XI Ricognizione UfoCiclistica – Sciame delle Liridi

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Rapporto redatto da Dafne.

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Il percoprso della ricognizione ufociclistica

Si parte come al solito dalla metro di Piazza San Giovanni, un po’ in ritardo sulla tabella di marcia per cause di forza maggiore che hanno impossibilitato un’ufociclista ad essere in orario all’appuntamento, e in un numero ridotto, di quattro persone, forse per la stagione, forse per i motivi politici della passeggiata che tengono lontani le persone, forse per il giorno della settimana, non molto indicato per uscire la sera.
Dopo aver controllato la disponibilità di cibo e luci, si parte alla volta di Roma Est, verso il punto dove il 9 dicembre scorso ci sono stati degli avvistamenti di UFO.

I quattro ciclisti imboccano subito viale La Spezia occupando un’intera corsia riservata alle auto.
Passano vicino alla leggendaria fermata della metro gialla che, dicono, un giorno aprirà le sue porte ai cittadini, e arrivano fino alla piazza rotonda, passano sotto gli archi, costeggiano la ferrovia e scendono giù per un tratto di strada contromano fino all’isola pedonale del Pigneto.
Qui, sotto la gli occhi vigili di due divise, uno degli ufociclisti fa la prima sosta per dare un’occhiata in giro alla ricerca di biciclette sulle quali lasciare volantini e tentare di abbordare qualche ciclista che passa di lì. Uno di questi ciclisti per l’appunto viene attratto dall’idea di pedalare con loro e sta quasi per abbandonare i suoi amici, peraltro incitato dagli stessi, ma il suo senso di colpa è più forte e così promette di tornare la prossima volta col suo apparecchio fotografico, per lui anche strumento di lavoro, ad immortalare eventuali incontri con esseri extraterrestri.
Non fanno in tempo a passare il ponticello sopra la ferrovia che incontrano un altro aspirante ufociclista: “Venite da Zazie!” gli dice. Zazie è uno degli ultimi avamposti ufociclistici sulla via che porta a Roma est, e i quattro ciclisti lo conoscono bene.

Dopo il ponte comincia un saliscendi che porterà i quattro ciclisti giù per la via del Pigneto percorsa rigorosamente contromano e col rischio di essere colpiti dai rami degli alberi sul marciapiedi che pendono pericolosamente verso la strada, poi sempre più giù per via Malatesta e su per la ripida via Teano, per poi ridiscendere da via Anagni. Attraversata Tor de Schiavi, i quattro risalgono per via Delpino e imboccano via dei Castani seguendo la linea del tram. Qui incontrano presenze notturne ambulanti che li salutano gioiose in mezzo alla strada innalzando una bottiglia di birra alla loro salute.

Il saliscendi continua e, attraversata piazza dei Gerani a rischio di essere travolti da un tram che arriva dalla direzione opposta, i quattro ufociclisti entrano nel parco Madre Teresa. Qui c’è una sosta importante per rifornimento di acqua, ma non ne approfitteranno a dovere rischiando di patire la sete più avanti. Il saliscendi continua e i quattro scendono giù verso quello che una volta era il fosso, la marrana, attraverso sentieri sterrati, costituiti da avvallamenti e dossi creati dalle radici dei grandi pini, fino all’uscita dal parco che da direttamente sulla via Togliatti. Si entra ora in un’atmosfera di fumo e rombo costante di motori che sfrecciano avanti e indietro. Percorrono la Togliatti sull’unica “isola felice” (per così dire), la ciclabile più pericolosa del mondo, dall’asfalto dissestato, sterrata in alcuni punti, interrotta da incroci senza semaforo, frequentata a seconda dell’orario della giornata da passanti, cani, motorini e persino automobili.

All’incrocio con via dei Meli c’è una sosta per rifornirsi di accendini all’unico tabaccaio aperto a quell’ora notturna, poi si continua per via Togliatti fino all’acquedotto Felice. Qui, da sotto gli archi altre presenze notturne compaiono dal buio, femminili o maschili con parvenze femminili, seminude, invisibili alla luce del sole, evidenti nell’oscurità. Un’ufociclista le saluta festosa.

Si sale ora verso viale Alessandrino, del quale percorrono un breve tratto prima di entrare nel parco omonimo e perdersi per i vialetti circondati dall’erba e dagli alti alberi. Qui i quattro si separano per la prima volta. Due di loro si perdono nei prati e invece di seguire il sentiero che porta in alto, si lanciano per una buia discesa seguendo una lunga curva, ma scoprono di aver sbagliato strada. Proseguono ugualmente, ansiose di perdersi. Poi, si buttano in mezzo all’erba alta e umida e trascinando la bici a mano camminando sulla terra bagnata, salgono su per riprendere il sentiero, seguendo la luce di due lucciole che brillano in lontananza.
Così arrivano in un’ampia conca semicircolare che brilla sotto di loro alla luce delle stelle che risplendono chiare quella notte e di uno spicchio di luna semicoperto dalle nuvole. Luci lontane si muovono in cielo: sono aeroplani.

I quattro entrano dentro la conca che li accoglie. Si siedono, tirano fuori il cibo rigorosamente vegano, pane, humus e arance, e lì, nel silenzio più assoluto si fermano a contemplare il paesaggio e chiacchierare.
Una luce illumina la notte a poca distanza da loro e si perde nell’oscurità poco più in là. Un ufopassante diretto chissà dove.
I loro discorsi sono vari, riempiono il vuoto di opinioni e idee che c’è in giro da qualche tempo a questa parte: dal recupero di luoghi abbandonati, passano al senso della rivoluzione, costruiscono teorie sul clima e sul rapporto di esso con le opere costruite dagli esseri umani.
Poi tirano fuori gli strumenti e a quel punto la musica parla per loro. La musica richiama versi che parlano di corpi che attraversano il tempo diventando suoni e poi immagini, quindi curve sovrapposte…

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Ascolta l’editto musical poetico notturno ispirato dalla serata agli UfoCiclisti: Onde.

Ad interrompere questo momento ci pensano dei botti che risuonano nel cielo e delle luci colorate che si rispecchiano in lontananza nel cielo nero.
A quel punto l’aria si è fatta più umida e fredda e le zanzare si sono abbondantemente fatte sentire.
I quattro decidono che è ora di tornare indietro.
Si buttano giù per i sentieri in mezzo all’erba e arrivano su via Molfetta, quindi si ritrovano di nuovo su Via Togliatti. Non si fermano troppo a riflettere sul repentino passaggio che hanno appena vissuto, dalla quiete del parco al mondo di luci artificiali e auto rombanti, e salgono per via dei Gelsi per poi gettarsi in discesa sulla stessa via, una volta attraversata via dei Castani. Alla base della discesa, un’ufociclista rivela al gruppo il segreto delle conche scavate nelle strade in discesa, di solito per trattenere l’acqua piovana ma che aiutano anche i ciclisti a frenare.
Quindi risalgono per Via Anagni, e arrivano in via Teano. Qui l’ufociclista che gli ha appena spiegato l’uso delle conche e precedentemente gli ha illustrato la teoria meteorologica sul Gra, saluta i compagni. Gli altri tre continueranno fino a San Giovanni, al punto di partenza per accompagnare per un tratto l’ufociclista che vive dall’altro lato della città al di là del fiume.

Rimasti in tre, dunque, continuano il percorso a ritroso, passando vicino alla discarica e al campo Rom di via Teano, risalendo poi verso il Pigneto da via Conte di Carmagnola e costeggiando il campo sportivo verso la piazzetta senza targa, che fu un tempo battezzata dagli abitanti del quartiere con il nome di due partigiani.
Tornati all’isola pedonale, i tre fanno una nuova sosta, per mettere nuovi volantini sulle bici, ma anche e soprattutto per bere alla fontana.
Ritorno verso Piazza Lodi e da lì di nuovo si percorre viale La Spezia per concludere il viaggio alla metro, dove la compagnia si scioglie.

Consigli di letture/film per saperne di più su incontri alieni e comunicazione con gli extraterrestri:
Il quinto giorno (Der schwarm), Frank Shätzing, Editore Nord, 2005
Sfera (Sphere), film del 1998, diretto da Barry Levinson

 

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