Mars Beyond Mars – Edizione IV – Roma: Macro

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Le passate edizioni del convegno Mars Beyond Mars (MBM) hanno cercato di rispondere alla domanda: viviamo i prodromi della terza era spaziale?
Dagli investimenti privati nel campo dei viaggi spaziali (SpaceX, Virgin Galactic, Planetary Resources, Blue Origin), alla presa di coscienza dell’estensione della vita terrestre nella cosmosfera (organismi estremofili), fino alla progettazione della prima base spaziale orbitante italiana e ai metodi per coltivare nello spazio.
Dai nuovi obiettivi di conquista nel sistema solare (le lune e gli asteroidi) alla scoperta degli esopianeti e delle loro
biosignature.
Dai progetti
di Cina, Giappone e India per tornare sulla Luna, per il suo sfruttamento minerario, alla nuova base spaziale orbitante russo-americana (Deep Space Gateway), fino alla titanica impresa della terraformazione di Marte.
Dai progetti di backup terrestre su altri pianeti del sistema solare alla fondazione della prima nazione spaziale: Asgardia, fino alla creazione del 6th branch of the Armed Forces to advance US dominance in space.
Dai test di simulazione di vita su Marte con volontari umani del Mars One ai laboratori ESA-Eac per la simulazione di vita sulla Luna in vista della sua colonizzazione.
Per tutti questi casi la risposta che si delinea è affermativa e connessa, direttamente o indirettamente, alla naturale propensione espansionistica del capitale.
Lo spazio extraterrestre appare quindi come il prossimo grande rilancio del sistema di produzione in cui viviamo, e non potrebbe essere altrimenti.

Ai fatti empirici se ne accostano altri come il tentativo, da più parti praticato, di sostenere, in un’area grigia tra scienza ed ermeneutica, l’idea di un’evoluzione anche orizzontale della specie umana (col relativo ripensamento dell’evoluzionismo lamarckiano) con trasformazioni somatiche provenienti dallo spazio profondo: dal controverso paper “Cause of Cambrian Explosion – Terrestrial or Cosmic?” alle teorie sulla panspermia, fino alle riletture bibliche (anche da parte di genetisti) in chiave di resoconto storico delle interferenze esogene sul DNA umano: il cosiddetto zoo galattico.
Ciò ha prioritariamente il sapore di un aggiustamento cognitivo, di un tentativo psicologico di ricollocarsi e giustificarsi entro le nuove spinte e le nuove esigenze espresse dal capitale; una particolare variante di Sindrome di Stoccolma: quella spaziale. Ciò avviene perché siamo testimoni dell’emergere di un nuovo stadio della produzione non più solo limitatamente globalistico, ma più compiutamente interplanetario, in cui la “soluzione finale” non potrà che compiersi con la coatta costruzione di nuovi comuni extra-terrestri disseminati classisticamente nel sistema solare: su pochi pianeti di silicati posizionati nella zona abitabile, sulle lune e sugli asteroidi (si vedano ad esempio i romanzi della serie The Expanse di James S. A. Corey).

“Siamo figli delle stelle” parrebbe il caso di recitare, ma di un nuovo e tecnologicamente avanzato afflato centrifugo.

Con la quarta edizione del MBM (Terraformare Terra) ci poniamo l’obbiettivo di ragionare sulle ricadute di tale passaggio epocale. In questo campo d’indagine ci attendiamo di veder emergere le tracce di una transizione significativa, evidente e già conclamata. Essa è però figlia del presupposto che tali pratiche, rivolte verso lo spazio, si attuino prioritariamente nella forma d’introversione del principio della terraformazione.
Se infatti guardiamo al terraforming come al momento più alto e finalistico di questo progetto (rendere i pianeti adatti alla vita terrestre e quindi rendere il loro sfruttamento più facile), è ragionevole attendersi che in questa fase preliminare (in questa fase tecno-scientifica di rodaggio) esso si attui prioritariamente sulla superficie del nostro pianeta come una sorta di ricaduta (spin-off) e di “palestra” da e per lo spazio.
Le biologie terrestri e la stessa Terra divengono allora il “centro fitness” di un sistema di produzione che ha finalmente acquisito tecnologie e competenze per andare oltre il territorio delle proprie origini.
Ma la vera novità che emerge è che l’ingenua e originaria idea di trasformare i pianeti in surrogati della Terra sta per essere accantonata in favore di quella più realistica ed esplicita di trasformare la vita sulla Terra in vista del suo traghettamento nello spazio.  

Il romanzo Greening of Mars (1984) e l’esperimento Biosphere 2 (1987) possono essere considerati gli albori dell’attuale trasformazione sociale, assieme, ovviamente, alla prima e seconda fase dell’era spaziale.
Per quel che riguarda Biosphere 2, inoltre risalta l’inquietante coincidenza di aver avuto come direttore Steve Bannon figura al centro dei processi d’accelerazione e inasprimento delle condizioni di vita sul nostro pianeta. 

Lo “accantonamento” (a seguito dell’implacabile report dell’International Panel on Climate Change), da molti ormai conclamato, degli obiettivi di riduzione del C02 nei tempi utili per scongiurare un ulteriore aumento delle temperature terrestri, preannuncia di fatto l’esigenza di prepararsi ad un radicale mutamento delle condizioni di vita sulla Terra (marteforming) ma ancor più sottilmente promuove un’atmosfera di disaffezione verso il pianeta: e chi vorrebbe vivere in una casa bruciacchiata e pericolante?

Allora le domande che ci poniamo sono le seguenti:
come mutano i nostri corpi in relazione a questa ricaduta? Come si trasformano le nostre storie, il “libretto delle istruzioni” che fa di noi quel che siamo?

Come cambia l’organizzazione politica in vista di questa transumanza? Le nuove forme di dispotismo possono forse essere lette anche in questa chiave, ovvero come nuovo regime ergonomico e post-terrestre?

Quindi, quali le accortezze “posturali” per sovrascrivere, piegare e deformare i corpi in vista di una nuova ecosfera sempre meno a misura d’essere umano?

Ancora: quali gli spazi già oggi resi ostili dai parametri sempre mobili di ciò che definiamo contaminato (inquinato e quindi inadatto al sostentamento) e dal concepimento delle architetture ostili (unpleasant design) che silenziosamente rendono le città inabitabili (marteforming)?

L’inasprimento di ciò che chiamiamo “guerra ai poveri” è forse anche il segno di un’accelerazione programmata (un intervento lamarckiano) dei processi darwinistici che come vortici spazzano via le persone di troppo, quelle non più utili, le meno adatte al nuovo stadio del sistema di produzione? Lo è l’espulsione dalle città, la negazione del diritto all’abitare, il respingimento di umani considerati “alieni”?

Quindi: quali le vie di fuga? Quali i sotterfugi, gli stratagemmi, le barricate, le politiche, per restare, come molti invocano, umani?

Ma sarà poi davvero il caso di restarlo, umani? Non si tratta di una domanda retorica dato che a questo punto dovremmo prima decidere evidentemente cosa l’umano sia.

Relatori e intrusori:

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Cobol Pongide (ufociclista) – intervento d’apertura.

Ci sono almeno tre ordini di ragioni per dichiararsi agli albori della terza era spaziale. Essi si estrinsecano in inequivocabili segnali dell’emergere di un nuovo stadio espansionistico del capitale, quello spaziale: investimenti di capitali privati nello spazio, attenzione della ricerca verso le lune del sistema solare e verso gli esopianeti, rinnovati progetti e rinnovate motivazioni circa la terraformazione di Marte.
In questo stadio l’introversione del principio di terraformazione è principalmente rivolto verso i corpi terrestri e tradotto nella scomparsa di diritti umani e di cittadinanza un tempo dati per acquisiti.
Le politiche in tema di diritti umani ricalcano gli indotti mutamenti climatici (alla cui apparente ineluttabilità ci stiamo adattando) come consapevole e primordiale stadio della marteformazione di Terra. Si tratta di una sorta di disaffezione pilotata verso il nostro pianeta d’origine, preludio alle spinte centrifughe che riguarderanno la classe lavoratrice in direzione dei pianeti più interni ed esterni (ma anche verso gli asteroidi) del nostro sistema solare.

L’intervento integrale.

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Marco Binotto (docente Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione).

Domanda: esiste in campo accademico una riflessione sulle conseguenze dell’esportazione dei terrestri dal loro ecosistema nativo un po’ come lo è stato, in un certo senso, quello di Paul Watzlawick nel suo La realtà della realtà?
Risposta: no, non credo ci siano state altre riflessioni anche se nelle scienze sociali e storiche ci sono molti spunti per ragionarci. Ad esempio, è interessante rivedere come il dibattito scientifico e politico abbia riflettuto − già negli ultimi decenni del Novecento − sull’allargamento a tutto il pianeta degli scambi economici e i suoi effetti politici, sociali e culturali. Sono frequenti le riflessioni in cui si mette in evidenza la scissione tra un capitalismo che si deterritorializza nella globalizzazione e le spinte identitarie locali rappresentata in quel periodo dai naziskin o dal localismo leghista. Era già allora evidente come, nei secoli scorsi, la nascita dello Stato-Nazione è stata possibile proprio dai nascenti processi di globalizzazione, come oggi l’ulteriore accelerazione della globalizzazione in rete e delle sue conseguenze in termini di crescita dei movimenti di popolazione, delle diseguaglianze sociali e dei cambiamenti ambientali produca reazioni e resistenze che s’identificano con il nazionalismo e il sovranismo fino, in Italia, alla politica di Salvini. Allora, non è affatto improbabile che questi processi d’espansione che producono risposte locali identitarie non possano non essere il prototipo per quanto accadrà prossimamente nello spazio, su altri pianeti, quando i terrestri ne prenderanno possesso: come metabolizzeeremo la possibilità d’allargamento dei confini? Produrrà le stesse reazioni paranoidi nei terrestri? Ci ritroveremo schiacciati tra le idee mondialistiche dell’alt-right e le reazioni dei sovranisti?
Bisogna porsi il problema prima invece di, come sempre accade, rincorrerlo.

L’intervento integrale.

20181028_184524.jpgCarlo Gori (artista e attivista).

Domanda: per quale motivo luoghi della migrazione e dell’emergenza abitativa evocano l’immaginario extraterrestre? (il caso Tor Sapienza – si veda ad esempio questo rapporto).
Risposta: la domanda si riferisce nello specifico alla mia esperienza a Tor Sapienza nel Centro Municipale Giorgio Morandi, ove svolgo anche il progetto “Morandi a colori”, e nell’occupazione abitativa di Metropoliz, la città meticcia, ex fabbrica Fiorucci. In entrambi i luoghi l’immaginario extra-terrestre è evocato sui muri e ne ha acquistato una narrazione in vari sensi, addirittura, con Space Metropoliz per andare a trovare casa sulla luna. Spesso gli alieni che noi possiamo conoscere da vicino sono, come spesso dicono loro di sé stessi, gli extra-comunitari, ma anche i tanti poveri ed emarginati della nostra società, che vivono in luoghi alienanti come lo stesso quartiere di Tor Sapienza. Un quartiere buio e complesso, come tanti delle nostre periferie; luoghi noti solo per le loro “negatività”. Sembrerebbero fuori dal mondo, sennonché, invece, sono i crocevia dove si possono vedere le conseguenze di quanto accade anche molto lontano. Vedi, per esempio, le emigrazioni e l’abbandono sempre più totale dell’Africa, a causa delle politiche capitalistiche che la stanno depredando, generando morte. Se costruisci una diga in Africa, sai che la conseguenza sarà di assetare tutto un territorio, con conseguenze terribili per chi si ribellerà. Chi non muore, forse arriverà proprio a Tor Sapienza e magari farà uno spettacolo teatrale nel nostro centro culturale.
Le politiche capitaliste hanno lo scopo di far guadagnare pochi, a discapito dei tanti. Il concetto è molto semplice ma non avrebbe senso. Sono i territori come Tor Sapienza i luoghi, invece, della complessità, che viene studiata e affrontata tutti i giorni, luoghi dove il senso si sta cercando di rielaborarlo davvero, a favore di tutti e per recuperare la dignità delle persone e della collettività. In questo senso, se raccogliamo le suggestioni dell’introduzione tra gli esseri viventi di geni alieni che sembrano palesarsi in natura, possiamo pensare che l’aiuto per fare tutto questo ci provenga pure dall’esterno, chissà dallo stesso spazio. Io, a Tor Sapienza, sono arrivato chiamato da un anziano professore comunista, Nicola Marcucci. Forse non è un caso! Giocando con il suo nome mi sono trovato a sezionarlo in questo modo: MARS QU CI. Interessante! Chissà è un alieno anche lui! Poi, visto che comunque sono uno ignaro, ho sperato che Google mi potesse dare qualche suggerimento a proposito. Ebbene, con quella chiave di ricerca, ho trovato un testo intitolato How to get to Mars without going mad.
Si riflette sul fatto che il viaggio verso Marte comporterà delle difficoltà durissime per i primi viaggiatori chiamati a stare due o tre anni in una piccolissima capsula. E allora ho compreso il motivo di essere stato chiamato a Tor Sapienza dal Prof. Marcucci. Qui solo potrò attivare quelle pratiche comuni di allenamento e di relazione per continuare il nostro viaggio nello spazio, che sia il nostro territorio o l’universo stesso, senza diventare matto e provare ad essere pienamente umano.

L’intervento integrale.

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Nikky Delirio (progettista cognitiva e ufociclista).

Domanda: il saggio di Jeremy Withers Bicycles Across the Galaxy: Attacking Automobility in 1950s Science Fiction ci racconta di come nella fantascienza degli anni Quaranta la bicicletta divenga un simbolo di resistenza all’invasione automobilistica: come può una tecnologia tanto “fragile” essere eversiva rispetto allo sviluppo meccanomobilistico?
Risposta: lo può diventare anche grazie all’innovazione tecnologica in grado di produrre una più efficiente e intima forma d’integrazione tra ciclista e forme di energia per la propulsione che coaudivino la forza muscolare. Il sellino ad esempio grazie alla sua privilegiata collocazione a contatto con lo sfintere umano può trasformarsi nella prossima rivoluzione in campo ciclistico (dopo quella poco utile della bici elettrica che continua a trarre violentemente energia dal pianeta Terra) capace di travolgere tutte le altre alternative cinematiche su questo pianeta come su altri di questo e di altri sistemi solari.

L’intervento integrale.
Riferimenti:
– Bicycles Across the Galaxy: Attacking Automobility in 1950s Science Fiction

20181028_185946.jpgDafne (bio-poetessa e ufociclista).

Il passaggio
Assunta e lo sciamano camminavano ormai da ore, avvolti dalle tenebre. Parallela alla strada che percorrevano, coperta da un imponente muro, correva la ferrovia. Da qualche parte doveva esserci una strada che incrociava quella dove erano loro e attraversava la ferrovia. Ma il muro si stagliava compatto e non c’erano varchi. Dall’altro lato della via si susseguivano reti metalliche e cancelli senza interruzione che delimitavano una campagna di cui ormai era rimasto poco. In realtà la campagna continuava a vivere e svilupparsi racchiusa dentro quell’intrico di vie e vicoli, ma sembrava la si volesse tenere lontana e separata dalle persone, perciò era recintata e inaccessibile come un mondo a parte.
Non c’erano traffico né rumori, e i due potevano camminare in mezzo alla strada e parlare liberamente ragionando tranquillamente di tutto ciò che volevano. Ogni tanto erano assorti ognuno dai propri pensieri e proseguivano in silenzio. Cadeva una pioggia leggera, ma speranze di trovare un autobus a quell’ora di notte in una zona come quella, erano pressoché pari a zero.
Di colpo, un rombo ruppe la quiete della notte, e poco lontano da loro apparve un auto che a tutta velocità gli attraversò la strada: comparve dal muro e subito svanì nel nulla dall’altro lato della strada. Nonostante ciò, lungo il muro continuavano a non esservi passaggi.
Assunta e lo sciamano si fermarono a riposare e a pensare il da farsi. Rischiavano di proseguire per quella via a lungo per chissà dove, sotto la pioggia che continuava a battere, quando invece la loro meta, era sicuramente molto vicina. A un certo punto Assunta appoggiò la mano sul muro e cacciò un urlo. Il pezzo di muro era svanito nel nulla. Pian piano anche il resto del muro si smaterializzò e apparve un tunnel corto e largo ma totalmente buio.
I due l’attraversarono di corsa per paura che il muro si potesse ricompattare e loro rimanessero rinchiusi nel tunnel a vagare per l’eternità in un varco tra diverse dimensioni, senza via d’uscita.
Si ritrovarono su una strada trafficata e illuminata piena di palazzi molto alti, di quelli moderni costruiti per impilare dentro microscopici appartamenti un’enorme quantità di persone.
C’era una fermata dell’autobus alla quale aspettarono un bel po’. L’autobus arrivò di corsa e proseguì senza vederli. Si incamminarono allora a piedi.
Ma ormai erano vicini.

L’intrusione integrale.

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Paolo Di Vetta BPM (Blocchi Precari Metropolitani).

Domanda: quale idea di corpo sottostà a quella di negazione del diritto all’abitare e all’esclusione sociale? Pensando all’esempio della prima nazione spaziale indipendente, Asgardia, quali prospettive abbiamo: lottare o sottrarci in vista (forse) di una “nuova terra promessa” su altri pianeti?
Risposta: la questione dello spostamento del corpo è centrale e ad essa generalmente segue una risposta di tipo segregazionista (si alzano muri) come ad esempio sta avvenendo proprio adesso tra Messico e Stati Uniti.
A Roma per alcuni anni si è riusciti a rispondere in maniera alternativa a questo “moto perpetuo” autorganizzando il diritto di molti, migranti e no, ad avere un luogo stabile in cui vivere e stabilirsi.
Ma le ultime sentenze in questa e in altre città dimostrano che tale soluzione non solo non è accettata ma è addirittura avversata (perché assurdamente considerata eversiva) in modo da speculare, in termini economici e politici, sull’emergenza abitativa e sui problemi d’ordine pubblico che essa produce: la gestione dell’emergenza che genera profitto.
Sul sottrarsi e il migrare altrove: se il capitale ha intenzione di espandersi nel sistema solare, come pare abbia in progetto di fare, questa può divenire l’occasione buona per “lasciarlo andare” e riprenderci una volta per tutte il pianeta.

L’intervento integrale.

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Sara D’Uva (artista).

Domanda: tu artisticamente operi, tra l’altro, nel campo della resistenza psichica. Ma cosa ne è del corpo?
Risposta: si tratta più di un’espansione psichica, un processo di assunzione di consapevolezza extraterritoriale, un allenamento, che ci riguarda e che va affinato in vista di una futura fuoriuscita dal pianeta. In questa ottica di riallineamento con l’ecosistema cosmico c’è da dire che sulla Terra già esistono enti e oggettiinvisibili” che sono “alieni” con cui dobbiamo riprendere confidenza: allenare corpo e psiche all’esistenza del non visibile, recuperando quel sincretismo originario che i primi terrestri avevano con questi elementi, in modo da ritrovare, oltre ad un senso di profonda connessione con il nostro pianeta, anche una connessione con l’aldifuori.
Per aiutarci in questo percorso dobbiamo pensare ad un diverso concetto di tecnologia, oltrepassando i mezzi e gli artefatti materiali, per pensarlo più organico. Quelli che noi occidentali chiamiamo “sciamani” ad esempio hanno una naturale confidenza con queste tecnologie, usando le piante o il suono ad un livello sinestesico, come dispositivo chiave di accesso a facoltà proprie del nostro corpo solitamente non frequentate, ma che consentono l’espansione cognitiva e percettiva.
Oltre alle molte similitudini che si possono riscontrare tra esperienze sciamaniche e quelle dei cosiddetti adbotti dagli alieni, è interessante il fatto che queste “tecnologie organiche” permettono agli sciamani di entrare in contatto, qui sul nostro pianeta, con speciali piante che loro sanno per certo avere origine extraterrestre.

L’intervento integrale.
Riferimenti:
– Le tre stimmate di Palmer Eldritch – P. K. Dick.

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Mirko Dettori (esploratore ultramodernista).

Domanda: la tua proposta “ultramoderna” è più postmoderna (ovvero resistenza come rottura della catena significante) o retromaniaca (adeguamento e collaborazionismo con le tendenze del presente).
Risposta: eluderò la domanda e v’intratterrò sui destini dell’umanità. Il varietà è un modo di vivere virtuoso nella postmodernità la cui precarietà e individualismo non sono limiti ma opportunità. In questo nuovo scenario, in parte deresponsbilizzato dagli oneri di un tempo (come ad esempio metter su famiglia e produrre forzatamente prole), se ognuno pensasse più virtuosamente a se stesso e alla propria vita senza intromettersi negli affari altrui, potremmo compilare un mondo migliore. In questo senso la priorità morale del pensiero collettivo è una sorta di perversione.
Tutto ciò anche perché se sulla Terra c’è un alieno questo letteralmente è proprio la nostra colonia umana e la sua inconciliabilità con il resto dell’ambiente naturale. Tutte le questioni concernenti l’intraprendere collettivamente una direzione invece di un’altra (in vista di un bene comune superiore) fanno parte di una “strategia” di distrazione di massa, da parte di automi programmati neurolinguisticamente, che a sua volta rendo anche noi automi (controllandoci) dirottandoci dalla priorità di sviluppare senso critico e capacità d’elaborazione personale. Queste a me sembrano le priorità della contemporaneità.

L’intervento integrale.
Riferimenti:
Il postmoderno – F. Jameson;
Retromania – S. Reynolds.

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Carmine Roma (eso-poeta).

Interrogando – tautogramma in i

– indagavo intorno insospettabili intarsi.
inaspettato insulso individuo insinuò inesistenti imputazioni, indizi illazioni,
intersezioni innegabili ingranditure.
inveii infuriato, innalzandomi innanzi, innescando inebitorie ingiurie:
-“insinua inesperienza? inettitudine? incompetenza?”-.
in un inerziale impeto inesausto infervorai:
-“indubbi indizi inducono ineccepibilmente indetermistiche ideazioni. Incriminerò !
Inderogabilmente… indiziati incomodi…;
incontrovertibile indirizzai l’indesiderato individuo indietro.

Noi, giocatori di sogni

La società del sovraccarico, il tempo narrativo lineare ridotto a zero, il tempo degli eventi che sfreccia dentro un hyperloop non ancora ultimato, nessun processo di collaudo, nessuna stima dei danni futuri, tutto inesorabilmente nella direzione del collasso.
Una univoca unione usurpatrice
uomini umiliati.
costretti tra la spasmodica ricerca del futuro e la delusione di trovare invece un passato nuovissimo.
Consapevoli dell’esistenza del futuro, ma solo teorico,
ci trasciniamo in un purgatorio perpetuo,
senza sentire alcunché
se non il nostro respiro.

L’intrusione integrale.

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Lorenzo – Trauma Studio (partigiani cognitivi).

Domanda: l’esperienza decennale del Trauma Studio come forma di resistenza alla “marteformazione” dei quartieri di Roma (San Lorenzo e Pigneto).
Risposta: Trauma Studio ha operato nel campo dell’intermediazione sociale utilizzando gli strumenti dell’arte e della cultura principalmente a Roma ma non solo. Lo ha fatto moltissime volta interagendo con gli spazi occupati e autogestiti che rimangono alcuni tra i luoghi più stimolanti in cui si produce pensiero alternativo al consumo scriteriato prodotto da ciò che viene definita gentrificazione dei territori e dei quartieri.
La strategia di Trauma Studio è stata quella di collegare e mettere in comunicazione artisti, organizzazioni, progetti, in contenitori di resistenza culturale, la cui forza espressiva spesso ha attirato l’attenzione anche della stampa più mainstream e interessato un vasto pubblico.
Lo abbiamo fatto spesso in parchi e piazze che ci siamo “ripresi” perché a noi cittadini appartengono.
Abbiamo organizzato molte edizioni di Pigneto Città Aperta nella cui ultima edizione (datata 2071), ad esempio, è stato anche ospitato il secondo Mars Beyond Mars. L’Alien Parade, il Rave Letterario a San lorenzo, ed altri.
Tramite l’auto-organizzazione e la produzione di senso Trauma Studio è spesso riuscito a trasformare la pressione sociale in pressione politica sulle istituzioni, nell’interesse di tutti i cittadini.

L’intervento integrale.

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Daniele Vazquez (antropologo, urbanista, psicogeografo, ufociclista).

Domanda: nessuna domanda
1) Rispondendo a Cobol Pongide: la terra non è mai stata introvertita rispetto al cosmo, lo dimostra fin dagli assiro-babilonesi l’astrologia e il rapporto di “simpatia”, in senso magico, tra cielo e terra.
2) Non è nostra intenzione curare alcun nazi, tantomeno con “l’affetto” (mi è sfuggito un “col cazzo”). Facendo riferimento a un libro citato dal Prof. Marco Binotto durante il convegno: Come si cura il nazi di Bifo, libretto pubblicato circa venticinque anni fa.
3) Abbiamo bisogno non solo di una prassi contro il nazi-fascismo ma anche di una teoria contro il nazi-fascismo che smonti e decostruisca gli autori che più hanno affascinato i marxisti come Schmitt e Heidegger (fascinazione che ha portato al rossobrunismo ad esempio). Qui troveremmo come la spiegazione della prima terraformazione della terra da parte di questi autori nazi-fascisti sia errata e falsa (non ho avuto il tempo di entrare nel merito).
4) Per una teoria antifascista abbiamo bisogno di luoghi dove studiare come workshop autogestiti e gruppi di ricerca informali e indipendenti (intendendo senza i soliti vecchissimi maestri a dirci cosa dobbiamo e non dobbiamo leggere o pensare). In una parola un nuovo “pensiero forte” antagonista può sorgere solo dall’autonomia dei suoi saperi dall’accademia.

L’intervento integrale.

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Anna Sunchild Bastoni (performer cognitiva).

Anno 1.777.999.9999
Flares approda sul Pianeta Terra corrente anno 2018, dallo spaziotempo di Sirio A grazie alla sua Astronave Manta2 concepita per navigare sfruttando le onde gravitazionali dovute all’unione di due blackholes nell’iperspazio.

Ha una missione: portare la tecnologia del Futuro in incognito impersonando un’attrice di B Movies, ruolo grazie al quale ottiene immediato contatto con appassionati di Ufologia e Videogames di vecchia generazione.
Avuti ragguagli sul funzionamento di antichi oggetti volanti non identificati trova la connessione tra meccanismi analogici, il corpo umano e Terra stessa,ricerca che applichera’in futuro per compiere la sua finale impresa.

Fatta conoscenza di Alieni provenienti da altri Pianeti riceve ulteriori informazioni sulle tempistiche Universali e comprende che il motivo dell’incontro ha a che fare con la preparazione del genere umano a grossi cambiamenti ed avvalendosi di altrettante tecnologie condivise ottiene di parlare con Squadre interplanetarie impegnate a formare un Team Galattico.

L’intrusione nella Black Room del Macro Asilo.

 
La registrazione integrale del convegno:

tot.jpgL’audio completo del convegno udibile e scaricabile.

 

Evento su Facebook
Evento sulla pagina del Macro.

Edizioni precedenti:
MBM I
MBM II
MBM III

Le card del Terraformare Terra:

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Le card di Terraformare Terra

 

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5 pensieri su “Mars Beyond Mars – Edizione IV – Roma: Macro

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