Rapporto redatto da Cobol Pongide
Gergalmente lo “strappo” a Roma è il passaggio dato al volo, improvvisato, che consente evidentemente di percorrere tratte più velocemente e agevolmente rispetto ai mezzi che si avrebbero a disposizione per compiere lo stesso percorso.
“Ti do uno strappo” indica, in maniera informale, la disponibilità ad accompagnare qualcuno da qualche parte facendole risparmiare tempo.
Non poco probabilmente l’UfoCiclismo ha integrato questo gergalismo nella sua concezione di strappo tanto più che anche in topologia esso indica un’operazione di discontinuità rispetto all’omeomorfismo delle UDA (si veda l’atlante UfoCiclistico) che per trasposizione vengono “violate” da passaggi atti a far risparmiare tempo nello spostamento in altre UDA. A differenza dalla scorciatoia, lo strappo ha caratteristiche peculiari. Da definizione esso è un: “Passaggio di natura concreta o/e di natura emozionale che connette elementi di una <<collezione>>. Gli strappi si distinguono quindi dalle <<scorciatoie>> per il fatto di mettere in comunicazione, ad esempio, punti di UDA differenti” (si veda l’atlante UfoCiclistico). Ancora, la caratteristica di uno strappo (ne avevamo già parlato qui) è quella di attraversare (collegando due UDA) un terzo spazio, spesso un’enclave, caratterizzato dallo sprigionare una colorazione emotiva irriducibile a quella dei due spazi adiacenti.
Lo strappo è quindi un concetto fondamentale dell’UfoCiclismo nella precisa definizione di un’UDA perché stabilisce attributi specifici e irriducibili ad una condizione (quella delle scorciatoie) che è peculiare del mezzo bicicletta stesso.
La bici per propria natura è una cacciatrice di scorciatoie, importante è quindi dettagliare le caratteristiche di uno spazio o di una condizione d’attraversamento (ufociclisticamente si parla di oggetti/sequenza) che pur molto simile alla scorciatoia è ad essa invece irriducibile.
Siamo tornati quindi sullo strappo di via Assisi a Roma che avevamo trattato nell’atlante. Partiamo da quella mappa quindi:
Questa è la situazione (da manuale) che andremo a riesplorare con due UDA caratterizzate da differenti tonalità emotive e un passaggio (lo strappo) che attraversa un’altra UDA, in questo caso un’enclave (per la definizione di enclave si veda l’atlante UfoCiclistico).
Ce la siamo presa un po’ comoda e abbiamo iniziato questa ricognizione da uno dei quadranti estremi di Roma sud/est: il quartiere di Tor Tre Teste di cui abbiamo relazionato di un recente avvistamento UFO.
Siamo su via Viscogliosi quasi all’angolo con via di Tor Tre Teste. Qui si apre uno dei tanti varchi al parco Giovanni Palatucci più noto come parco di Tor Tre Teste.
Lo attraversiamo tangenzialmente uscendo su via Castelli (nella foto che segue).
La strada a senso vietato che intravediamo è via delle Nespole. Ne percorriamo pochi metri fino all’entrata in un altro parco (di cui non conosciamo il nome).
Prima ci soffermiamo sul “graffito” di Holly e Benji della Scuola Calcio Elite Savio su via Castelli (nella foto che segue).
Via delle Nespole dicevamo quindi. Siamo già nel quartiere Alessandrino. Pochi metri come detto ed eccoci all’entrata del secondo parco.
Se non la si conosce ci si può facilmente sbagliare perché sembra un’entrata privata. Si tratta a tutti gli effetti di una scorciatoia sopratutto provenendo dal senso vietato di via Castelli. In fondo alla fila di macchine parcheggiate sulla sinistra c’é il parco che attraverseremo.
Qui qualcuno o qualcosa sta dipingendo le panchine di un bel rosso.
Usciamo su via Bonafede. Per prendere subito via delle Passiflore. Attraversiamo viale Alessandrino per prendere viale della Bella Villa e poi via dell’Edera che ci porta direttamente sull’intersezione (si veda l’atlante UfoCiclistico) di viale Palmiro Togliatti altezza via Casilina (per il concetto d’intersezione si può leggere anche il resoconto della ottava ricognizione ufociclistica).
E’ un piccolissimo tratto quello che percorriamo sull’intersezione Togliatti (su ciclabile tra l’altro – da molti ritenuta la peggior ciclabile dell’universo); ci immettiamo infatti immediatamente su via Casilina.
Giusto il tempo di soffermarsi sugli scavi nei pressi della stazione di Centocelle (vedi foto che segue) su cui torneremo in maniera più dettagliata quando approfondiremo il concetto di UDA contattistica (si veda l‘atlante UfoCiclistico).

Un “vitone” blocca rotaie. I reperti archeologici (visibili dietro la vite) infatti sono posizionati esattamente al centro della ferrovia Roma-Giardinetti
Costeggiamo il parco di Centocelle per giungere fino a via di Centocelle. Qui percorriamo il tratto interessato agli incendi tossici del 2017 (e anche su questi torneremo a proposito della UDA Contattistica). Nella foto che segue, su via di Centocelle, il canalone da cui nel 2017 iniziarono i roghi che caratterizzarono l’estate tossica di quella parte di Roma.
Arriviamo quindi a via degli Angeli e lì fino all’incrocio con via di Porta Furba/via di Tor Pignattara (nella foto che segue).
Da qui si accede al quartiere del Mandrione dove risiede finalmente lo strappo.
Nella foto sopra quella che s’intravede è ancora via degli Angeli caratterizzata da una commistione di architetture nuove e altre risalenti agli anni Quaranta. La caratteristica più evidente del quartiere (una borgata) è il riutilizzo che fu fatto in senso abitativo dell’Acquedotto Felice negli anni sul finire della Seconda Guerra Mondiale (wikipedia). Lo vedremo tra poco.
Attira la nostra attenzione invece un’altra caratteristica: l’abbondante presenza di specchi convessi stradali in questa zona.
Ne abbiamo fatta una mappa.
Il primo specchio su via degli Angeli (1).

Sempre via degli Angeli. A destra una tipica casa bassa del Mandrione mentre a sinistra su un altro livello stradale (più basso) si ergono i palazzi di Tor Pignattara.
Adiacente al caratteristico scorcio mostrato nella foto precedente un altro specchio (2).
Ancora via degli Angeli:
Nella foto che segue l’angolo con via dei Savorgnan (sul lato sinistro le automobili bellamente accomodate sul marciapiede):
Sul lato opposto dell’incrocio un altro specchio (3) – la foto seguente:

Siamo sempre su via degli Angeli. Se rotassimo la testa vesro destra vedremmo via dei Savorgnan.
Procediamo su via degli Angeli e attraversiamo la galleria del ponte della stazione Casilina.
Il ponte tecnicamente è un occultatore (si veda l‘atlante UfoCiclistico) o si può vedere questo resoconto.
Attraversata la galleria un nuovo specchio su via del Mandrione (4):
A destra la strada è interdetta mediante psico-dissuasori (si veda l‘atlante UfoCiclistico o il glossario on line).
L’interdizione (forse solo momentanea) rende questo pezzo di via del Mandrione una scorciatoia o uno strappo (da definire) dato che attraversandolo è possibile mettere in comunicazione due aree altrimenti tra loro molto distanti.
Nelle due foto precedenti l’area di via del Mandrione interdetta alle automobili.
Che pace.
Un altro psico-dissuasore (un dosso artificiale) che serviva a moderare la velocità dei mezzi a combustione quando la via era aperta.
Ancora via del Mandrione, nella foto precedente, e a pochi metri di distanza dallo psico-dissuasore un altro specchio (5). La sua posizione è curiosa visto che da quella angolazione e quella altezza permette a coloro che solo al di là del muro di vedere cosa accade in strada a mo’ di una telecamera.
Un altro specchio (foto precedente). Sempre via del Mandrione (6).
Nelle quattro foto precedenti una sequenza ravvicinatissima di specchi (cinque). Rispettivamente (6 -7 – 8 – 9 – 10)
Nella foto precedente inizia (da questa parte di via del Mandrione direzione Casilina) la sequenza di archi dell’Acquedotto Felice chiusi (un tempo) e trasformati, verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, in abitazioni di fortuna (baracche). Gli archi spesso sono piastrellati perché costituivano la cucina o il bagno di una baracca prospiciente.
Nella foto precedente la piastrellatura è ancora evidente all’interno di un arco.
Un altro specchio (11) e poco più avanti (foto successive) altri due. Rispettivamente (12 – 13)
Un altro arco (foto che segue) un tempo adibito ad abitazione. E’ visibile la finestra che dava sul retro e un finestrino ancora più piccolo che forse era il bagnetto.
Eccoci quindi all’entrata dello strappo (foto che segue).
Il filmato precedente documenta lo stato di via del Mandrione nel 1973.
E’ riconoscibile l’acquedotto, e lì dove oggi sono visibili solo le tracce degli archi un tempo abitati, il filmato documenta dello stato delle baracche così come un tempo si dispiegavano lungo tutta la strada.
Prima d’addentrarci riguardiamo la mappa:
Il cerchio rosso indica la posizione da cui è stata presa la foto precedente (l’entrata dello strappo) mentre la freccia rossa il senso di percorrenza fin qui eseguito su via del Mandrione.
Nell’ordine:
1) vediamo l’area senza la mappatura ufociclistica e
2) osserviamo come si compone fisicamente l’enclave attraversata dallo strappo.
Come è possibile vedere l’area non mostra chiaramente il passaggio che stiamo esaminando. Topograficamente in rosa sono segnati gli edifici civili abitativi mentre in viola le aree industriali o addette a magazzini. Questo ci dà un’idea della composizione fisica dell’UDA di sinistra.
Ora capiamo quali sono i limiti fisici e la composizione dell’enclave che circonda lo strappo.
Riferendoci sempre alla foto precedente dell’entrata dello strappo a destra abbiamo la ferrovia (foto che segue).
Mentre a sinistra è inaccessibile alla vista perché occupato da un’abitazione privata adiacente l’acquedotto. Ecco cosa possiamo scorgere (foto che segue):
Nella foto precedente (col riferimento sempre alla foto dell’entrata dello strappo) guardiamo al limite sinistro dell’enclave in uno spazio tra l’acquedotto e l’abitazione privata. Ancora non siamo entrati nello strappo.
La visione aerea ci chiarisce un po’ meglio la consistenza dell’enclave:
Di nuovo: il cerchio indica l’entrata mentre il contorno rosso l’enclave. Davanti al cerchio l’entrata dello strappo.
L’enclave si presenta quindi come un indistinta proprietà privata: in basso prevalentemente verde inaccessibile mentre in alto essa confina con la ferrovia. A destra c’é un’UDA costituita da piccole palazzine ed ex baracche condonate mentre a sinistra la città riprende il suo aspetto quasi abituale se non fosse che quest’area anticamente, costeggiando la ferrovia, era destinata a magazzini e ad attività produttive (quelle dal colore viola) e quindi ha un spetto abbastanza anomalo rispetto al resto del quartiere Tuscolano nel quale s’immette.
Entriamo quindi nello strappo:
Un coppo “segnalatore” su cui è indicata la strada da seguire poco prima di superare l’arco d’entrata.
Appena superato l’arco d’entrata (foto precedente) s’intravede l’enclave (proprietà privata).
Davanti a noi: ecco il primo tratto dello strappo (foto sopra) fino al palo visibile (foto che segue).
Sul palo già preso di mira dagli stickeristi lasciamo un adesivo: “la bicicletta buca la trama spaziotempo della città“… appropriatissimo!
Voltiamo a sinistra sempre lungo lo strappo:
E raggiungiamo la salita a spire che termina su via Assisi (vera e propria) dove la città riprende il suo aspetto tradizionale:

La parte terminale (provenendo da via del Mandrione) dello strappo: la salita a spire.
Si tratta di uno strappo molto importante perché ciclopedonalmente mette in comunicazione via Casilina con via Tuscolana (le due arterie più grandi in quella sezione della città) che altrimenti sarebbero (pur costeggiandosi a raggiera) tra loro molto distanti.
Le due arterie distano rispettivamente 1.09 chilometri mediante lo strappo e 2,34 chilometri senza strappo (si veda la mappa interattiva).
Sul lato destro della parte finale dello strappo (foto precedente) si apre un percorso alternativo il cui ripetuto uso non previsto ha messo a nudo la struttura in ferro soggiacente. Passando da qui si evitano le spire e si giunge diretti all’ultima rampa percorrendo lo strappo nel senso inverso a quello da noi appena percorso: una scorciatoia in uno strappo.
Segue la mappa dell’intero percorso:
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