Teoria Critica sullo spazio
L’UfoCiclismo si propone come teoria critica che ruota attorno alla bicicletta. Per fare ciò si pone prioritariamente come teoria critica sullo spazio urbano (più in generale sugli spazi antropici).
La vocazione critica della bicicletta la sperimenta ogni giorno il ciclista urbano, non tanto nelle percorrenze più rapide e abituali, quanto in quelle esplorative, che scovano nuovi passaggi, che ne aprono di nuovi. La bicicletta sprona a non percorrere necessariamente la strada più veloce, quella più consigliata, ma apre alla possibilità concreta che lo spazio sia sorretto da altre strategie, oltre quelle note e riconducibili alla brevità, alla velocità, all’utilità e via discorrendo.
Questa è la vocazione cartografante della bicicletta.

Illustrazione di CROMA
Ma tutto ciò non basta. Non è ancora abbastanza.
Anche qualora il cicloattivismo riuscisse nella sua battaglia in favore di un uso più generalizzato e consapevole della bici e di modalità più sostenibili di trasporto, anche allora ci ritroveremmo tutti insieme a pedalare nuovamente all’indirizzo delle fabbriche capitaliste, imprigionati nel lavoro schiavista e nelle nubi tossiche che ormai fanno stabilmente parte della nostra biosfera. Avremo così inciso davvero poco sulla realtà.
Occorre quindi una teoria critica con ambizioni più generali.
Necessitiamo di una teoria critica capace d’armonizzare più fronti di lotta, tutti compatibili e arricchiti dalla scelta d’utilizzare la bicicletta.
Come ufociclisti crediamo che le varianti di tali lotte siano riassunte nei principi dell’antifascismo, dell’antirazzismo, dell’antispecismo, dell’antisessismo.
Molti “anti” che però spalancano un universo di possibili alleanze.
Come ufociclisti troviamo ad esempio incoerente che tanti cicloattivisti impegnati anche in campagne per la sensibilizzazione sulle sofferenze di popoli oppressi, così come per i diritti dei ciclisti quali anello più fragile della mobilità, non sentano la necessità d’esprimere concretamente la stessa solidarietà per l’oppressione di altre specie animali, considerate come cibo per gli esseri umani e costrette a vivere in lager. Il fascismo che si pratica sulle strade è lo stesso che opprime i popoli e che segrega, tortura e uccide gli animali.
La lotta per la mobilità sostenibile è anche una lotta contro lo specismo!
Oggetti volanti (e non) non-identificati
Gli ufociclisti non sono ufologi, semmai (se il termine non fosse terribilmente cacofonico) potremmo definirci ufofili, perché impegnati a valorizzare l’oggetto non identificato, a volerlo preservare come tale: ineffabile.
Gli ufologi sono esattamente il contrario: gendarmi dell’identificazione, di tutto ciò che sfugge alle maglie strette del controllo generalizzato (si veda anche: Chi sono gli ufologi).
Ma cosa sono gli UFO? Qualcuno lo sa? Consideriamo un’opportunità il fatto di non saperlo. Consideriamo un valore aggiunto il fatto che esista qualcosa che sfugge alla identificazione coatta, all’incasellamento tassonomico, al controllo, aprendo, per questo, su mondi possibili, su alternative perseguibili.
Se pensassimo quindi l’UFO esclusivamente come oggetto di provenienza terrestre, se supponessimo quindi che tutto fosse spiegabile approssimandolo (prima o poi) a fenomeni noti, avremmo perso un’occasione: l’occasione di sperimentare un principio di concreta alterità.
Non è utile altresì ipotizzare dogmaticamente che gli UFO siano cosmoveicoli d’origine aliena.
La ricchezza dell’UFO sta nel suo essere un “oggetto aperto“, flessibile, non ergonomicamente funzionale o riconducibile a uno specifico scopo: un apparato senza il libretto delle istruzioni.
Vale forse allora proporre una “scommessa” (si veda anche UfoCiclismo e scommessa di Pascal): che almeno una parte di questa fenomenologia possa essere considerata come qualcosa di totalmente diverso; così diverso da originarsi altrove, in condizioni e forme sociali a noi terrestri (e alle nostre organizzazioni sociali) non riducibili. Tale scommessa ci pone, allora, nella “scomoda” situazione di dover fare qualcosa, di dover agire, forse mutare, trasformarci, per entrare in contatto con tali forme di alterità.
La spiegazione di ciò ce la fornisce Dante Minazzoli (si veda: UfoCiclismo: perché gli alieni non prendono contatto pubblicamente?) che per primo ha affrontato la questione UFO-alieno in senso politico: i presunti alieni potrebbero intraprendere un contatto ufficiale con i terrestri solo a patto che noi si risolva la più grande contraddizione che ci caratterizza: la sperequazione (inter e intraspecifica) tra sfruttati e sfruttatori. In altri termini: che si proceda verso la trasformazione rivoluzionaria dei rapporti sociali.
L’esito della scommessa è sempre virtuoso. Anche qualora gli UFO fossero esclusivamente fenomeni di tipo terrestre (cioè solo momentaneamente non-identificati), anche allora avremmo comunque contribuito al mutamento di condizioni sociali oggettivamente ingiuste e in alcun modo sostenibili.
Gli ufociclisti contribuiscono a questa trasformazione (quindi ai presupposti per il contatto, potremo dire) per mezzo della bicicletta, della sua capacità ricartografante, intaccando quelle sclerotizzazioni della realtà che comunemente chiamiamo mappe.
Teoria critica sul cosmo
Il mutamento dei rapporti sociali passa, per gli ufociclisti, per la ridefinizione più profonda del principio di realtà: la mappa. Orientare (ovvero: la funzione della carta topografica) non è mai un atto avulso da una precisa visione del mondo, e come tale va considerato e criticato (si veda: Carte, sapere e potere di John Brian Harley).
La nostra cartografia critica è quindi innanzitutto un atto politico non di ri-orientamento, ma di messa in discussione del comando, della norma, insiti nelle forme di scrittura simbolica (di reificazione) del reale, di cui le mappe fanno parte e di cui costituiscono una delle essenze più profonde. E’ uso dire, ad esempio, “farsi una mappa mentale” per indicare il più basilare criterio per orientarsi in una data situazione. Le mappe, una volta istituzionalizzate, operano a un livello molto profondo ponendo limiti alla conoscenza e alla flessibilità mentale.
Ricartografare con la bicicletta è: 1) atto connaturato al mezzo bicicletta e 2) necessario perché la bici offre il miglior rapporto tra efficienza esplorativa e contatto con l’ambiente (esplorare un’ampia parte di spazio mantenendo il contatto sensoriale con l’ambiente). A questo proposito parliamo di ciclismo sensibile.
Ricartografare includendo anche possibili oggetti volanti prevenienti dall’oltre biosfera significa estendere la teoria critica sullo spazio antropico a tutto il cosmo, tanto più oggi che il capitalismo inizia concretamente a interessarsi dello spazio extraatmosferico (space economy) divenendo sempre più multiplanetario (si veda anche Marte oltre Marte. L’era del capitalismo multiplanetario).
UfoCiclismo
L’UfoCiclismo non è un collettivo identificabile, anche se i suoi militanti possono costituirsi in gruppi e collettivi di ciclisti. Chiunque condivida (anche criticamente) gli assunti e i principi dell’UfoCiclismo può costituire un collettivo o gruppo ufocilista, partecipando e ampliando il lavoro di cartografia critica con la propria militanza attiva.
In questi anni di attività e militanza abbiamo costruito una nostra teoria cartografica costituita da specifiche categorie e poggiata su un metodo. Per scelta non abbiamo mai prodotto un documento scritto definitivo sul metodo, in quanto riteniamo prioritaria la vocazione a voler guardare e raccontare lo spazio in maniera alternativa, e solo secondario il fatto di farlo nel modo in cui noi abbiamo scelto di farlo. Il metodo è quindi inscritto (e da lì assorbibile) nei nostri rapporti, nei racconti, nelle nostre mappe (quelli contenuti in questo blog) e nei libri che abbiamo scritto. Pensiamo comunque che forme anche meno strutturate di analisi e riscrittura (come ad esempio la Psicogeografia o le mappe sensoriali) siano utilissime per iniziare a modificare la realtà dei rapporti sociali.
Per quel che riguarda la metodologia, l’uso della bicicletta è sicuramente una priorità, tanto perché promuove una pratica alternativa al più comune (almeno nelle città italiane) modo per spostarsi su base d’idrocarburi, che per mantenere un’equilibrio tra efficienza della media oraria e percezione sensibile dell’ambiente circostante.
Le ricognizioni che promuoviamo sono di due tipi: 1) diurne, specificatamente cartografiche e 2) serali/notturne, in cui alla cartografia uniamo più esplicitamente l’aspetto di ricerca del contatto con altre forme di vita e approcci ludico-creativi di varia natura.
Le uscite serali/notturne prevedono sempre il momento conviviale del picnic vegan [si veda: Perché quello esoplanetario è cibo vegetariano o (meglio ancora) vegan?] di benvenuto per tutti coloro che si sono uniti alla ricognizione. Le uscite sono pubbliche e aperte a chiunque a patto di portare con sé una sensibilità antifascista, antirazzista, (almeno contestualmente) antispecista e antisessista. Su ciò non si transige.

Per comprendere nello specifico le peculiarità ufociclistiche, cioè cosa facciamo e come operiamo, la cosa migliore è quindi leggere i rapporti redatti a seguito delle ricognizioni, ed esplorare le mappe che in essi incontrerete.
Troverete tutto su questo blog.
Il blog organizza gli argomenti esclusivamente in ordine cronologico. I primi rapporti che incontrerete scrollando, sono anche i più recenti. Ovviamente, pur facendo costantemente riferimento a un glossario interno cliccabile per quel che riguarda le nostre categorie cartografiche (ad esempio: UDA), è possibile che i rapporti più recenti diano per scontati strumenti o passaggi teorici che nei primi rapporti sono invece trattati con più dovizia di particolari. Potete allora fare riferimento al nostro sito, ufociclismo.org, che può essere utilizzato anche come indice degli argomenti di questo blog e di altre cose che qui non hanno trovato collocazione.
Buona lettura.