Rapporto redatto da Cobol e Evi.
Nella generazione di una cartografia alternativa l’UfoCiclismo si da come compito ultimo quello dell’individuazione della UDA contattistica, ovvero di quello spazio che più di altri si predispone all’intercettazione di xenoalterità d’origine terrestre ed extraterrestre.
Il contatto con tali forme di vita non presuppone in nessun caso un rapporto di intermediazione. Su questo l’Ufologia Radicale è stata molto chiara.
Ancora oggi miserabili esseri umani come il sedicente ufologo (si veda: Chi sono gli ufologi) Roberto Pinotti (evidentemente destrorso fino al midollo), digeriscono con estrema difficoltà questo richiamo all’autonomia (tanto da dover affermare pubblicamente la propria estraneità alle caratteristiche politiche del fenomeno. Si legga questo passo). Per costoro, impavidi fiancheggiatori della normalizzazione, lobotomizzati estimatori della repressione, anche il contatto alieno deve transitare per le istituzioni repressive dell’esercito e della polizia. Neanche perdiamo tempo a sbeffeggiarli dato che ci ha già magistralmente pensato Tinto Brass – si veda il video che segue).
Dalle pagine del sito ufficiale del CUN, costoro spronano chiunque abbia avvistato un UFO, un fenomeno inspiegabile, un’epifania irriducibile, a rivolgersi con serenità ai carabinieri. Saranno poi questi ultimi a far quadrare il cerchio riducendo, di nuovo, tutto alla noia: tutto al silenzio.

La pagina del CUN (Centro Ufologico Nazionale) dove s’invita a fare la spia ai carabinieri
Nello stesso passo già evidenziato, sempre costui e costoro, s’arrogano il diritto di sentenziare su ciò che l’ufologia è o non è. Intendiamoci: vadano alla malora loro e tutta l’ufologia. Non ce ne frega un benemerito niente. Ma per coloro, invece, che in buona fede si definiscono ufologi, c’è parecchio da rimuginare circa l’essenza dei propri infami capi popolo.
Noi dalla nostra saremo sempre dalla parte di chi combatte a fianco dell’irriducibile, dell’UFO, perché rimanga non-identificato e non-identificabile.
UFOfilia autonoma e radicale!
Abbiamo così tentato di estendere questa riflessione annoverandola nella proposta di una nuova categoria ufociclistica, che per il momento definiamo come esomediatore.
Per esemplificarla avremmo potuto scegliere un qualsiasi luogo, ma abbiamo approfittato di una recente, breve, ricognizione a Frascati.
Eccoci quindi in quel di Frascati in una bella giornata di marzo.
Ci stiamo recando in direzione di Monte Porzio Catone intraprendendo viale Bonaparte. Il primo artefatto d’interesse lo intercettiamo a largo Pentini.
Si tratta di una piattaforma girevole che ruota attorno a cinque direttive. Le sue ridottissime dimensioni la dotano di un elevato momento angolare, rendendola evidentemente un vortice. Le piattaforme girevoli hanno questa caratteristica di spazzare i flussi cittadini rigenerandoli, producendo traiettorie inattese. Non è un caso il fatto che se una massa critica di ciclisti ne individua una, inizierà a gravitarci più e più volte attorno, producendo quell’ebrezza da smarrimento tipica dei vortici emozionali accidentali, degli incontri inattesi, delle loquacità mai prima d’allora proferite.
Il carattere disarmonico di questa struttura è qui sottolineato dal praticello in pseudo-erba al suo interno, forse adattissimo per picnic sintetici che ci proponiamo presto di sperimentare.
Come sa bene chi studia i tornado (ma anche chi ha visto un film catastrofista), nell’occhio del ciclone s’assiste ad un’irreale calma: una calma plastica e artificiale, quasi c’avessero steso un praticello verde sintetico. Qui a largo Pentini abbiamo trovato il perfetto prototipo (la “tempesta perfetta” per rimanere in ambito di metafore cinematografiche) di questa alienata (nel senso di “posta altrove“) topologica condizione. Viva l’alienazione!, allora.
In una piattaforma girevole di grandi dimensioni, spesso questa condizione non è percepibile; i flussi scompaginanti si generano lontano, nella periferia, e chi si trova nel mezzo percepisce esclusivamente la condizione alienata, scambiata per emozione o atmosfera preponderante e generalizzata. Solo con l’approssimarsi al bordo emerge il traumatico e repentino cambio d’ambiance che ci scompiglia i capelli e ci strappa di dosso le vesti.
In questa piccola UDA (un’UDA giocattolo), invece tutto è a portata di mano, e il cambio d’ambiance è percepibile così come lo è, al contempo, l’atmosfera dominante al suo centro. Il comune centro di massa delle due atmosfere genera a tutti gli effetti una schizo-esperienza e un’ebrezza non dissimile da quella che il ciclista prova segando di netto un ingorgo stradale mummificato.
Ci spingiamo oltre ipotizzando, proprio sul bordo, il generarsi di un conflitto atmosferico di tipo 2, rilevabile, date le contenutissime dimensioni della piattaforma girevole, forse con una lente o più propriamente con un microscopio sentimentale.
Ci proponiamo di tornare nuovamente per scandagliare nel profondo i limiti di questa circonferenza, seguendone la circolarità in vernice bianca stradale, così da scoprire il conflitto atmosferico che ivi si cela. Tuttavia, già la foto ci suggerisce qualcosa. Se analizzata. Analizzatela. Si, ovvio. La sua eccentricità.
La rotazione eccentrica produce allora una pulsazione, un ritmo. Il ritmo è una categoria ancora in fase di studio nell’UfoCiclismo. A essa però è già possibile attribuire elementi propri del far-fare che generalmente transita dal generatore (di ritmo) direttamente al corpo percipiente, che compulsivamente risponde. Probabilmente se ne genererà una danza, una contrazione e il suo rilascio, forse un’epilessia; ma al momento su tutto ciò non esiste un punto di vista largamente condiviso tra gli ufociclisti.
Procediamo su via Borgo San Rocco e poi per via Gregoriana fino a incontrare la rotatoria SS Sacramento Frascati. Su quest’ultima piattaforma girevole, meno interessante della precedente, non abbiamo molto altro da dire. Tuttavia essa si posiziona al centro di due oggetti molto importanti. Il primo è un un separatore (foto che segue).
La funzione del separatore è di tipo cosmetica. Esso simula, recita, la fine della continuità atmosferica dell’UDA mettendo in scena una discontinutà pluri-atmosferica: ma si tratta di un sotterfugio o di un gioco di prestigio. In questo caso esemplare, la discontinuità è ulteriormente rafforzata dalla muratura della porta, come a sottolineare l’impenetrabilità e l’irriducibilità di due (o più) atmosfere. In realtà di una sola atmosfera si tratta, anche se dalla foto non è percepibile. Facciamo quindi che vi affidate sulla base della fiducia (oppure recatevici, che è anche meglio).

Mappa della piattaforma girevole SS Sacramento Frascati
Poco più avanti, ma sempre nell’area d’influenza della piattaforma girevole SS Sacramento Frascati, troviamo la parrocchia del Santissimo Sacramento Frascati (nella foto che segue).
Si tratta di un bunker a forma di torre che ricorda un panopticon. D’altro canto d’istituzione totale si tratta.
Lo abbiamo detto molte volte: chiese e parrocchie spesso coprono il ruolo di tonal provvisori, qualora il tonal originario abbia perso il suo ruolo (si veda questa ricognizione, ad esempio). Diciamo che molto indicativamente la parrocchia del Santissimo Sacramento Frascati può assurgere a tonal dell’UDA che molto velocemente stiamo attraversando. Ci pare un’ipotesi plausibile, anche se non avvalorata da un’analisi abbastanza approfondita. Ma al momento poco importa perché tutto ciò ci serve solo per dire d’altro.
Torniamo quindi all’inizio di questa ricognizione, alla polemica tra contatto autonomo e contatto mediato. Torniamo quindi a quell’esomediazione a cui abbiamo solo accennato, ma che costituisce l’argomento di questo intervento.
Al di là del ruolo di tonal debole che abbiamo spesso imputato alle chiese, per molto tempo ci siamo interrogati sulla possibilità che questi edifici altamente simbolici potessero assumere una funzione specifica. Alcuni ufociclisti insistono sulla funzione attrattore che giustificherebbe inoltre la loro capacità di fare le veci del tonal vero e proprio (un attrattore è sempre un tonal in progress). Non c’è dubbio sul fatto che questo attributo rientri a pieno tra le caratteristiche di tali edifici. Tuttavia si tratta nuovamente di una funzione accessoria, derivata, mentre noi ne cerchiamo una di tipo costitutiva: magari esclusiva nell’ambito delle architetture e degli spazi antropizzati.
Procediamo allora a una semplificazione concettuale.
Un edificio religioso (diciamo sopratutto nella tradizione monoteista) è un luogo in cui gli umani si recano per dialogare con una o più entità aliene, ovvero con esseri non appartenenti a questo pianeta. Ovviamente non ci interessa addentrarci nella questione sull’esistenza o meno di tali entità. Ciò che c’interessa invece rilevare è che tali edifici funzionano da amplificatori, da antenne, nell’ipotetico dialogo tra umani ed extraterrestri. Tale forma di contatto, inoltre, avverrebbe attraverso la mediazione di una precisa gerarchia che, in questo caso, è quella ecclesiastica (nella religione cristiana addirittura i santi rappresenterebbero ulteriori mediatori tra proferenti e ascoltatori). Si tratta quindi, a tutti gli effetti, di un’esomediazione.
Se quindi gli edifici sacri costituiscono degli esomediatori, essi si contrappongono costitutivamente alle UDA contattistiche, in cui il contatto con altre forme di vita non necessita, per definizione, di alcuna mediazione.
Si faccia molta attenzione: da apolidi senza dio quali siete, tenderete a pensare che l’esomediatore sia una categoria stabilmente negativa (oddio! I preti!) in quanto contrapposta ad una tradizionalmente ritenuta “positiva” nell’UfoCiclismo: la riottosa e desiderante UDA contattistica. Come più volte si è cercato di dimostrare, non esistono categorie buone e categorie cattive. Il classico dualismo che spiega questa condizione è quella di tonal vs totem d’incongruenza. Gli ufociclisti novizi tendono a credere che il tonal materializzi una qualche forma di concrezione del bene, mentre il totem, del male. In realtà sarebbe facile dimostrare l’esistenza di tonal davvero perfidi e odiosi, e di formidabili alleati tra le fila dei totem. Al contempo non si può tacere sul fatto che le UDA contattistiche posso essere luoghi pericolosi (spesso lo sono), disorientanti, traumatici financo, e che le alterità non sempre gradiscano essere intercettate, avvicinate, magari fraintendendo le nostre intenzioni. La costruzione di “un mondo possibile” è una dolorosa e pericolosa gioia.
Se siete in cerca di una netta separazione tra il bene e il male, allora forse è meglio che scegliate le chiese e i sermoni.
Ma per tutto ciò rimandiamo ai rapporti ufociclistici precedenti, e a un po’ di studio (ovviamente per coloro che vogliano incautamente approfondire).
Nel campo degli esomediatori non rientrano solo le religioni monoteiste. C’è l’ufologia tradizionalmente intesa (quella che necessita di mediatori come gli “ufologi di professione” o le forze di polizia), le attività medianiche, gli psicologi per animali, i mediatori culturali, l’ayahuasca e i suoi sciamani (a questo proposito si veda l’intervento di Sara D’Uva al Mars Beyond Mars 4) e in generale alcune forme d’interfaccia. Anche i trasformatori elettrici sono degli esomediatori (molto utili).
Un corrimano è un esomediatore. Quindi un esomediatore è anche una varietà dimensionale del tipo 1. Un esomediatore + varietà dimensionale del tipo 1 è, ad esempio, un cane per ciechi. Come sempre un oggetto può ricoprire più funzioni, e quella predominante è solo situazionale e dipendente dal sistema di riferimento utilizzato.
Allora, qualora la categoria di esomediatore fosse accettata dalla comunità ufociclistica, essa diverrebbe l’opposto funzionale dell’UDA contattistica e ne fornirebbe una definizione più rigorosa rispetto a quella finora proposta:
un’UDA contattistica non è un’esomediatore.
Semplice ed elegante.
Tutto ciò spalanca conseguenze su cui abbiamo timore, al momento, di sporgerci. Ad esempio: un trasformatore elettrico non può essere mai un’UDA contattistica?
Preferiamo invece chiudere rapidamente con la foto di due biciclette.

Le bici sul treno della linea Roma-Frascati
geniale
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