
La ley line ipotizzata è quella descritta dalla linea rossa mentre la linea blu è quella scelta dagli ufociclisti per unire il punto d’entrata con quello d’uscita.
Da questo punto di vista non abbiamo particolari rilevamenti da fare; la ley line (se presente) giace ben nascosta sotto strati di urbanizzazione più o meno razionali.

Unico luogo di rendez vous: Largo Preneste.

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La serata era prevalentemente nuvolosa e questo (oltre all’inquinamento elettromegnetico tipico della città particolarmente pronunciato proprio al Pincio) ha impedito un’agevole osservazione del cielo (skywatching).
Dal punto di vista delle aspettative ufologiche come ben noto si sarebbe potuta prevedere l’apparizione (ir1) di un ricognitore della Alien Nation (fedele alla Prima Direttiva) impegnato in operazioni d’osservazione e d’occultamento.
Tuttavia non segnaliamo nessun tipo d’avvistamento di questo o d’altro tipo.

La ricognizione è servita per fare il punto sulle più recenti prospettive elienologiche e in particolar modo si è proceduto ad una disanima critica sulle teorie di manipolazione genetica ad opera degli Elohim.

L’intervento di una ufociclista ha coagulato la discussione attorno alla possibilita’ pratica di creare generi di consumo per alieni. In particolar modo si è discussa l’eventualita’ di aliementare o di disarcionare il circuito di circolazione delle merci attraverso la produzione di oggetti (in senso lato) rivolti ad un uso alienologico.

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Il Pincio è stato anche il luogo d’attesa del contatto. Quando è apparso ormai chiaro che quest’ultimo non ci sarebbe stato, la squadra ha deciso di consumare convivialmente il cibo esoplanetario apprezzando pizza vegan, humus di ceci e pane casereccio.
Il titolo di “regina” del banchetto di benvenuto esoplanetario è spettato pero’ alla crostata portata da Diego.

Come previsto alle ore 00.00 parte della squadra di ricognizione ufociclistica era gia’ di ritorno al luogo di rendez vous dopo che altri ufociclisti avevano intrapreso gia’ la strada del ritorno diramandosi lungo il percorso di rientro.

Ci vediamo nel futuro.